Giuliano Giuliani
di Franco De Marco
Da oggi, per la cronaca, Giuliano Giuliani, è ufficialmente “lo scultore dell’aria”. A definirlo così, nel corso della conferenza stampa di presentazione della mostra “Armonie di Pietra. Il paesaggio delle Marche nelle sculture di Giuliano Giuliani”, che dopo Roma è stata inaugurata ad Ascoli, oggi venerdì 7 aprile, al Chiostro di Sant’Agostino di Ascoli, è stato lo storico dell’arte Alessandro Masi il quale, citando Arturo Martini, ha detto: «Se un pittore dipinge una mela fa un quadro, se uno scultore scolpisce una mela fa un soprammobile ma se riesce a rendere visibile l’invisibile, come fa Giuliano Giuliani, fa un’opera d’arte».
Le opere dello scultore ascolano sono semplicemente poesia, trascendentali, stati d’animo, proiezioni dal passato al futuro, dal materiale al metafisico. Dunque, se Periche Fazzini è stato definito “lo scultore del vento”, Giuliano Giuliani è quello dell’aria.
La mostra, chicca assoluta per il turismo pasquale e per chi si è perso quella romana al Parco Archeologico del Colosseo, è visitabile (non sono previsti biglietti d’ingresso) fino al 28 giugno. Sono esposti dodici capolavori del “Maestro di Piagge”, quattro dei quali realizzati appositamente per il Polo Culturale di Sant’Agostino, mentre le altre sono state esposte anche nella capitale ottenendo consensi unanimi ed entusiastici.
Le sculture sono distribuite tra il locale interno della “Frida Art Academy”, il corridoio coperto del Chiostro, e il prato. Al taglio del nastro, oltre naturalmente all’artista, hanno presenziato il sindaco Marco Fioravanti, l’onorevole Giorgia Latini, il senatore Guido Castelli, la consigliera regionale Monica Acciarri, il direttore dei Musei Civici Stefano Papetti, il curatore Carlo Bachetti Doria, il curatore del catalogo Nunzio Giustozzi, il curatore dell’esposizione romana Daniele Fortuna. In sala tanti artisti, tra i quali anche Tullio Pericoli, e personalità varie. Tutti entusiasti dell’arte unica di Giuliano Giuliani finalmente uscito alla ribalta nazionale e internazionale.
«La mostra di Roma – ha ricordato Fioravanti – è risultata la più visitata in Italia con un milione e 200mila presenze. Il travertino rappresenta fisicamente il nostro territorio, ha anche un valore spirituale e dimostra la forza , la resilienza, del popolo piceno e marchigiano colpito da un’annosa crisi economica, messo in ginocchio dal sisma del 2016, dall’emergenza covid e, recentemente, anche da una forte alluvione nel nord della regione. Sono fiero e orgoglioso che una mostra così importante abbia fatto tappa a Roma. La sinergia con Roma – ha concluso – ha costituito un passo importante per far uscire Ascoli dai suoi confini. Su questa strada vogliamo continuare. Giuliano Giuliani? Forse ancora non ci rendiamo conto che abbiamo in casa un artista di livello internazionale».
Il palcoscenico romano ha fatto conoscere a tutto il mondo l’arte unica di Giuliano Giuliani che può essere meritatamente considerato tra i maggiori scultori contemporanei. A Roma, tanto per citare un episodio, è stato invitato alla Biennale di Shanghai.
Il professor Papetti ha sottolineato in particolare la possibilità in questa occasione di ammirare le opere di Giuliani all’aperto «dove possono dialogare con la luce e creare effetti di trasparenza. Prima avevamo costretto il nostro artista in carcere (Forte Malatesta, ndr), ecco un modo nuovo di vedere le sue opere».
Ma Giuliani, pur riconoscendo la possibile fondatezza dell’osservazione, ha un po’ storto il naso sull’en plein air. Ed ha rilanciato. «Magari mi dovrò ricredere e avrà ragione Papetti, ma secondo me ad Ascoli manca uno spazio espositivo al coperto, specifico per le arti contemporanee».
Anche a Roma, in un primo momento, il “Maestro di Piagge” non era troppo convinto di mettere le sue opere all’aperto, per paura del deterioramento ma, alla prova dei fatti, probabilmente si è ricreduto. Nel prendere la parola l’artista ha anche posto l’accento sull’importanza dei mecenati, sia pubblici che privati, per la promozione della cultura. «Il mecenate vero non è quello che dà ma quello che è. La caratteristica del mio lavoro – ha detto – è che si nutre di una diretta e personale manualità e di un fare per sottrazione dal blocco intero. Il travertino è la la più sacra delle pietre, materiale arcaico e assoluto del mio lavoro».
Le linee morbide e e fluttuanti sono proprio come le colline marchigiane che ne ispirano le forme. Straordinarie le ultime creazioni dell’artista, quello appese alle pareti della Frida. Come ha fatto notare il professor Papetti, esse riportano appunto alle dolci colline marchigiane e nello stesso tempo fanno trasparire volti umani. Bellezza infinita. Fisicità e spiritualità. L’oltre. Il travertino come lo definisce lo stesso artista, è una lavagna del tempo , forma e memoria del paesaggio. Visitare la mostra , soprattutto nel periodo pasquale, è un’esperienza emotiva da non perdere.
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