Giovanni Borraccini
di Maria Nerina Galiè
I sindaci del Piceno si presenteranno compatti e organizzati all’appuntamento del prossimo 15 gennaio a Roma, nella sede del Parlamento, per protestare contro il Decreto Sisma. Andranno insieme alla manifestazione organizzata dall’Anci, saranno una decina, con un pulmino prenotato per l’occasione. Hanno le idee chiare, le armi affilate e la ferma convinzione di non lasciare nulla di intentato per far sì che si possa, dopo tre anni e mezzo, parlare di ricostruzione, nella speranza di una concreta ripresa dei loro territori sconquassati dal sisma del 2016. Ma hanno una preoccupazione, palesata da Giovanni Borraccini, sindaco di Rotella: «Non sappiamo ancora chi sarà ad accoglierci a Montecitorio, il programma della giornata non lo specifica. Mi auguro che non andremo fin lì per parlare tra di noi. Chiedo piuttosto, e con forza, di trovare un referente del Governo, un sottosegretario, qualcuno che abbia un ruolo».
E’ un appello, quello del primo cittadino di Rotella, ma anche uno sfogo dopo «le tante storture, incongruenze, paletti e difficoltà, più volte segnalati ma mai recepiti nel fare leggi e ordinanze. Se mi chiedessero oggi cosa c’è che non va bene – ha continuato Borraccini – non saprei che rispondere. E’ tutto da rifare, di fronte ad una ristrutturazione ferma al 10%, spopolamento ed economia fatta a pezzi». Può parlare perché tocca con mano i danni del sisma, le aspettative di chi vorrebbe tornare a casa al più presto. «In un paese piccolo – ha detto – non ci sono filtri tra la popolazione e l’ufficio ricostruzione. Tutti i giorni, sotto casa, m’imbatto con un cittadino che giustamente vuole sapere quando potrà tornare a casa. Non so più cosa rispondere». Sono passati tre anni e mezzo da quei terribili eventi. E se da una parte si iniziano a sentire gli effetti a lungo termine, come l’abbandono dei borghi a danno delle attività economiche, dall’altra le ferite sono ancora vive e «si riaprono ogni volta che non posso dare una certezza – ha aggiunto Borraccini -. Nella fase emergenziale, avevo oltre 100 sfollati. Anziani forgiati dalla vita ma che ho visto piangere ed implorarmi di non mandarli via. Queste persone meritano risposte e speranza, non rassegnazione». In cima alle richieste che i sindaci avanzeranno ci sono la stabilizzazione del personale degli uffici tecnici e l’ormai indispensabile snellimento dei 22 passaggi delle pratiche di ristrutturazione.
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