Dal Covid non basta guarire ma spesso bisogna riabilitarsi. A spiegare il percorso a cui va incontro il paziente guarito è la dottoressa Giovanna Diotallevi, dirigente Professioni sanitarie area della riabilitazione dell’Asur Marche.
«La fase acuta della malattia da Covid 19, quando si risolve positivamente, si può associare ad una prolungata persistenza di sintomi invalidanti, che riducono fortemente le possibilità di un rapido recupero funzionale -afferma-. Questo si verifica sia nei casi che non abbiano richiesto ricovero in ospedale che in quelli più gravi, trattati nei reparti Covid o in terapia intensiva».
«I sintomi -continua la dottoressa Diotallevi- sono a carico dell’apparato muscolo-scheletrico (astenia, debolezza muscolare, facile faticabilità), dell’apparato respiratorio e bucco facciale (dispnea da sforzo, tosse persistente, prolungata desaturazione, disfonia, afonia, disfagia), dell’apparato cardiovascolare (cardiopalmo e dolore toracico, specialmente per sforzi minimi) e del sistema nervoso centrale (ansia e depressione, disturbi del sonno, disturbi cognitivi). Il percorso riabilitativo è complesso, coinvolge fisiatri, fisioterapisti, logopedisti ed altri specialisti, ed è gestito da un’equipe multidisciplinare che definisce il Progetto Riabilitativo Individuale, di cui il medico fisiatra è il responsabile clinico».
«È importante -spiega- far tornare gradualmente il paziente, ricoverato, alla respirazione spontanea, svezzarlo da ogni forma di supporto meccanico o dall’ossigeno, rieducarlo al movimento, a partire dalla stazione eretta al cammino, alimentarlo senza più il sondino naso gastrico, rieducarlo alla deglutizione e alla fonazione corretta e consentirgli di superare anche lo stato di ansia e prostrazione psicologica nel quale spesso si trova, migliorandone complessivamente la qualità della vita. E’ pertanto necessario mettere in atto un articolato programma di esercizi che inizia durante la fase di ricovero; l’equipe riabilitativa è presente già nelle fasi di ricovero in rianimazione fino alla lungodegenza, cure intermedie, residenzialità, per proseguire a livello domiciliare, ambulatoriale e/o in teleriabilitazione se necessario».
«Fondamentale è il supporto dei famigliari/caregiver, anche tramite videochiamate nelle fasi di ricovero, per coinvolgerli nel percorso di recupero; al rientro in famiglia, è prevista una formazione laddove sia necessario adattare gli ambienti di vita o supportare il paziente con strategie funzionali, nello svolgimento delle attività quotidiane -prosegue Diotallevi-. La precocità dell’intervento riabilitativo è un elemento essenziale, gli studi pubblicati in riviste internazionali hanno documentato il beneficio delle attività riabilitative misurando la capacità respiratoria e funzionale dei pazienti con test specifici, mostrando come, per la maggior parte di questi pazienti, tutti gli indici siano migliorati già nel periodo di ricovero in fase acuta».
«Nell’ambito delle progettualità in Asur sono stati prontamente attivati percorsi riabilitativi che hanno garantito nelle diverse fasi di cura del paziente Covid 19 positivo, la presenza dell’equipe riabilitativa, (medici fisiatri, fisioterapisti e logopedisti) che è stata attivata in tutte le strutture per acuti, nei reparti di intensiva, sub intensiva e degenza ordinaria, sia a supporto dell’igiene posturale che nella realizzazione di obiettivi specifici indicati dal medico Fisiatra di riferimento -è la prosecuzione-. Nelle prime fasi della pandemia i professionisti hanno definito protocolli di cura sulla base dello studio delle linee guida internazionali, protocolli che sono stati aggiornati al proseguire della pandemia. Le dimissioni hanno richiesto la definizione di nuovi percorsi di cura a livello riabilitativo, con l’attivazione di posti letto di riabilitazione intensiva ed estensiva, nelle strutture aziendali o del privato convenzionato, dedicati a pazienti ancora positivi con importanti esiti sia a livello respiratorio, che neurologico. In fase sub acuta e della residenzialità sono stati garantiti gli accessi dell’equipe per proseguire gli obiettivi in atto nelle fasi precedenti e garantire quella continuità delle cure che è peculiarità del mandato di Asur Marche».
«Di particolare rilevanza -va avanti Diotallevi- sono i progetti attivati in ogni Area Vasta per la dimissione a domicilio, dimissione spesso condizionata da uno scenario pandemico in costante evoluzione che non sempre garantiva la possibilità di accesso alle cure ambulatoriali o domiciliari per il persistere delle positività al Covid di congiunti e caregiver, o per la fragilità degli stessi prima della possibilità della vaccinazione, in questi casi sono stati definiti progetti di tele riabilitazione che hanno garantito il proseguimento delle attività in essere, con una supervisione costante dei professionisti coinvolti sia per quanto riguarda la riabilitazione fisioterapica che logopedica, sino alla supervisione delle problematiche di deglutizione e di voce».
«L’azienda attraverso una gara Consip ha proceduto in tempi brevi a dotare i professionisti di tablet con collegamento internet, ne sono stati distribuiti 150, forniti di piattaforme per videochiamate che garantissero la privacy dei dati -conclude-. Il percorso di teleriabilitazione è stato articolato come segue: nel caso di evoluzione positiva, il paziente può rientrare a domicilio secondo le procedure stabilite, fornendogli anche un opuscolo educativo condiviso dalle UUOO di Riabilitazione dell’Asur Marche e pubblicato sul sito aziendale al link, con indicazione di esercizi personalizzati per frequenza, intensità e variabilità di esecuzione, da continuare a casa, per il mantenimento e rafforzamento delle abilità raggiunte, i professionisti attraverso le videochiamate ne hanno quindi verificato l’andamento».
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