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Distributore di Castel di Lama,
Lunerti: «Scelte discrezionali e forzature?
Ora però pagheranno tutti i cittadini»

LA SENTENZA - Il titolare della società risarcita per la mancata concessione delle autorizzazioni censura l’operato delle precedenti amministrazioni comunali: «Negati i diritti a un onesto cittadino»
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Non si placano le polemiche sulla sentenza di condanna del Tar relativa al caso del tardivo rilascio del permesso per realizzare un distributore carburanti nella zona Selvette costato (per ora) al Comune di Castel di Lama oltre 80.000 euro in risarcimento danni alla società “Le Querce”, e altri 70.000 per spese giudiziarie e parcelle dei vari avvocati, per un esborso totale di 150.000 euro (leggi qui).

Gaudenzio Lunerti

Dopo l’intervento del sindaco Mauro Bochicchio, e quello del consigliere comunale Cinzia Peroni (presidente del Consiglio comunale dal 2009 al 2014) a cui ha replicato l’assessore Paola Cannella, è la volta del diretto interessato, cioè il titolare della società risarcita, e allo stesso tempo cittadino lamense, Gaudenzio Lunerti. Su tutta la vicenda, comunque, pende la spada di Damocle della Corte dei Conti che ha acquisito tutta la documentazione per accertare eventuali danni erariali e relative responsabilità.

«Il 16 luglio scorso – attacca Lunerti – la popolazione di Castel Di Lama si è certamente svegliata più povera, visto che le casse comunali da giovedì scorso sono orfane di 81.167,26 euro. Quindi, rimbocchiamoci le maniche perché per gli anni a venire il Comune dovrà inevitabilmente scegliere tra queste tre opzioni: aumento delle tasse comunali, maggiore indebitamento oppure tagli ai servizi».

Il sindaco Bochicchio (Foto Andrea Vagnoni)

«In verità – continua Lunerti – la vicenda, comunemente nota come “causa del distributore”, ha fatto sì che il fiume di denaro pubblico uscito dalle casse comunali scorresse già da qualche tempo, ossia da quando le varie amministrazioni che dal 2009 si sono succedute, a cominciare dalla prima Giunta guidata dal sindaco Patrizia Rossini, hanno ritenuto di dover negare a un onesto cittadino, sulla base di una raccolta firme inesistente, il diritto alla libera impresa previsto dall’articolo 41 della Costituzione, avviando a spese degli ignari cittadini un contenzioso che in dieci anni circa ha portato alle disastrose conseguenze che oggi sono sotto gli occhi di tutti».

Lunerti le va poi ad elencare.

Vincenzo Camela (foto Andrea Vagnoni)

«Assenza per tutto il periodo considerato, nella zona alta del Comune (storicamente la più importante del territorio), di un servizio di distribuzione di carburanti con annessi servizi -specifica-. Compressione per tutta la cittadinanza dei benefici economici conseguenti alla liberalizzazione della vendita dei carburanti; perdita secca di almeno 4/6 nuovi posti di lavoro in un drammatico periodo storico di profonda recessione economica; ore e ore di lavoro dei tecnici comunali sprecate per correre dietro ad una “causa persa” fin dalla prima ordinanza del Tar (2010); esorbitanti spese legali sostenute dalle varie Amministrazioni comunali per i diversi avvocati che via via si sono susseguiti per difendere l’indifendibile e che, stimate dall’attuale Amministrazione, ammonterebbero a circa 70.000 euro; spese di causa più interessi e rivalutazioni, quest’ultimi dovuti a colpevoli ritardi nei pagamenti delle prime, erogati alla ditta “Le Querce” dopo le varie sentenze di condanna che, a occhio, potrebbero essere stimati in circa 25.000 euro; risarcimento danni alla controparte in data 16/07/2020 pari a circa 81.000 euro».

Cinzia Peroni

«Ammesso (e tutt’altro che concesso) che le somme per il risarcimento danni siano finite qui – argomenta ancora Lunerti – fatta la somma reale, comprensiva anche dei danni indiretti, dell’enorme danno provocato alla cittadinanza, e considerando infine le dichiarazioni rese nel Consiglio Comunale del 27 marzo 2014 dal consigliere Nicola Siliquini e quelle del consigliere Vincenzo Camela nell’assemblea del 7 luglio scorso, sorgono spontanee le seguenti domande».

«Perché i cittadini per scelte volutamente “discrezionali” fatte dalle precedenti amministrazioni, dovranno inevitabilmente subire per il futuro un aumento di tasse, un aumento di debiti o una restrizione dei servizi pubblici? -si chiede Lunerti-. Perché gli eventuali responsabili (la magistratura contabile a quanto pare sta indagando per accertare l’eventuale danno erariale e le relative responsabilità) di questo enorme e non ancora definitivo disastro hanno ritenuto di “fare delle forzature”, pur essendo consapevoli che la parte richiedente il permesso a costruire stava agendo nel pieno rispetto della legge?”».

Infine Lunerti censura duramente le dichiarazioni di Camela rese nel corso dell’ultimo Consiglio comunale (qui) con cui l’ex assessore della Giunta Rossini sostanzialmente ha rivendicato, nell’esercizio dell’attività amministrativa, il ricorso a una “discrezionalità dell’Amministrazione” su alcune scelte e giustificato certe “forzature per il bene del paese”.

«Quali sono i criteri – chiede Lunerti a Camela – diversi dalla legge che stabiliscono “la discrezionalità” di un ente pubblico nel decidere se concedere o meno un permesso a costruire? Quali erano le indicazioni buone e giuste che vi eravate dati, visto che tali indicazioni non prendevano affatto in considerazione quello che invece sanciva il Tar sin dal 2010 con l’ordinanza 696, cioè che il provvedimento di diniego da parte del Comune non presentava valida motivazione di rifiuto?».

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