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Oneri e onori dell’Ast Ascoli dalle parole della dg Nicoletta Natalini: «Tante strutture, diamo salute e lavoro, ma calano popolazione e risorse»  

GIORNATA di presentazione alla città, dove la dg, affiancata dalle direttrici amministrativa e sanitaria, D'Eugenio e Di Sciascio, ha snocciolato numeri, belli e brutti, di una realtà che eroga salute e lavoro. Ha parlato dei problemi affrontati, di quello che si può migliorare e di cosa i cittadini devono tener conto  
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di Maria Nerina Galiè

 

L’Azienda Sanitaria Territoriale del Piceno si è presentata ai cittadini, oggi 15 dicembre, all’auditorium “Neroni” di Ascoli, «perché  in tanti non conoscono la nostra nuova realtà e non sanno cosa fa la Sanità picena», per usare le parole della direttrice generale Nicoletta Natalini, che ha fatto gli onori di casa, insieme alle direttrici, amministrativa Paola D’Eugenio e sanitaria Maria Bernadette Di Sciascio.

 

La dg di Ast Ascoli Nicoletta Natalini e il direttore delle Professioni Sanitarie Luca Gelati

Una realtà – la Natalini non ha indorato la pillola – che deve fare i conti con la popolazione che invecchia e diminuisce, erogazioni del Servizio Sanitario Nazionale collegati a questi dati in negativo (nel Piceno l’indice di vecchiaia è pari 236%, molto al di sopra del dato nazionale e regionale), un territorio vasto e variegato da soddisfare in maniera diversa, lavoratori che per anni sono stati privati di riconoscimenti previsti dalla legge, «in mancanza per tanto tempo di una catena di comando», hanno spiegato i vertici della Sanità picena.

 

Ma anche una realtà dove le strutture sanitarie sono tante e dislocate in maniera capillare e che offre lavoro a 2.612 persone. Natalini: «Quindi, diamo salute ai cittadini ma rappresentiamo anche una parte importante dell’economia del territorio». 

 

Uno dei nodi, di Ast Ascoli come dappertutto del resto, è rappresentato dalle liste di attesa: «Nel 2022 le strutture picene hanno erogato oltre 4 milioni di prestazioni, di cui solo 57.000 in libera professione», ha tenuto a rimarcare la dg che ha aggiunto: «Dai dati del 2022 emerge che, in media, ogni cittadino in un anno ha eseguito almeno 18 esami e 5 visite. Sono tante.

Mentre è bassa l’adesione agli screening gratuiti (intorno al 20%), previsti dalla legge e che si eseguono secondo una cadenza giusta per trovare il problema in tempo precoce. Spesso invece il cittadino si sottopone ad esami in maniera spesso arbitraria.

Così come risultano poco sviluppati i consultori.

Scarsa pure l’adesione ai vaccini, fatta eccezione per quelli infantili».

 

Il bello ed brutto di tutto quanto è legato alla Sanità pubblica è stato snocciolato nell’incontro al quale hanno partecipato tutti i direttori di Dipartimento e di reparto, in particolare dell’ospedale “Mazzoni” di Ascoli e la direttrice del Distretto Sanitario di Ascoli Giovanna Picciotti, in quanto il 19 dicembre si replica a San Benedetto.

 

Al centro l’assessore comunale Donatella Ferretti

Presenti anche il sindaco di Ascoli, Marco Fioravanti, con l’assessore comunale Donatella Ferretti, l’assessore regionale Andrea Maria Antonini e la consigliera Monica Acciarri, l’onorevole Giorgia Latini, i rappresentanti delle associazioni di volontariato legate alla sanità, con il presidente del Comitato di Partecipazione Maurizio Ramazzotti.

 

La provincia si divide in due Distretti Sanitari. Quello di Ascoli con 21 comuni e quello di San Benedetto con 12 comuni. Più o meno uguale il numero degli assistiti, confermando una più alta densità abitativa delle località costiere.

Il direttore del Dipartimento di Prevenzione di Ast Ascoli, Claudio Angelini

Il dato demografico, come la crescita di anno in anno del numero degli over 65, è determinate per organizzare il sistema delle cure.

Natalini: «Il calo costante della popolazione (nelle Marche quasi 2.000 nascite in meno in tre anni), comporta che le Ast ricevono meno finanziamenti pro capite. E’ un dato terribile per chi deve organizzare servizi. La preoccupazione è di come mantenere, da qui a 5 o 10 anni i servizi presenti.

Ci stiamo infatti attivando in tal senso. Con la telemedicina, ad esempio, che ci permette di dare la stessa risposta di salute ma con meno costi».

 

Il presidente dell’Unione Montana Tronto e Valfluvione e la direttrice del Distretto Sanitario di Ascoli Giovanna Picciotti

«Le strutture sanitarie presenti nel nostro territorio sono molte anche se nel percepito dei cittadini sono insufficienti. Dire che non eroghiamo sanità appare un paradosso», ha detto la Natalini ha elencato tra le altre cose, oltre ai due ospedali, 5 case cura private accreditate, 8 Rsa o protette a gestione diretta ast e 13 private convenzionate, 4 strutture residenziali per disabili psiccihi e centri diurni, 1 hospice, 6 Case di Comunità e una in corso di realizzazione, 1 Punto Inrca (ad Acquasanta) ed altri 4 in arrivo, 10 Potes e diversi punti guardia medica turistica.

 

I Pronto Soccorso dei due ospedali, in media ricevono 150 pazienti in un mese, esclusi i mesi estivi a San Benedetto, dove il personale ovviamente deve essere potenziato.

 

Il direttore del Dea di Ast Ascoli, la dottoressa Tiziana Principi

Per quanto riguarda i dipendenti, la maggior parte infermieri, «al nostro arrivo appariva demotivato – hanno affermato Natalini e D’Eugenio – anche per motivi giustificati e per i quali ci siamo subito attivati, sbloccando diversi fondi dovuti come anche gli incarichi di funzione, in accordo con le organizzazioni sindacali che, ci dispiace, oggi sono qui fuori a protestare.

Accanto a questo, il direttore delle Professioni Sanitarie Luca Gelati ha avviato una politica organizzativa, partendo dalla comunicazione, aumentando gli incontri.

Inoltre sono state fatte o sono in corso 313 assunzioni a tempo determinati e 97 a tempo indeterminato». 

Maria Bernadette Di Sciascio e il dottor Igor Pontalti (psichiatra Ast Ascoli)

Fondamentali, in Ast Ascoli, anche i servizi veterinari, per la prevenzione di  malattie per l’uomo.

 

Oneri e onori per il trio di donne al vertice di Ast Ascoli (Natalini, D’Eugenio, Di Sciascio), che devono districarsi tra l’autonomia decisionale ed economica ed i limiti imposti da fondi e leggi statali, ma con la ferrea volontà di crescere, anche attraverso la ricerca, adeguandosi al mondo che cambia. 



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