Acquasanta Terme, spa d’altri tempi che guarda al futuro

È IL COMUNE del Piceno che ha il territorio più esteso, dopo quello del capoluogo. La popolazione è distribuita in un numero elevato di frazioni - ben 50 - alcune delle quali fortemente spopolate. Le caratteristiche ambientali e monumentali
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Foto d’epoca delle Terme di Acquasanta. L’ingresso della Grotta sudatoria

 

di Gabriele Vecchioni

 

Il borgo di Acquasanta Terme, che si allunga sulla Via Salaria, era conosciuto fin dall’antichità romana; qui era la mansio di Vicus ad aquas della consolare Salaria, riportato sulla Tavola Peutingeriana. Prima di andare avanti, ricordiamo che a parola mansio indicava una stazione ufficiale di sosta lungo le strade, cioè gestita dal governo e destinata a viaggiatori di stato. Le mansiones si trovavano a distanza di un giorno di viaggio l’una dall’altra, spesso in punti strategici. Potevano essere associate a una struttura più generica (una statio) o a una mutatio, per il cambio dei cavalli

Ponte sul Tronto ad Arli. Ricostruito nel Cinquecento dai maestri comacini, rispettando le forma e lo stile dell’antico ponte romano

 

Acquasanta sorge alla confluenza del Tronto con il suo affluente di destra (orografica), il Garrafo. Anche qui, una breve digressione. Nel suo pur breve percorso, il Garrafo ha scavato un orrido, una stretta gola che attira ogni anno, per la sua selvaggia bellezza, un buon numero di appassionati fruitori degli ambienti di forra e di grotta.

 

Acquasanta, già dal toponimo, lascia intuire che è sempre stata un posto ricercato per le virtù salutari delle sue acque sulfuree. Nei suoi Annales, Livio racconta la guarigione del console Placo, proprio grazie alle loro qualità. Anche il naturalista Plinio (il vecchio) ne scrisse diffusamente; le piscine di Acquasanta avrebbero avuto come ospite anche l’imperatore Carlo Magno, che stava raggiungendo Roma per essere incoronato dal papa, la notte di Natale dell’anno 800. Più recentemente, Il premio Nobel per la letteratura dell’anno 1947, riferendosi ad Acquasanta Terme, scrisse che «La località era meravigliosa».

La chiesa di San Lorenzo a Paggese. Ben visibili i due corpi di fabbrica (le navate laterali) che hanno modificato l’impianto originale (navata unica con il bel rosone al centro della facciata (foto C. Ricci)

 

Le terme di Acquasanta, nel sito web ufficiale, «sono classificate come sulfuree, salso-bromo-iodiche e salso-iodiche, scorrenti a una temperatura di 38°C». Le acque vengono presentate come «ottimali per guarire malattie dell’apparato respiratorio, della sordità rinogena e altre patologie come otiti croniche, artrosi, reumatismi e esiti di fratture».

 

Sono localizzate una trentina di metri più in basso della sede stradale e 15 circa più in alto dell’alveo del Tronto; la cosiddetta piscina sudatoria è alimentata da un a sorgente d’acqua sulfurea (15 milioni di litri a 38° C); si formano vapori medicamentosi e si deposita una fanghiglia, usata per massoterapia. Ad Acquasanta c’era una delle prime spa d’Italia, utilizzata, come abbiamo già visto, fin dall’epoca romana: già all’epoca esisteva una vera e propria stazione termale.

 

Il vasto territorio comunale di Acquasanta Terme è situato all’interno del Parco Nazionale Gran Sasso-Monti della Laga e comprende ben 50 frazioni, alcune delle quali con interessanti caratteristiche. Vediamone qualcuna.

L’Abbazia di Valledacqua dal sentiero (foto C. Ricci)

 

Procedendo lungo la Salaria verso La zona di Arquata, si incontra Quintodecimo, un toponimo che richiama apertamente il fatto di essere localizzato a XV miglia (da Ascoli). Il pittoresco borgo sorge su un’ansa del fiume Tronto, Vicino al ponte seicentesco sul Tronto, l’antica chiesa di Santa Maria delle Piane conserva affreschi e opere di Padre Augusto Mussini (Fra’ paolo), artista di inizio Novecento, autore di un bellissimo ciclo di affreschi nella chiesa ascolana di dì San Serafino.
All’interno dell’incasato, diverse peculiarità attendono il visitatore: portali di pietra lavorata, architravi rinascimentali, bertesche (balconature lignee di antica fattura).

