Ascoli, città vietata
ai disabili in carrozzina
La denuncia
di un portatore di handicap:
«Una gigantesca barriera architettonica»

ASCOLI - Giuseppe Pizi, tra amarezza e sarcasmo, racconta l’odissea che un diversamente abile è costretto a vivere tutti i giorni durante i suoi spostamenti. Toccando tutte le zone cittadine non accessibili: dal centro storico a Campo Parignano e Porta Cappuccina. Dai parchi giochi alle pensiline dei bus, fino al bus urbani. «Chiamateci disabili, handicappati, menomati, ma applicate e fate applicare le leggi a salvaguardia dei diritti e della dignità delle persone con disabilità»
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di Adriano Cespi

Marciapiedi come montagne, parchi giochi inaccessibili. Per non parlare poi dei bus cittadini: roccaforti inespugnabili. La geografia del disagio per i portatori di handicap segna rosso ovunque. Dalla periferia al centro storico. Per una città che sembra concepita per soli “normodotati”: tante sono le barriere architettoniche esistenti. Così numerose che neppure chi è costretto quotidianamente a vivere questa condizione riesce a tracciare una mappa ben definita. «Non ci sono zone verdi e zone rosse – sbotta Giuseppe Pizi, ascolano con difficoltà a deambulare e membro di una nota associazione cittadina a tutela delle persone con disabilità – perché Ascoli è una gigantesca barriera architettonica». Una denuncia forte la sua, da far sobbalzare l’intera amministrazione comunale. E dare la sveglia ai sette candidati sindaci sui reali problemi cittadini. «Alcuni dei quali – stigmatizza Pizi – si ricordano solo oggi, in campagna elettorale, del grave problema dell’abbattimento delle barriere architettoniche». Cerchiamo, allora, di capire, aiutati da Pizi, quali sono le zone off limits, quasi a suggerire agli aspirati sindaci i luoghi dove poi intervenire.

Giuseppe Pizi

LE STRADE OFF LIMITS

«Da dove devo iniziare: dalla periferia o dal centro storico?» ci chiede, con amarezza mista a sarcasmo, Pizi. «Facciamo che partiamo dal cuore cittadino» puntualizza subito dopo. «Bene – riprende con la solita ironia – provate a farvi un giretto per corso Trieste, non sto parlando di una delle tante rue interne, ma dell’arteria principale. Noterete che sui marciapiedi non ci sono scivoli per carrozzine, e là dove compaiono li vedrete solo da un lato. Dall’altro niente… sarebbe stato troppo bello altrimenti. Per non parlare poi delle strisce pedonali: se un marciapiede è smussato, il lato opposto presenta il solito scalino che ti impedisce la salita e ti costringe a rimanere sulla strada tra auto e motorini in transito. Poi ci sono quei marciapiedi smussati alla viva il parroco con la presenza di scalini superiori ai 2 cm, veri e propri pericoli di rovesciamento per un uomo o una donna in carrozzina. Tutto ciò ancor di più aggravato dal manto stradale, talmente sconnesso da essere impercorribile su una sedia a rotelle». Una vera e propria odissea quella che ci racconta Pizi, che, tra una pausa e un’altra, si concentra nel fotografare i suoi spostamenti quotidiani. «Ma non finisce qui – continua – vietate all’ascolano in carrozzina ci sono anche via 3 Ottobre, viale Indipendenza, via Tranquilli, sto andando a memoria e sicuramente ne dimenticherò qualcuna. E, ancora, viale Marconi o viale Marcello Federici. E, poi, tutte quelle strade interne ai quartieri di Campo Parignano, Porta Cappuccina, Monticelli. Insomma, per farla breve e non tediarvi troppo vi dico che solo via Napoli è completamente accessibile perché, dovendo rifarla nuova, il Comune è stato costretto a seguire la normativa vigente contro le barriere architettoniche».

