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Ricostruzione post-terremoto:
l’allarme degli architetti

SISMA - Critiche da parte degli architetti sui ritardi e le problematiche del processo di ricostruzione. «Purtroppo la ricostruzione sta diventando il terreno di scontro politico che impedisce una lucida visione a livello paesaggistico, economico, sociale, culturale e - non da ultimo - demografico»
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Quello degli architetti è un insieme un grido d’allarme e un appello. A quasi tre anni dal sisma che ha colpito il centro Italia, il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori e gli Ordini delle Province interessate hanno sottolineato i ritardi e le forti criticità che stanno compromettendo le attività di ricostruzione e messa in sicurezza di edifici e territori.

«I presidenti delle Regioni interessate e i politici locali – hanno sottolineato – siano promotori, anche con iniziative radicali, di una significativa svolta. È grave la mancanza, ad oggi, di una strategia che, al di là della mera ricostruzione fisica degli edifici, punti innanzitutto alla creazione di un nuovo sistema socio-economico, vero motore della ripresa».

Basta lucrare politicamente sul terremoto. «Purtroppo la ricostruzione sta diventando il terreno di scontro politico che impedisce una lucida visione a livello paesaggistico, economico, sociale, culturale e – non da ultimo – demografico, necessaria per esaltarne le tante peculiarità storiche e ambientali e per impostare, quindi, la confluenza di risorse finanziarie nazionali ed europee attraverso le Regioni».

Molto difficile per gli architetti, in questa situazione, operare in assenza di confronto istituzionale, barcamenandosi, tra i cavilli burocratici e le varie ordinanze. «Non si conosce ancora – hanno denunciato – quale sia l’iter dell’annunciata istituzione del “Tavolo tecnico Sisma” con la partecipazioni dei rappresentanti degli Ordini e dei Collegi locali e quali siano le sorti dell’“Osservatorio con i rappresentanti dei Consigli Nazionali”, fondamentali per fissare regole formali e garantire trasparenza».

Le macerie del centro storico di Arquata

Gli architetti del cratere citano a titolo d’esempio anche l’esclusione dei progettisti dalla dall’elaborazione dell’ordinanza “Chiese”. Un pasticcio burocratico nel quale l’intervento dei professionisti viene addirittura considerato privato anziché pubblico in funzione dell’importo dei lavori, con procedure del tutto improprie tanto per l’affidamento dell’incarico che dell’appalto quanto per la definizione della parcella.

Il paradosso delle agevolazioni. «Sono previste agevolazioni per interventi mirati al risparmio energetico, mentre sono esclusi quelli di “miglioramento e adeguamento sismico”: ciò in assoluto contrasto con l’obiettivo di mettere in sicurezza gli edifici e con il principio prioritario di raggiungere una soglia di sicurezza più elevata».

Mancano addirittura i dati complessivi. «Ad oggi non si ha certezza né della quantità di interventi da effettuare, né della loro qualità. Permane quindi il dubbio se, per negligenza, manchino i dati oppure se non si voglia dare l’esatta dimensione del disastro: e ciò sarebbe gravissimo».

Sui mancati pagamenti ai progettisti viene richiesto «l’immediato sblocco del pagamento dell’acconto del 50% delle prestazioni così come previsto dal Decreto Genova, visto che il regolamento attuativo previsto ancora non è stato emanato. Si tratta di cifre che risolleverebbero la situazione economica dei professionisti, il 97% dei quali proviene dalle aree colpite dal sisma. In caso contrario, il rischio non è solo quello di non trovare più tecnici disposti a lavorare per la ricostruzione».


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