Il suggestivo interno della chiesa di Valledacqua (foto G. Vecchioni)

 

Nella frazione di Paggese (il paese delle “pietre parlanti”, per via dei numerosi architravi incisi, come quelli di Ascoli Piceno), la chiesa romanica di San Lorenzo contiene preziose emergenze artistiche (pavimento in lastroni di travertino, tabernacolo in pietra scolpita (sec. XVI) e un trittico dell’Alemanno (tempera su tavola, sec. XV). Su un muro, il famoso graffito del quadrato magico con la frase palindroma (Sator Arepo Tenet Opera Rotas), che è possibile leggere nei due sensi. Il misterioso quadrato magico è presente in diversi Paesi europei (Italia, Francia, Spagna, Inghilterra, Ungheria…) e non si ancora arrivati a una sua definitiva interpretazione. Data la sua diffusione in epoca medievale, potrebbe avere una valenza apotropaica (l’anagramma delle parole porta alla scritta Pater Noster) .

 

Poco distante da Paggese, a Valledacqua, un’abbazia benedettina, restaurata e riparata (dai danni del terremoto) di recente, costituisce un’isola di spiritualità tra i monti dell’Acquasantano (leggi qui l’articolo dedicato all’abbazia).

Il Castel di Luco, dall’originale pianta circolare, domina l’incasato sottostante e l’area circostante dall’alto del poggio sul quale sorge (foto C. Ricci)

 

Non lontano il Castel di Luco (da lucus, bosco sacro) sorge su un poggio e domina le case sottostanti con la sua mole imponente. Il Castellum de Luco di una bolla di papa Leone IX (1052) è un maniero dalla caratteristica, non-comune pianta circolare ed è, attualmente, un’apprezzata dimora di charme. Da questa località, nel 1445, Pietro di Vanni Ciucci si sarebbe mosso alla volta di Ascoli, alla testa di una masnada di montanari, per cacciare Rainaldo Sforza, fratello naturale del più noto Francesco.

 

L’ultima frazione acquasantana che ricordiamo è quella di Rocca di Montecalvo, formata da due nuclei di case appollaiate sulle pendici che affacciano sul bacino del Lago di Talvacchia; qui nacque il famoso brigante ottocentesco, Giuseppe Piccioni, acerrimo nemico dei piemontesi (leggi qui l’articolo dedicato al personaggio).

Il castello di Luco dal sentiero (foto U. De Pasqualis)

 

Possiamo concludere ricordando alcuni posti “magici” dell’Acquasantano, raggiungibili con una relativamente facile escursione. Il primo sito è la Grotta di Sasso Petruccio, raggiungibile con un itinerario che risale il Fosso di Noce Andreana, all’interno di un bosco da fiaba. Prima di arrivare alla grotta, si incontrano diversi manufatti, resti di una frequentazione antica. Un altro posto, nascosto tra i boschi, è la Grotta del Petrienno, (leggi qui l’articolo) dove, oltre alla magia del posto (per entrare nell’ipogeo si passa sotto una cascata), si fa un tuffo nel passato, con memorie delle attività pastorali fino ai graffiti dei prigionieri di guerra americani sfuggiti ai tedeschi e che qui trovarono rifugio. E, per arrivarci, si attraversa l’incredibile canyon del Sasso Tagliato, con i suoi misteriosi graffiti.

Una cava di travertino

 

Infine Lu Vurghe, piccole “terme all’aperto” ad accesso libero, una piscina di acqua sulfurea (tiepide, fuoriescono a 30°C) che è meta di famiglie e appassionati. Ci fermiamo qui, ma possiamo ricordare che nel territorio di Acquasanta ci sono autentici gioielli naturalistici quali le cascate della Volpara e della Prata e le già citate Gole del Garrafo, mète ben conosciute dagli appassionati della wilderness.

La Grotta di Sasso Petruccio, nel Fosso di Noce Andreana (foto C. Ricci)

 

In conclusione, il territorio di Acquasanta è un vero e proprio caleidoscopio di ambienti, tutti meritevoli di una visita; lo spazio a disposizione, poi non ha permesso l’approfondimento di alcuni altri aspetti relativi al territorio, pure interessanti, per esempio la Festa d’autunno (con protagonista, il rinomato marrone) e il carnevale storico di Pozza-Umito (il Carnevale dei Zanni, articolo presedente).
Stiamo parlando di un luogo sicuramente pieno di fascino dove spesso le pendici dei rilievi, ferite dalle cave di estrazione, scoprono il travertino, cuore bianco della montagna.

 

Conclusioni. Come si evince dalla lettura del breve articolo, Acquasanta Terme (con le sue frazioni) è in un comprensorio di buone potenzialità, specie dal punto di vista turistico. Il fatto di avere il suo territorio (ri)compreso nei limiti del Parco Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga e grazie alla disponibilità di Associazioni di volontari che hanno ripristinato e curato i sentieri escursionistici, lascia ben sperare in uno sviluppo futuro, anche con positive ricadute nel settore economico.

 

L’entrata alla Grotta del Petrienno (foto G. Vecchioni)

Ricami sul soffitto di arenaria della Grotta del Petrienno (foto G. Vecchioni)

 

Uno scorcio de Lu Vurghe


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