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La sconfitta dell’Ascoli contro il CatanVARo

SERIE B - Decisiva per i bianconeri l’espulsione di Valzania dopo meno di un’ora di gioco sul risultato di 1-2. La decisione, non presa dall’arbitro ma dai colleghi del "Video Assistant Referee", ha di fatto posto termine alla gara del Picchio punito ben oltre i propri demeriti
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di Andrea Ferretti

 

L’Ascoli ha perso contro il CatanVARo. Premettiamo che non è un alibi il fatto che la squadra sia rimasta in dieci dal tredicesimo del secondo tempo. Così come lasciamo nell’album dei ricordi il “si gioca meglio in dieci”, una delle iconiche frasi del grande Liedholm ai tempi della Roma.

 

L’Ascoli ha perso e basta. Il verdetto è inappellabile e la classifica è quella che è. Ha perso perché ha segnato un gol meno dell’avversario. Punto. Ha perso perché ha fatto inutili barricate dimostrando che cinque “stopper”, come si chiamavano una volta, tutti insieme in campo (caso unico nella storia del Picchio) è stata una mossa che non è servita a niente visto che il gol decisivo è arrivato, ironia della sorte, sugli sviluppi di un angolo con quattro dei cinque “stopper” bianconeri che tra l’altro superano il metro e novanta. L’Ascoli ha perso per un autogol e un gol arrivati nel finale dalla stessa mattonella, a venti centimetri dalla linea di porta (ma Viviano?). Ha perso perché gli attaccanti, eccezion fatta per Mendes, quest’anno non segnano neppure con la penna (secondo peggior attacco della B, non a caso a Catanzaro hanno segnato due difensori). Ha perso perchè Castori ha sostituito D’Uffizi che, insieme ai gol di Mendes, è l’unica nota positiva di questa maledetta stagione e che anche al “Ceravolo” ha dimostrato di essere l’unico in grado di saltare l’uomo e creare problemi alla retroguardia avversaria.

 

Senza voler aprire una voragine ed essere stucchevoli, anche i gradoni di cemento del “Del Duca” hanno capito che gli errori stanno a monte e risalgono alla scorsa estate quando è stata allestita una “rosa” che definire così finisce che si offendono i fiori. Una “rosa” a cui si è cercato di porre rimedio a gennaio pur non essendo, l’Ascoli, nelle condizioni di fare esperimenti e/o scommesse su calciatori a fine carriera o che il calcio italiano l’hanno visto, forse, solo in tivù.

 

Detto questo, non si può però assolutamente sottacere sull’espulsione di Valzania che, con l’Ascoli in vantaggio, ha segnato la fine della partita dei bianconeri. Ammesso che ce ne fosse bisogno, la decisione ha ufficializzato come sia ormai completamente svilito il ruolo dell’arbitro e dei suoi due assistenti.

 

Non è certo un problema solo dell’Ascoli viste anche le furibonde polemiche delle ultime settimane che investono sia il campionato di A che di B. Gli arbitri, dagli internazionali agli ultimi arrivati, ormai vengono mandati allo sbaraglio. Gli appiccicano un auricolare e un microfonino e… vada come vada. Lui prende una decisione e i colleghi del Var gliela bocciano. Lui non porta il fischietto alla bocca e i colleghi del Var lo “richiamano a rivedere”. Una presenza che, tempo qualche anno, diventerà inutile.

 

Sull’intervento di Valzania, Rapuano che non è certo alle prime armi ha visto bene non intervenendo. I colleghi del Var prima gli hanno tirato le orecchie via etere e poi gli hanno fatto tirare fuori il cartellino rosso. Gli stessi colleghi del Var che, probabilmente per non infierire sul Picchio, poco dopo hanno sorvolato sulla trattenuta (la maglia giallorossa si è allungata come un elastico) di Di Tacchio in area ai danni di un avversario, sempre sul risultato di 1-2. Un rigore che fino qualche anno fa non stava da nessuna parte ma che oggi, nove volte su dieci, viene decretato. Dall’arbitro? No, dal Var.


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