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Sisma, 5 anni dopo
«Respiravamo polvere,
davanti a noi c’era la devastazione
Ma siamo ancora qui per (ri)costruire»

ARQUATA DEL TRONTO - Il ricordo di quel 24 agosto del 2016 non può sbiadire. Il racconto di Carlo Ambrosi, presidente dell'associazione "Arquata Potest", uno dei baluardi del territorio: «Abbiamo realizzato quando siamo andati a Pescara, dove c'erano i corpi stesi in fila uno accanto all'altro». La voglia di non mollare davanti a una tragedia immane: «All'inizio l'obiettivo era quello di evitare che la depressione avesse la meglio, oggi possiamo provare a ripartire anche puntando sulle nostre bellezze naturali»
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I ragazzi di “Arquata Potest” non mollano mai

 

di Luca Capponi 

 

«In quei momenti non c’era tempo per piangere, ciò che vedevamo era devastante ma ciò che mi è rimasto impresso è l’odore, mentre prendevo la mazzetta per spaccare le pietre e facevo su e giù da una casa all’altra, con la polvere che arrivava fin dentro al palato mista all’odore di gas; Arquata ha sempre avuto un sapore di natura che era completamente sparito. Ci muovevamo tra macerie e case diroccate, era pericoloso, speravamo nei miracoli ma abbiamo davvero realizzato la tragedia quando siamo andati a Pescara, dove c’erano i corpi stesi in fila, uno accanto all’altro. Non riesco a togliermi dalla mente l’immagine di un padre che parlava con la salma della figlia, una ragazza sui vent’anni».

Ambrosi insieme agli amici volontari all’opera per ripulire i sentieri di Arquata

Qui il racconto di Carlo Ambrosi si ferma. Un groppo in gola arriva, inevitabile. Non solo per lui, ma anche per chi ascolta. Insistere sullo stesso argomento sarebbe una mancanza di rispetto. Per tutti quelli, erano 51, che ad Arquata hanno perso la vita in quel maledetto 24 agosto del 2016, giorno della prima tremenda scossa di terremoto che fece registrare una magnitudo di 6.0 . E per quelli che sono ancora qui, a lottare per sopravvivere, per ricostruire. Per non dimenticare, a distanza di 5 anni.

Carlo, 38 anni, è il presidente di Arquata Potest, associazione nata nel 2011, uno dei baluardi del territorio, da sempre motore di tante iniziative tra cui la festa dedicata al Patrono Santissimo Salvatore e non solo: dalla realizzazione del Grande Anello di Arquata (riportando alla luce, attrezzi alla mano, antichi sentieri rimasti abbandonati) fino alla segnaletica, alle pubblicazioni ed alle riqualificazioni (come quella della fornace di Pretare) che stanno mettendo in atto dal giorno che qui ha cambiato tutto, per sempre.

«Il sisma non colpisce in maniera equa ma il dolore si vive costantemente da parte di tutti, perché tutti abbiamo perso qualcuno -continua-. I paesi sono stati azzerati completamente insieme al valore umano che avevano, perdite anche queste dal grande valore affettivo. Ricordo che due giorni prima avevamo portato a termine uno dei tanti eventi organizzati, la proiezione di un film all’aperto per i bimbi, c’era stata anche una cena, erano momenti belli e spensierati. Ancora prima c’era stata la “Notte dei misteri”, altra iniziativa che organizzavamo per portare gente in loco, che poi è sempre stato il fine della nostra associazione. Avevamo già altri progetti in testa, ci eravamo messi subito al lavoro per pianificare il futuro, ma poi…».

Pescara del Tronto

Alle 3,36 in punto, la scossa che cambia tutto, in un attimo. Ad ottobre ne seguirà un’altra, più forte, mentre a gennaio arriveranno in forze la grande nevicata ed ancora altre scosse, come a ribadire l’ineluttabilità della sofferenza.

«Ricordo un boato tremendo non cui non mi resi subito conto -va avanti Carlo-. La mia casa di Borgo restò in piedi anche se dentro cadde di tutto. Uscimmo fuori, dove era completamente buio, e sentivamo chiedere aiuto da parte di molti. Fin quando non uscì la luce del giorno non realizzammo, e nessuno aveva idea di cosa fosse accaduto a Pescara».

«Abbiamo subito provato ad andare ad Arquata ma gli accessi erano stati già chiusi, volevamo renderci utili, c’era spaesamento, era un’emergenza troppo grande da gestire e c’era poco tempo per capire -ribadisce-. Alla fine riuscimmo ad arrivare; aiutavamo fornendo indicazioni ai vigili del fuoco, conoscevamo la zona, persone, abitazioni, sapevamo dove poter cercare, facevamo da raccordo. Tirammo fuori un amico di mio padre sepolto da due metri di macerie, se l’è cavata con un dito rotto, fu un miracolo».

Un miracolo che però, poco dopo, sbatte con la realtà della devastazione, con le perdite di Pescara e di tutto il territorio. Un tifone che sconvolge corpi ed anime, difficile da affrontare, una prova dura, durissima.

Arquata non molla

«Da quel giorno è cambiato tutto, anche la mission della nostra associazione, che è diventata quella di tenere su il morale, di evitare che la depressione avesse la meglio in mezzo alla distruzione, di dare un spinta non solo a noi ma a tutto il comprensorio -spiega il presidente di “Arquata Potest”-. Dopo i primi mesi siamo rimasti soli, la solidarietà inizialmente spinta dall’emozione è piano piano scemata. Avevamo perso tutto e così abbiamo deciso di puntare sulla natura, sulla fruizione di questi luoghi magnifici, anche per spazzare via la “brutta notorietà” che questi posti si portavano dietro, puntando su un turismo lento, sui camminatori, per far sì che queste meravigliose zone diventino più vivibili e ammirate».

La mappa del Gada

«Stavolta è diverso rispetto al passato, quando il clima di malcontento dovuto alla mancata ricostruzione era palpabile e dava sfiducia a tutto il contesto -conclude Carlo-. Oggi la ricostruzione sembra avere ingranato e nelle frazioni si intravede qualche cantiere. Diciamo che dopo lo zero degli anni passati siamo passati a 10, su una scala che arriva a 100: la strada è ancora lunga ma c’è un pizzico in più di fiducia. Noi continuiamo a crederci come d’altronde abbiamo sempre fatto, speriamo almeno di avere zittito qualche gufo ma soprattutto speriamo sia la volta buona per raggiungere la tanto sperata concretezza».

Nel frattempo i ragazzi di “Arquata Potest” non hanno alcuna intenzione di fermarsi. Dopo aver tenuto in piedi la festa patronale e dato vita a decine di altre iniziative, ora puntano un altro piccolo grande sogno: quello di dare vita ad un Grande Anello di Arquata dedicato esclusivamente alle biciclette, parallelo a quello creato in questi anni per gli escursionisti. Un obiettivo difficile da realizzare, per loro stessa ammissione. Ma i ragazzi ci proveranno, comunque. E, conoscendoli, state sicuri che ci riusciranno. Perché questa è gente che non molla facilmente.


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