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La protesta dei trattori arriva nel Piceno: «Il grido di dolore di noi agricoltori» (Video e foto)

LA MANIFESTAZIONE prevista per giovedì lungo l'asse attrezzato di Ascoli culminerà nel presidio in zona Eco Services. La testimonianza di Francesco Rossi, imprenditore agricolo con base a Force che scende in strada con moglie e figli: «Chiediamo solo di essere ascoltati e di poter vivere in maniera dignitosa. Per andare avanti non basta più lavorare 14/15 ore al giorno per tutto l'anno. Dopo terremoto e pandemia, gli aumenti dovuti alla guerra. Ma non molliamo»
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La protesta dei trattori nel sud delle Marche

 

di Luca Capponi 

 

«Non chiediamo la luna ma solo di essere ascoltati e di poter vivere in maniera dignitosa. Se guardassimo ai bilanci avremmo dovuto smettere da tempo ma abbiamo passione ed amore per la terra. Crediamo in quello che facciamo. Purtroppo la realtà dice che oggi per andare avanti non basta più neanche lavorare 14/15 ore al giorno per tutto l’anno. Abbiamo dovuto subire gli effetti di un terremoto, veniamo fuori da una pandemia ed abbiamo affrontato gli aumenti dovuti alla guerra: così diventa davvero dura».

Francesco con la moglie e i due figli durante una delle proteste

 

Francesco Rossi ha 37 anni, una moglie e due figli. Nonostante la giovane età, lavora nell’agricoltura ormai da 20 anni, dividendosi tra Piceno e Fermano, con base a Force e residenza a Santa Vittoria in Matenano. Ha investito, credendo fermamente in un mestiere che rappresenta le nostre radici e senza cui immaginare un futuro diventa difficile per tutti. In questi giorni di vigorose proteste da parte del comparto agricolo-zootecnico ha fatto la sua, scendendo in strada dalla prima manifestazione di Civitanova, lo scorso 22 gennaio, all’ultima di Porto San Giorgio, qualche giorno fa, quando erano in oltre 200. Spesso al freddo, tra sacrifici e voglia di farsi sentire, senza cedere. Con la sua famiglia sempre al fianco.

 

«Mi spaventa pensare per i miei figli una vita diversa da quella che fanno adesso, in cui vivono quotidianamente la campagna, gli animali e i prodotti che ne derivano. Per questo siamo sempre tutti insieme», ammette Francesco. Insieme, sì, su quel trattore divenuto ormai simbolo di una lotta che in molti condividono. Con l’obiettivo di scuotere Bruxelles e l’Unione Europea che negli anni sono rimasti sordi ai bisogni della categoria.

 

«Non abbiamo intenzione di fermarci, questa storia ci ha unito ancora di più – conferma Francesco -. Siamo compatti e, tra Ascoli, Fermo e Macerata, siamo tanti. Giovedì manifesteremo anche nel Piceno, per la prima volta. Sfileremo coi trattori lungo l’asse attrezzato di Ascoli, in direzione nord e sud, per poi ritrovarci a Castel di Lama, in zona Eco Services, dalle 8 alle 18».

 

Ma non solo, perchè oltre a Sanremo, dove Amadeus li ha invitati sul palco, sabato notte la carovana potrebbe puntare verso Roma.

 

«Le nostre manifestazioni sono sempre state pacifiche e hanno cercato di ridurre al minimo i disagi per la popolazione, muovendosi con civilità e ottenendo tutte le autorizzazioni del caso – continua -. In passato non abbiamo mai avuto l’opportunità di farci sentire così, le associazioni di categoria ci hanno prima abbandonato poi snobbato, non ci aspettavamo questa risonanza ma ci speravamo».

 

All’origine della protesta, temi caldi che non possono più essere procastinati. Dalla gestione più generale delle politiche agricole da parte dell’UE alla riduzione dei sussidi, dai danni che fa una certa ecologia da salotto alla base di scelte scellerate e poco uniformi passando per l’ultimo provvedimento che impone di lasciare il 4% della superficie aziendale a riposo. Fino al dimezzamento del prezzo di vendita di alcune materie prime.

 

«Faccio l’esempio del grano tenero – spiega Francesco -. L’anno scorso riuscivamo a vendere a 38 euro al quintale, mentre oggi va a 17 euro per effetto delle importazioni selvagge e della concorrenza “sleale” di Paesi che hanno regole diverse dalle nostre. L’imprenditoria agricola è l’unica che investe ma non sa a quanto potrà vendere il prodotto finale. Ma i problemi decennali su cui non si è messo mano sono tanti. Penso alla fauna selvatica, ai cinghiali che distruggono i raccolti e ai lupi che predano i nostri animali, due situazioni che causano perdite e portano a risarcimenti irrisori».

 

La conclusione tanto cruda quanto amara, resta purtroppo la stessa.

 

«Facciamo tanto per un ritorno economico nullo, non riusciamo a fare fronte alle spese – conclude Francesco -. Quest’anno ci hanno pensato anche le piogge di aprile a rovinare i raccolti. Noi però siamo qui. E non abbiamo intenzione di mollare».

 

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