Zona gialla, i ristoratori
«Buon riscontro,
i clienti ci stavano aspettando»

ZONA GIALLA - Buona la prima per il ritorno del servizio al tavolo: numerose le prenotazioni in tutta la provincia per il ritorno del pranzo fuori, ma non mancano le problematiche legate alla chiusura serale e ai ristori che tardano ad arrivare. Il nostro viaggio, tra Ascoli, Vallata e San Benedetto
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di Federico Ameli

Buone notizie per gli amanti della buona tavola: la zona gialla annunciata qualche giorno fa e inaugurata ufficialmente questa mattina porta con sé la riapertura di bar e ristoranti, che potranno finalmente riabbracciare – metaforicamente e sempre a debita distanza – i clienti più fedeli dopo qualche settimana di asporto che in più di un’occasione si è rivelata poco congeniale per le esigenze di commensali e ristoratori locali.

Dopo tanti sacrifici, per l’una e per l’altra parte, la speranza è che la situazione possa presto stabilizzarsi, con l’augurio che la ruota dei colori non riservi più brutte sorprese ai marchigiani. Per pensare al prossimo futuro, però, non mancheranno occasioni migliori: a tavola c’è già una clientela agguerrita e affamata che non vede l’ora di essere servita.

Giovanni Viviani dell’Osteria del Cigno e due affezionate clienti in occasione della riapertura dello scorso maggio

«Abbiamo ricevuto un buon numero di prenotazioni – dichiara Giovanni Viviani dell’Osteria del Cigno-. C’è molta buona volontà da parte di tutti, utenti compresi, che attendevano con ansia il giorno della riapertura per venirci a trovare».

Oltre che per riappropriarsi di una tradizione, quella del pranzo fuori, per certi versi ormai quasi anacronistica, l’attesa del ritorno ai tavoli dell’Osteria è stata alimentata anche dal fatto che in queste ultime settimane il locale di Giovanni ha tenuto la saracinesca abbassata per via di un concept culinario che fatica ad abbinarsi alla cucina d’asporto.

«Ho preferito tenere chiuso, non facciamo cucina d’asporto -spiega il titolare-. Non è semplice adeguarsi alle normative nel giro di pochi giorni: quello della ristorazione è un discorso complesso, bisogna valutare se vale la pena far lavorare la cucina e in gioco ci sono davvero troppe variabili».

Anche Daniela De Angelis, titolare della Trattoria del Pergolato, conferma le difficoltà legate al delivery, salutando con entusiasmo il ritorno dei primi clienti.

Stefano della Trattoria del Pergolato, pronto a servire i primi clienti del giorno

«Il riscontro c’è, in questi ultimi giorni abbiamo viaggiato al ritmo di circa tre asporti al giorno, mentre oggi stiamo già servendo una decina di persone. La nostra clientela è principalmente composta da chi per lavoro si trova a dover pranzare ad Ascoli e, evidentemente, da qualche parte dovranno pur mangiare».

A propositi di spostamenti, facciamo un salto a Spinetoli per vedere che aria tira in Vallata. Come ormai da tradizione (leggi l’articolo), è Raffaele Santori della Locanda degli Amici a darci le prime impressioni di questo suo primo lunedì in salsa gialla.

«Sono convinto che nei prossimi giorni di lavoro ce ne sarà tanto – afferma Raffaele- ma temo che con gli incassi riusciremo a malapena a coprire le spese. Ad ogni modo, noi ristoratori dovremo stare attenti a far rispettare le regole, cercando di lavorare con rigore e di essere anche rigidi con i nostri clienti per far applicare le norme del caso».

La riapertura costituisce un segnale senza dubbio incoraggiante per la categoria dopo tanti mesi difficili, ma non manca un appunto nei confronti di chi, tra un colore e l’altro, decide le sorti di tante famiglie italiane professionalmente legate al mondo della ristorazione.

Raffaele Santori

«Le decisioni del ministro Speranza ci stanno penalizzando fortemente -aggiunge-. I quattordici giorni previsti dagli ultimi provvedimenti sarebbero scaduti lo scorso sabato, e invece siamo stati costretti a rinunciare all’incasso della domenica e a posticipare la riapertura solo per un suo personale “dispetto” alle nuove regioni gialle di centrodestra. Nel frattempo, noi dobbiamo fare i conti con le scadenze da pagare, i ristori non arrivano e le persone inevitabilmente finiscono per indebitarsi».

