Caos al Pronto Soccorso: aggrediti due infermiere e un oss

ASCOLI - Una delle operatrici ha perso i sensi. Il Nursind: «La violenza non è un’emergenza imprevedibile, ma un rischio strutturale che va prevenuto». La ferma condanna anche da parte di Ugl Marche
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Il Pronto Soccorso del “Mazzoni”

Grave episodio di violenza sanitaria nel pomeriggio di ieri, 29 dicembre, al Pronto Soccorso dell’ospedale “Mazzoni” di Ascoli Piceno, dove una paziente ha aggredito due infermiere e un operatore socio-sanitario durante l’attività assistenziale. Una delle infermiere ha riportato contusioni serie alla testa, tanto da rendere necessario un esame Tac per valutare l’entità dei danni, dopo aver perso momentaneamente i sensi.

Momenti di forte concitazione hanno accompagnato l’aggressione, rendendo complesso riportare la situazione sotto controllo. La donna, secondo quanto emerso, presenterebbe problemi psichiatrici. Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine, che hanno ascoltato i testimoni e avviato gli accertamenti per ricostruire con precisione la dinamica dei fatti.

Secondo una prima ricostruzione, ancora coperta da riserbo, la paziente avrebbe reagito in modo improvviso e violento nel momento in cui le infermiere stavano procedendo al reperimento venoso per l’attivazione di una flebo. Una delle professioniste sarebbe stata colpita da due pugni alla testa.

L’episodio di Ascoli Piceno si inserisce in un quadro ormai noto e preoccupante: la violenza nei confronti degli operatori sanitari, in particolare nei Pronto Soccorso, non è un fatto isolato ma un fenomeno ricorrente. Una linea che lega passato e presente e che richiama anche la storica sentenza della Corte d’Appello di Ancona, che riconobbe oltre 22 mila euro di risarcimento a un’infermiera aggredita nel 2017, sancendo un principio chiaro: la sicurezza sul lavoro è un obbligo giuridico e morale (leggi l’articolo).

Su questo punto interviene con fermezza il NurSind di Ascoli, che aveva sostenuto l’operatrice sanitaria nella battaglia legale, ribadendo una posizione netta: «Il pronto soccorso è un luogo di lavoro ad alto rischio e come tale deve essere tutelato senza interruzioni, in ogni turno».

«Non è bastata la lezione della Corte d’Appello di Ancona – sottolinea il sindacato – Quella sentenza avrebbe dovuto segnare un punto di svolta. Invece oggi, al Pronto Soccorso di Ascoli Piceno, si torna a parlare di operatori sanitari
aggrediti mentre lavorano. Non è un caso isolato: è la conferma che il pronto soccorso è un luogo di lavoro ad alto rischio, dove la violenza è ormai un evento ricorrente e prevedibile.

Lavorare in pronto soccorso non è un lavoro come gli altrirecita ancora la nota firmata dal segretario territoriale Maurizio Pelosi –  È un servizio essenziale, aperto 24 ore su 24, che garantisce risposte immediate ai cittadini e che espone quotidianamente il personale a situazioni critiche, tensioni e pericoli concreti.

Proprio per questo i lavoratori devono essere tutelati sempre, in ogni turno, di giorno e di notte, senza vuoti di protezione.

Come sindacato ribadiamo un concetto semplice: la sicurezza non può essere occasionale né affidata al caso. Servono prevenzione, organizzazione e strumenti adeguati, perché chi entra in servizio deve sapere che esistono tutele reali e non solo dichiarazioni di principio. La giustizia ha già chiarito che la tutela dei lavoratori è un obbligo. Il passato lo ha dimostrato, il presente lo conferma.

Continueremo a chiedere tutele reali, strutturate e continue, perché la violenza non può diventare parte del lavoro sanitario e chi opera in prima linea ha diritto ad essere protetto». 

Anche la Ugl Salute Marche esprime la più ferma condanna per l’accaduto: «Non siamo più di fronte a episodi isolati, ma a una vera e propria emergenza che si ripete con una frequenza inaccettabile – dichiara Benito Rossi, segretario regionale del sindacato – Ancora una volta il personale sanitario paga un prezzo altissimo, lavorando in condizioni di insicurezza mentre svolge il proprio dovere con professionalità e dedizione.

È intollerabile che chi presta cure venga aggredito mentre cerca di aiutare una persona in difficoltà. La presenza di pazienti con fragilità psichiche non può e non deve tradursi in un rischio costante per infermieri e oss, lasciati spesso soli a gestire situazioni complesse».

La Ugl Salute Marche chiede interventi immediati e concreti:  «Servono più sicurezza, protocolli chiari, personale adeguato e un presidio costante delle forze dell’ordine nei pronto soccorso più esposti. Non bastano più le parole di solidarietà dopo ogni aggressione: occorrono fatti e responsabilità precise. Difendere chi cura – conclude Rossi – significa difendere il diritto alla salute di tutti. Senza sicurezza per i lavoratori, non può esserci un servizio sanitario efficiente e umano».


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