di Giorgio Tabani
«The most dangerous man in Europe» (ovvero «l’uomo più pericoloso in Europa») così “The Economist” definiva a luglio Matteo Salvini. Sul finire dello scorso anno il Time ne aveva parlato come «the most feared man in Europe» («l’uomo più temuto in Europa»). Il leader della Lega, senatore ormai ex vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno, torna ad Ascoli. Si tratterà della terza volta in soli 4 mesi, quarta se si allarga l’orizzonte all’ultimo anno e mezzo.
L’occasione è la Festa della Lega Marche, che si svolgerà sabato 28 e domenica 29 settembre. Salvini si confronterà con simpatizzanti e cittadini nella serata di domenica 29, dalle ore 21, presso il chiostro di San Francesco. Il sindaco Marco Fioravanti che sarà presente all’incontro insieme a tutti i rappresentanti del partito sul territorio, dalla parlamentare Giorgia Latini al coordinatore provinciale Andrea Maria Antonini.
Il segretario leghista era venuto la prima volta in occasione delle Politiche dell’anno scorso in Piazza Arringo, è tornato prima del voto per le elezioni comunali di quest’anno in Piazza del Popolo e l’ultima volta aveva abbinato i suoi impegni istituzionali presso il comando provinciale dei Carabinieri con il bagno di folla nei mercati cittadini e al chiostro di San Francesco, per tirare la volata finale nel ballottaggio a Marco Fioravanti. Non erano mancate le polemiche (in particolare dell’allora candidato sindaco Piero Celani e del capogruppo uscente del Pd Francesco Ameli), in questo caso, per il suo ingresso in Duomo, accolto dal vescovo Giovanni D’Ercole.
Tanta la carne al fuoco, con spazio sia per i temi nazionali, sia per quelli legati al territorio, anche in vista anche delle elezioni regionali della primavera del prossimo anno. Fino a poche settimane fa Salvini era il “Re Mida” della politica italiana, era il “Capitano” per i suoi sostenitori, si comportava da leader indiscusso del Governo Conte I. Dalla consolle del Papeete Beach sembrava dettare l’agenda e l’umore a un Paese intero. Addirittura da Sabaudia, in una delle tappe del suo beach tour, sembrava parlare già nelle vesti di Presidente del Consiglio. Voleva «pieni poteri» e l’8 agosto per la prima volta nella storia ha aperto una crisi di governo in pieno agosto. Non avverte nessuno del suo entourage. L’obiettivo era andare alle urne per capitalizzare i sondaggi che lo davano al 40%, evitando forse di intaccarli con una legge di bilancio che si preannunciava complicata. Per ora ha perduto una grossa battaglia, anche se questo non implica necessariamente che non possa vincere la guerra.
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