
Vittorio Massi, Filippo D’Alesio, Stefano De Angelis
di Pier Paolo Flammini
Dopo il tornado, i volti sono un po’ tirati e non poteva essere altrimenti. Per entrambi è stata una settimana difficile, iniziata dal pareggio interno col Pineto con tante recriminazioni, il crollo in Coppa Italia con il Brescia sicuramente mal digerito (clicca qui) quindi l’addio a Palladini, la virata su D’Alesio (clicca qui per le prime parole dell’allenatore pescarese) e poi la nuova sconfitta ad Arezzo.
Vittorio Massi e il direttore Stefano De Angelis hanno potuto esprimere la propria opinione durante la presentazione del nuovo allenatore e per una volta è stato De Angelis, solitamente più taciturno, a prendere in mano il microfono per spiegare quanto accaduto e le motivazioni delle scelte.
«L’età giovane di D’Alesio non è un problema – assicura Massi – io sono per dar spazio ai giovani e alle idee nuove. Vogliamo fare qualcosa in più. Con il mister ci siamo conosciuti sabato in ufficio. Io avevo visto tutte le partite del Rimini, mi piaceva la sua impostazione di gioco. Personalmente vado a sensazioni, abbiamo parlato un’ora e mezza e ho visto davanti a me un uomo molto preparato, una persona che spero possa scrivere il suo futuro con la Samb, in lui vediamo chi potrà far bene, poi magari mi sbaglierò, ma è un bel sentire quando parla di calcio».
«Quando c’è un cambio è sempre doloroso, è successo con Palladini ma potrà accadere con me o con D’Alesio se il presidente lo deciderà, il calcio è questo. Però non bisogna guardare al passato: siamo andati su D’Alesio diritti, senza contattare nessun altro. Abbiamo fatto un contratto di un anno e mezzo perché insieme vogliamo costruire qualcosa e non vediamo l’ora di lavorare, vogliamo crescere e diventare più competitivi».
Dice De Angelis: «Il cambio di allenatore è una sconfitta per tutti, per la società in primis e per me. Io ho ringraziato Ottavio, ci siamo lasciati con il massimo rispetto e senza alcun problema e abbiamo lasciato la porta aperta, ma di questo si parlerà in futuro. Ci siamo incontrati giovedì mattina dopo la partita di Coppa Italia, con una lunga chiacchierata. Era venuto meno qualcosa, veniamo da un momento in cui stiamo perdendo delle certezze, non tanto per le prestazioni che comunque ci sono state. Non so per quale motivo, ma si stava andando verso un appiattimento che rischia di non portarci al meglio. Abbiamo deciso tutti e tre insieme di fermarci prima che la situazione ci portasse a darci le colpe l’uno con l’altro. Tra noi c’è massimo rispetto, parliamo di una persona che ha fatto tantissimo per San Benedetto ma per il bene della Samb era giusto cambiare, bisogna scindere il fatto emotivo da quello professionale. Abbiamo visto le partite del Rimini, abbiamo bisogno di un cambio in questo momento, al di là delle critiche ce la siamo sempre giocata, non siamo una squadra allo sbando».
Poi le parole su Cudini: «La decisione l’abbiamo presa venerdì mattina, non avevamo alcun piano o disegno, lo posso dire con fermezza. Cudini l’ho avuto a Campobasso e ho grande rispetto per l’uomo ma non l’ho mai chiamato per venire alla Samb. Fa parte del mio ruolo prendere critiche, mi dispiace che vengano tirate in ballo persone che non c’entrano nulla. Poi venerdì si è liberato D’Alesio e siamo andati su di lui. La giovane età non conta, anche io a 19 anni ho esordito in C e ho avuto il primo giorno da direttore sportivo, non c’è nulla da temere».
«A San Benedetto c’è fame di calcio, il presidente è il primo tifoso e si vede la domenica – continua – noi vogliamo fare bene, abbiamo i giovani ma secondo me sono giovani forti, forse non conosciamo il loro potenziale ma se ogni domenica vengono a vederli qualcosa significa. Stiamo andando male al di là delle prestazioni. Mercoledì la partita contro il Brescia ci ha tolto delle certezze, sono rimaste delle scorie e qualcosa si era spento: abbiamo 5 punti dai play out ma c’è un intero girone di ritorno e se si continua così diventa un problema. Vogliamo consolidare la categoria ma siamo ambiziosi, questa è una squadra che ha il potenziale per divertirsi e mettere in crisi chiunque».
Infine una risposta su eventuali calciatori in esubero, quelli che hanno giocato meno o per nulla, alcuni dei quali impiegati in Coppa Italia: «Tutti hanno i giocatori in esubero, ricordo che Lonardo il primo anno ha giocato pochi spezzoni di partita e poi è diventato titolare. I ragazzi del 2006 hanno un percorso di crescita, poi ci sono valutazioni dell’allenatore. In questo campionato solo le prime tre in classifica non usano i giovani, ma non li chiamerei rincalzi. Poi ho fatto il giocatore, chi non gioca mai può avere difficoltà a disputare tutta la partita».
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