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Con il FAI dietro le quinte del Filarmonici (Le foto)

ASCOLI - Dopo il Ventidio Basso aperto eccezionalmente al pubblico anche il secondo teatro storico cittadino. Per tutta la giornata di  domenica 12 marzo si sono susseguite le visite guidate dai volontari del locale gruppo giovani della sezione ascolana. Ultimo rodaggio in vista delle tradizionali, imminenti ed attese, giornate Fai di primavera
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di Walter Luzi

 

Dietro le quinte, atto II. Il gruppo giovani della sezione del Fai di Ascoli, dopo il Teatro Ventidio Basso, apre le porte anche del Teatro Filarmonici. Il secondo storico teatro di Ascoli. Al primo atto si era assistito, in tanti, un mese fa nel massimo cittadino. Anche stavolta, per l’annunciato secondo atto, i numerosi visitatori accorsi per l’occasione hanno potuto visitare anche gli angoli più nascosti del monumento, e apprendere dai giovani volontari del Fai, particolari poco noti degli interni, e della sua lunga storia. Durarono tre anni i lavori per edificarlo, fra il 1829 e il 1831, nelle vicinanze della sede dell’Accademia dei Filodrammatici, dalla quale prese la prima denominazione. L’omonima società era nata dall’appassionato impegno del conte di origine senese Orazio Piccolomini, che diventerà successivamente, nel 1846, anche governatore della città.

 

Inaugurato l’11 gennaio del 1832 il teatro rivelò però subito i limiti della sua scarsa capienza, e necessitò presto di lavori di ampliamento diretti da Ignazio Cantalamessa e Gabriele Gabrielli. Nel 1897 ne divenne proprietaria la Società Filarmonica Ascolana, che lo ristrutturò completamente dandogli il nome, Teatro dei Filarmonici, con cui è arrivato fino ai giorni nostri. Nel 1917, acquistato dalla famiglia Marini, venne utilizzato quasi esclusivamente, per i successivi settant’anni, come sala cinematografica.

 

Fu proprio qui dentro che venne proiettata, in Ascoli, la prima pellicola sul grande schermo. Nel 1994 il Comune rientra definitivamente in possesso del Filarmonici, e dopo un lungo e tormentato periodo di restauro riesce a restituirlo alla collettività nel 2018. E’ giusto ricordare in proposito il senatore Giovanni Ferrante, fra quanti si sono spesi maggiormente nel reperimento dei fondi pubblici per la realizzazione di questa opera.

 

Considerando, dal 2018 a oggi, anche il lungo stop patito a causa della recente pandemia si può dire che il Filarmonici profumi ancora di vernice fresca. Una location da valorizzare adeguatamente da parte di Comune a Amat,  patrocinatori dell’iniziativa al fianco del Fai, ospitandovi eventi all’altezza. Di nicchia, per palati fini, di qualità più che quantità, perché fra platea, due ordini di palchi e l’ampio loggione, non arriva a contenere quattrocento spettatori. Un piccolo gioiello ornato dalle sculture e i bassorilievi di Giorgio Paci. Il celeste tipicamente neoclassico del soffitto, i putti dei decori, gli stucchi ornamentali alle pareti, parlano del suo passato.

 

Qui dentro il tempo si è fermato davvero, anche perché il grande orologio sopra il proscenio non c’è più. Non se n’è trovato un altro bello come l’originale, danneggiato e andato, purtroppo, perso. Durante i lavori di restauro è venuto alla luce anche un misterioso affresco nel foyer. Quello che resta di una piccola Madonna dipinta dentro una nicchia. Frammento di preziosa vestigia della grandezza che fu. Alla pari del sipario del palcoscenico, andato perso anch’esso, ma di cui si ritrova immagine nell’atrio di ingresso. Vi è raffigurato Ercole richiamato da Minerva, dea della saggezza, ma distratto e combattuto dalla bellezza ammaliatrice di Venere, dea dell’eros. Il sempiterno duello, in ogni mente maschia, fra la necessità di razionalità e l’incanto della seduzione.

 

Qui, all’inizio della visita guidata, un quartetto di fiati del locale Istituto musicale “Gaspare Spontini”, giovani studenti dei docenti Giusy Di Biase e Francesco Albertini, hanno dato vita ad un breve ed applaudito concerto. Il primo della loro carriera artistica. Il coordinatore dell’attivissimo gruppo giovani della Delegazione Fai di Ascoli, Gino Petronio, ovviamente non si pronuncia sul programma delle imminenti, tradizionali e molto attese, giornate Fai di Primavera. «Ancora qualche giorno di pazienza – ci dice – e poi conoscerete tutto il programma». La tutela e la valorizzazione dell’immenso patrimonio storico, artistico e naturalistico italiano sono in buone mani.

 


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