Palazzo dei Capitani (Foto Vagnoni)

PARCHI GIOCHI CITTADINI INACCESSIBILI

Non solo strade. Giuseppe Pizi, infatti, passa a sciorinare tutta una serie di barriere che, al solo pensiero, ti fanno capire quanto Ascoli sia ancora indietro sul tema disabilità. «Nessuno ci pensa – puntualizza il nostro interlocutore – ma immaginate voi un bambino che voglia giocare insieme ai suoi amichetti normodotati sulle altalene, o sugli scivoli, o su tutti quei giochi che troviamo nei parchi di periferia, da piazza Diaz a Campo Parignano, a via Verdi a Porta Cappuccina. Ebbene, non può. Perché tutti quegli impianti ludici sono a misura di bambini e bambine “normali”. Eppure esistono strutture anche per disabili. Esistono sì, altrove però. Non ad Ascoli. Non pensa che… vanno bene i percorsi pedonali, vanno bene quelli ciclabili, sono ok gli spazi per la sgambatura dei cani…un paese civile debba pensare anche alle esigenze di chi il giro in bicicletta o la passeggiata col cane non può proprio farli?». Un interrogativo quello sollevato da Pizi che ti arriva dritto al cuore come una stilettata e che ti porta ancora di più ad immedesimarti in tutti quegli uomini e quelle donne, quei ragazzini e ragazzine, costretti a privazioni e disagi per colpa di una politica poco attenta ai bisogni di tutti.

BUS E PENSILINE

Quanti ad una fermata del bus urbano si sono innervositi per un ritardo? Un quarto d’ora d’attesa e, giustamente, scatta l’irritazione. Immaginate chi non può nemmeno permettersi il lusso di arrabbiarsi perché sul bus non può neppure salirci. «E’ proprio così – scuote la testa Pizi – ad Ascoli solo i due pulmini che servono il centro storico sono in regola. Tutti gli altri bus urbani sono inaccessibili perché sprovvisti della pedana per la salita. E le pensiline? Tutto fuorilegge, tranne quella allo stadio che, come una vera e propria cattedrale nel deserto, è lì in bella mostra, ma inutile per chi vive in carrozzina. Perché se la pensilina c’è, ripeto l’unica in città a norma, sono i bus a mancare. Ma non vi fa ridere questa cosa? O forse piangere: decidete voi».

La sala dei Savi di Palazzo ddei Capitani

PALAZZO DEI CAPITANI E IL CASO DELLA SALA DEI SAVI

Ma se il teatro Ventidio Basso, grazie alle battaglie di fine anni 80 condotte da un’associazione ascolana, è perfettamente accessibile su tutti i piani, c’è una struttura comunale che impedisce all’ascolano in carrozzina di raggiungere una delle sue sale più utilizzate per mostre e convegni. Stiamo parlando di Palazzo dei Capitani ed in particolare della Sala dei Savi. «Certo – spiega Pizi – da anni la Sala dei Savi non è accessibile a chi è costretto su una sedia rotelle. Sapete perché? Il servo scala installato è vecchio e non idoneo a trasportare le carrozzine di oggi, quasi tutte elettriche e quindi più pesanti di quelle del passato per cui era stato tarato. Eppure basterebbe una spesa di appena 20-30mila euro per montarne uno nuovo e più potente. Basterebbe poco… la buona volontà».

LO SFOGO FINALE

Ma dopo la denuncia Pizi si lascia andare ad uno sfogo, una vera e propria stoccata contro il menefreghismo dei normodotati ed il disinteresse per il “diverso”. Non è usando i bei termini lessicali che si superano le barriere – chiosa Pizi – chiamateci disabili, handicappati, menomati, ma applicate e fate applicare le leggi a salvaguardia dei diritti e della dignità delle persone con disabilità. Alla fine del gioco capirete che la cosa fondamentale è che oltre all’abbattimento delle barriere architettoniche bisogna abbattere quelle mentali. Solo così si potrà davvero raggiungere quella cultura dell’handicap senza la quale ogni norma legislativa risulta essere vana. Per capirci faccio un esempio: sarebbe ora di eliminare i bagni per “normali” e quelli per disabili creando dei servizi igienici accessibili a tutti e senza differenziazioni».


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