Sisma, oltre quattromila sfollati nel Piceno
La Cna: «E’ ora di riportare
i residenti a casa»

ASCOLI - A tre anni dal terremoto c'è ancora un esercito di senza casa. Il direttore Balloni: «Ripopolamento che vuol dire attrarre nuovamente turismo, soprattutto nella montagna, ma anche riportare la popolazione residente che ancora, purtroppo, non c’è»
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Le rovine di Arquata del Tronto

C’è Arquata dove il 75,4% della popolazione (pari a 728 persone) è fuori casa dopo il sisma, sfiorata solo da Muccia che arriva all’80% di sfollati. Ma ci sono anche oltre duemila ascolani assistiti tra Cas (2056) e hotel (72) pari al 4,3% dei residenti. Senza dimenticare i 233 fuori casa di Montegallo (44% della popolazione) o i 648 di Acquasanta, E la ricostruzione? E’ quello che si chiede la Cna di Ascoli che lancia l’allarme e ribadisce con forza la necessità di snellire concretamente le procedure burocratiche che all’alba del terzo anno post sisma fanno ancora del Piceno una provincia con tanti, troppi sfollati. «Ripopolare e mantenere le peculiarità del territorio – spiega Francesco Balloni, direttore della Cna di Ascoli – sono le priorità. Ripopolamento che vuol dire attrarre nuovamente turismo, soprattutto nella montagna, ma anche riportare la popolazione residente che ancora, purtroppo, non c’è».

Francesco Balloni

I DATI – Sfollati, quasi “nomadi” da terremoto. E’ questo il quadro che la Cna Picena apprende con rammarico dai dati incrociati della protezione civile, della regione e dei vari  comuni interessati dalla calamità naturale. Ad Arquata del Tronto, purtroppo, il primato provinciale di questa diaspora forzata. Dei 1.141 residenti presenti nel comune (dati Istat pre sisma) 22 sono ancora ospiti di albergo (11 nuclei familiari), 403 (204 nuclei) sono in altre case in sistemazione provvisoria, 430 vivono nelle cosiddette “casette” (199 nuclei familiari), 6 sono ricoverati in strutture sociosanitare. Il che vuol dire che ben 861 persone sono in carico alla macchina dell’assistenza perché ancora senza casa, ovvero più del 75 per cento della popolazione residente. Ovvero, appena 280 persone su 1.141 sono nelle loro case, sia perché non danneggiate oppure per lavori di ripristino già svolti.

Case lesionate a Force (Foto Andrea Vagnoni)

E non va meglio, solo per fare un altro esempio, ad Acquasanta Terme, uno dei comuni più popolosi interessati pesantemente dal sisma. Qui ancora quasi il 23 per cento della popolazione vive in sistemazioni provvisorie, principalmente in abitazioni diverse dalla propria reperite grazie ai meccanismi emergenziali (631 persone, 300 nuclei familiari). E anche nel capoluogo, Ascoli, permangono importanti criticità, con 2.058 persone (875 nuclei familiari) che vivono in case diverse dalla proprio, nello stesso o in altri comuni (4,3 per cento della popolazione “sfollata”). E ancora: Montegallo, Montefortino e Montemonaco con dati pesanti. E, nel complesso della provincia, ben 25 comuni dove, in maniera marcata o più marginale, ci sono ancora molti nuclei familiari fuori dalle proprie case in attesa di ristrutturazione o di ricostruzione.

LE PROPOSTE – «Ripopolare, ristrutturare e lavorare sulle infrastrutture – conclude il direttore Cna Balloni – sono l’unico strumento per attrarre gli investimenti necessari ad allontanare lo spettro della desertificazione in queste terre. Turismo balneare e turismo montano, in sinergia per un territorio che ha la fortuna di possedere entrambi, sono la sfida per il futuro. Sfida fatta di progettualità ma anche di tempi certi e auspicabilmente più velocizzati rispetto a quelli che abbiamo avuto in questi quasi tre anni di post emergenza».

 


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