Eco-barriere al largo di San Benedetto, presentato il progetto al Ministero dell’Ambiente

SAN BENEDETTO - La duplicazione delle barriere frangiflutti e la piantumazione della posidonia sul fondale consentirebbero di realizzare un mini atollo lungo il litorale del Medio Adriatico
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La costa sambenedettese

 

di Giuseppe Di Marco

 

Una lunga linea di eco-barriere per proteggere la costa in aggiunta alle scogliere esistenti: è ancora una volta lo studio di architettura Bianconi a prendere l’iniziativa e a proporre, al Ministero dell’Ambiente, un progetto per la salvaguardia del litorale del Medio Adriatico.

 

L’elaborato parte dal riutilizzo delle scogliere frangiflutti esistenti, la cui funzione, attualmente, si limita alla difesa della cosa sabbiosa tramite un’azione oppositiva alle mareggiate. «Ma il loro valore ecologico – recita la relazione di progetto – è scarso e limitato ai mitili, che spesso le mareggiate frantumano e disperdono, e a pochi tipi di pesci e crostacei che vi si rifugiano».

 

L’obiettivo dell’eco-barriera, invece, è quello di realizzare un piccolo atollo, cioè uno specchio d’acqua protetto, attraverso la duplicazione della barriera esistente verso l’esterno e in parallelo alla stessa. Insomma, una specie di struttura a “sandwitch” che sarebbe possibile completare in tre fasi. La prima azione sarebbe quella di individuare la scogliera esistente, anche quella soffolta, dopodiché si procederebbe alla duplicazione verso l’esterno, a una distanza variabile e compresa fra 8 e 12 metri. In questo caso, però, la nuova scogliera dovrebbe superare in altezza il filo dell’acqua almeno di un metro.

 

Conseguentemente, si passerebbe a modellare il nuovo mini-atollo adriatico: nello specchio d’acqua compreso fra le due scogliere si disporrebbero a pettine, e in modo alternato, alcuni setti secondari, a seconda delle dimensioni dello specchio d’acqua e della corrente prevalente. Questi setti avrebbero il compito di smorzare le eventuali correnti interne, così da aumentare l’azione difensiva.

 

L’ultima fase prevede la piantumazione della posidonia. «La pianta acquatica – prosegue la relazione – spesso confusa con la comune alga, è endemica nel Mediterraneo, dove forma estese praterie. Viene coltivata e messa a dimora in modo da formare una ‘nursery’ in grado di favorire la biodiversità».


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