di Claudio Romanucci
«Il 25 aprile non è un derby tra fascisti e comunisti. Chi sostiene il contrario è un ignorante che non conosce la storia del proprio paese o cerca di cambiarla, come inutilmente si sta cercando di fare da qualche anno a questa parte». Lo ha affermato con perentorietà il presidente provinciale dell’Anpi, Pietro Perini, figlio dello storico comandante partigiano Spartaco, aprendo gli interventi al Sacrario di Colle San Marco nel giorno del 74° anniversario della Liberazione. Oltre trecento i presenti, tra di loro autorità militari, civili, politici e tanta gente comune.
La mattinata di oggi era iniziata alle 9 con la deposizione di una corona d’alloro sulla facciata del Palazzo del Governo in Piazza Simonetti. A presenziare il prefetto Rita Stentella. Con lei anche i massimi rappresentanti della Provincia (il presidente Sergio Fabiani alla sua prima “fascia blu” del 25 Aprile), del Comune (il sindaco Guido Castelli a un mese esatto dal saluto alla fascia tricolore), della Regione (la vice presidente Anna Casini) e dei principali Comuni del Piceno. Autorità e cittadini si sono poi spostati nella vicina Piazza Roma per un seconda seconda deposizione al monumento ai Caduti poi, a seguire, il trasferimento a Colle San Marco dove è avvenuto l’omaggio al Cippo dei Caduti. Il picchetto del 235° Reggimento Piceno ha presenziato i momenti di raccoglimento poi ha guidato l’ultimo spostamento dei presenti al vicino Sacrario dei Caduti.
Il presidente dell’Anpi, Perini, ha proseguito riferendosi al vice premier Salvini: «Non ci si può permettere di indossare divise solo per spot pubblicitario, bisognerebbe sapere chi le ha indossate» ricordando i gruppi che si sono battuti per la Liberazione. «Dalle file dell’Arma – ha aggiunto – quel 25 aprile del 1945 non risposero più all’appello 2.735 militari caduti in soli venti mesi di lotta partigiana, 6.521 risultarono i feriti. E ti permetti di non assistere allo loro sfilata? Non ci si può permettere di indossare la divisa della Guardia di Finanza senza sapere che il contributo delle Fiamme Gialle alla Resistenza e alla Guerra di Liberazione fu di oltre 1.100 Caduti, 2.000 feriti, 5.000 deportati e centinaia di persone morte durante l’internamento. La divisa è una cosa seria, trasuda ancora il sangue di chi scelse di combattere il nazifascismo per restituire alle future generazioni libertà e democrazia».
Perini, dopo altri riferimenti nazionali e ai valori della Costituzione, ha aggiunto: «Ripercorrendo con la mente gli anni passati, ci si accorge che dal 1945 a oggi, nella nostra città, abbiamo tre luoghi in più legati al ricordo dei partigiani: largo delle Partigiane, il giardino Scalabroni e largo Matricardi. E chi l’ha fatto è un’Amministrazione di destra: grazie sindaco Castelli». Dopo un lungo applauso la parola è passata al prefetto Rita Stentella e al presidente della Provincia Sergio Fabiani («occorre non abbassare la guardia, non dare nulla per scontato, vigilare sempre per preservare i valori su cui si fonda il nostro ordinamento. L’antifascismo rappresenta il punto di riferimento per essere e mantenersi comunità democratica»).
Il sindaco Guido Castelli, prima della celebrazione di don Paolo Simonetti, ha voluto far riflettere sulle parole della partigiana originaria dell’Ascensione, Egidia Coccia: «Mi ha colpito, in una sua intervista, quando ha detto che in quel periodo la vita aveva perso valore. Una frase che si può leggere in due maniere: la morte era dietro l’angolo ma la vita poteva anche essere sacrificata per qualcosa di più importante e significativo, non perdendo valore ma acquistandolo. E inevitabile non ricordare i ragazzi di San Marco. Il rapporto con loro è continuo, costante, la toponomastica ascolana accompagna tutti ogni giorno a quei nomi: Panichi, Galiè, Federici, Angelini. Ricordarli è da un lato un onore ma, attenzione, c’è anche la responsabilità di non renderlo inutile. La Costituzione è il frutto di quello che è accaduto. E’ un progetto, segna un tracciato, un valore da raggiungere prima ancora che da codificare».
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