«Credo che si stia accordando una netta preferenza alla grande distribuzione, a tutto svantaggio delle piccole attività -conclude Santori-. Molti ristoranti abituati a lavorare solo di sera apriranno anche a pranzo, andando a ridurre il nostro volume di affari. La situazione è drammatica, ma nessuno dei nostri ministri sa cosa vuol dire lavorare in cucina».

Spostandoci verso il mare, anche a San Benedetto è tempo di riaprire i battenti e di riaccogliere i clienti più fedeli già dal primo giorno.

«Stiamo ricevendo molte chiamate – racconta Roberto Massi, titolare della trattoria Molo Sud-. Le persone hanno voglia di tornare alla normalità e fortunatamente abbiamo avuto un buon riscontro in termini di prenotazioni».

Proprio come nel caso dell’Osteria del Cigno, anche per il locale di Roberto la riapertura al pubblico rappresenta una vera e propria boccata d’ossigeno, dato che nelle scorse settimane l’asporto non è stato mai preso in considerazione.

«La nostra è una tipologia di ristorazione che non si sposa bene con il delivery, pertanto abbiamo preferito restare chiusi in attesa del ritorno in zona gialla».

Dalla nostra chiacchierata con i ristoratori emerge un moderato ottimismo nei confronti del ritorno del tanto atteso “giallo”, ma come spesso accade la medaglia ha anche una seconda faccia. Passeggiando tra le vie del centro di Ascoli, ad esempio, nonostante una giornata tutto sommato mite i tavoli esterni dei locali risultano perlopiù sgombri in attesa di tempi migliori, mentre all’interno dei locali, complice anche il poco movimento tipico del lunedì – che oltretutto per alcuni coincide con il riposo settimanale – non si assiste di certo all’affollamento dei bei vecchi tempi.

David Vitelli nella sua cucina

Qualche ristoratore preferisce non esprimersi a riguardo, manifestando la comprensibile volontà di concentrarsi sui primi coperti da qualche settimana a questa parte. Infine, va detto che c’è anche chi, come il ristorante Mister Ok, è abituato a rivolgersi quasi esclusivamente alla clientela del turno serale e che, di conseguenza, nel passaggio alla zona gialla non può certo intravedere grandi benefici nel breve periodo.

«In quest’ultimo periodo – racconta il titolare David Vitellisiamo rimasti attivi sia a pranzo che a cena con il servizio di asporto, ma in condizioni normali, fatta eccezione per occasioni particolari, lavoriamo esclusivamente nella fascia serale».

Abbiamo già avuto modo di ascoltare le preoccupazioni di Raffaele Santori, che lamentava un inevitabile aumento di concorrenza nel turno del pranzo. Non è questo il caso del Mister Ok, che in attesa dell’addio al coprifuoco delle 22 alzerà le serrande solo per l’asporto.

«Chi da sempre lavora nella fascia oraria del pranzo ha già la sua cerchia di clienti, mentre per noi, con il personale che abbiamo non varrebbe la pena tenere aperto solo per poche persone – prosegue Vitelli-. Cerchiamo di andare avanti come possiamo. Nel weekend l’asporto funziona bene, mentre durante la settimana l’andamento delle vendite registra un notevole e comprensibile calo. Stiamo proponendo dei menù a tema e in fin dei conti riusciamo comunque a barcamenarci in qualche modo, ma il vero problema è che ancora non si vede la luce in fondo al tunnel».

Nel continuo susseguirsi di decreti e zone colorate, qualcuno si è anche visto costretto a rinunciare a degli importanti momenti di convivialità. «Cercheremo di essere aperti per ospitare dei piccoli eventi -conclude-. Abbiamo un battesimo in programma da dicembre, confidiamo di poter organizzare presto un pranzo con un numero ristretto di invitati e le opportune distanze: lo spazio di certo non ci manca».

Buon appetito, dunque, nella speranza che quello di oggi possa essere il primo di tanti lunedì trascorsi all’insegna del buon cibo e, ovviamente, del rispetto delle regole.


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