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Curti e il Pd all’attacco del centrodestra: «In Regione due anni di propaganda, ora la fuga verso Roma»

POLITICHE - L'ex sindaco di Force, candidato alla Camera alle prossime elezioni, si presenta. Con lui anche i vertici locali del partito ed il sindaco di Pesaro Ricci, che critica la giunta guidata da Acquaroli. Stoccate pure al primo cittadino di Ascoli Fioravanti: «Il tanto millantato "modello Marche" lo conosciamo fin troppo; in poco tempo ha distrutto la sanità e fatto solo marketing, un fallimento su tutti i fronti».
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Ameli, Curti e Ricci

 

Augusto Curti si presenta. Obiettivo: un posto alla Camera dei Deputati di Roma. Per rappresentare il Piceno. Il Partito Democratico, a livello locale e regionale, gli fa da scudo e gli tira la volata verso il 25 settembre, data delle elezioni. Lanciando stoccate a Comune di Ascoli e Regione Marche. Provando a ribaltare i sondaggi che vedono i dem in svantaggio. Alla libreria Rinascita c’è anche Matteo Ricci sindaco di Pesaro e coordinatore assemblea nazionale sindaci Pd.

Il primo ad parlare è però Angelo Procaccini, segretario comunale.

«Stiamo vivendo una campagna elettorale difficile, dura, breve, in cui il Pd può fare la differenza -dice-. Questo il sindaco Fioravanti lo sa bene, basta guardare il caso di Ascoli Capitale della Cultura, non è sufficiente avere belle piazze per vincere ma occorrono idee e progetti, e quanto fatto da Pesaro ne è la riprova».

Poi tocca al segretario provinciale Francesco Ameli.

«Il Piceno è unito, possiamo far nascere percorso nuovo e portare credibilità a un’Italia che rischia la deriva -aggiunge-. Secondo i dati siamo il primo partito tra i giovani e la cosa ci lusinga. La destra sta scappando verso Roma, quattro assessori su sei in Regione sono candidati, cioè il 70% della giunta guidata da Acquaroli, credo si tratti di un enorme schiaffo nei confronti dei cittadini che li hanno votati poco meno di due anni fa».

Infine Anna Casini, ex vicepresidente della Regione ed attualmente in Consiglio.

«Su Ascoli Capitale della Cultura basta guardare i filmati delle presentazioni per trarre le conclusioni, la bella città non basta ma ci vogliono i contenuti -dice tornando sull’argomento-. C’è chi ha scelto di rimanere al proprio posto come il sindaco di Pesaro Ricci, per portare a termine il compito che gli è stato affidato dagli elettori, cosa che non è accaduta nella giunta regionale, utilizzata come trampolino di lancio verso Roma. Finiremo per essere governati dalle terze file, cioè da chi ha preso molte preferenze in meno di chi ci governa adesso, lo trovo poco democratico. Augusto Curti, che alle ultime regionali ha totalizzato 5.500 preferenze senza riuscire ad arrivare in consiglio, dove si trova chi ne ha prese a malapena 500-600, è uno che c’è sempre stato in questi anni e sono convinta che per il suo territorio ci sarà sempre».

Poi la palla arriva al protagonista, il 44enne ex sindaco di Force per tre mandati.

«I sondaggi non ci danno favoriti, credo sia giunta l’ora di smettere di guardarli e di pensare unicamente a giocare la partita fino alla fine, mettendo il massimo in campo, poi vedremo -esordisce-. Dobbiamo pensare al 40% degli elettori  che non vuole andare alle urne, siamo differenti dal centrodestra, tra noi e loro c’è una differenza abissale a livello di contenuti: noi siamo per le energie rinnovabili, loro puntano su nucleare e carbone, noi siamo per i diritti e per la Costituzione, per la sanità pubblica e per l’ambiente. Non possiamo permetterci un voto di protesta come accadde cinque anni fa, occorre responsabilità. L’obiettivo è di scongiurare un risultato che loro danno per sicuro».

«Il tanto millantato modello Marche, purtroppo, lo conosciamo fin troppo: l’attuale guida della Regione, in soli due anni, ha distrutto la sanità e fatto solo marketing, un fallimento su tutti i fronti, dalla sanità all’arretramento della ferrovia -va avanti Curti-. Parliamo di politici che vivono sempre in campagna elettorale, in Regione avevano appena smesso ed ora hanno ricominciato: credo ci sia poca serietà in tutto questo, l’interesse personale non può essere messo davanti a tutto. Tra un po’ di tempo, poi, ci saranno anche le elezioni europee, non vorrei che per alcuni diventassero l’ennesima occasione di “fuga”».

Chiusura con Ricci, che ne ha per tutti e non lesina attacchi anche alle correnti interne al partito.

«Ogni volta che vengo qui mi sento a casa, credo che Curti sia il candidato giusto, un’opportunità per un territorio che spesso non è stato rappresentato a dovere in Parlamento, è un combattente che ha amministrato durante sisma e pandemia -spiega-. Il nostro è un lavoro di squadra che sta portando risultati in tutta l’Italia e nel Piceno. E parte del merito va a Valerio Lucciarini, che ringrazio. C’è rammarico per la sua mancata candidatura, penso che dopo il 25 settembre discuteremo anche di come i nostri compagni di partito vadano difesi e non attaccati per stupidaggini o per questioni per cui si è pagato il giusto dazio. Ci troviamo sempre ad essere garantisti con gli altri e giustizialisti coi nostri, cosa che nel centrodestra non accade: guardate come hanno fatto muro davanti alla foto che ritrae un giovane Castelli col braccio teso davanti alla tomba di Mussolini. Questa è una cosa che nel Pd va assolutamente cambiata».

«E poi basta coi sondaggi, basta con il morale sotto i piedi -conclude Ricci-. Un grande partito i sondaggi li ribalta, occorre tirare fuori attributi, grinta e andare a testa alta; abbiamo dalla parte nostra la ragione delle idee e della storia, occorrono serietà e chiarezza e non le strizzate d’occhio a sovranisti e no vax. La giunta regionale ha fatto solo propaganda per due anni, avevano promesso la rivoluzione sulla sanità e invece ecco solo chiacchiere e zero fatti. Prendiamo la battaglia per tenere aperte le guardie mediche, una presa di posizione contro un provvedimento vergognoso, soprattutto alla luce di ciò che è accaduto col Covid. Ora dopo quasi due anni vanno via e iniziano con un’altra campagna elettorale, siamo sempre in rodaggio ma il rodaggio è finito e se la moto non va è da cambiare. In giunta ci sono “polli” che si beccano, la situazione è più litigiosa di quanto vogliano far sembrare, manca una guida vera e allora il capo ne toglie alcuni di torno perchè non sa come fare».

 

(spazio elettorale a pagamento)



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