
di Lino Manni
Come sempre soddisfatto per la prestazione e il gioco espresso dalla squadra ma nello stesso tempo deluso dal risultato finale. Siamo abituati a vincere e allora quando non ci si riesce storciamo il naso. E’ una cantilena che si ripete fin dalla prima giornata: un punto è meglio di niente ma ormai siamo abituati ad avere di più ed ecco allora che, come si dice in Ascoli, “c faceme li pcciuole”.
Il bello della partita con il Guidonia, oltre al nutrito numero di tifosi del picchio sempre presenti sugli spalti, è stata la personalità espressa dai giocatori bianconeri in campo. La filosofia del fraseggio, del gioco a terra non è mai mancato. Il Guidonia ha risposto con un pressing asfissiante favorito, probabilmente, dalle dimensioni del campo che dalla tv sembrava più piccolo. Ma sarà stata solo una impressione ottica. Damiani e compagni hanno lavorato molto ai fianchi degli avversari, una manovra più orizzontale che verticale tanto che per vedere il primo tiro in porta, o presunto tale, c’è voluta più di mezz’ora. I padroni di casa del Guidonia, sbagliando un cross, creano il tiro più pericoloso del primo tempo.
Nella ripresa la musica non cambia. L’Ascoli si esprime sempre cosa sa; il Guidonia ribadisce di avere una difesa ermetica come quella dell’Arezzo con sole 11 reti incassate. Ci vuole una magia per cambiare le sorti di una partita. Mister Tomei, forse rinunciando al suo credo, ci prova. Gioca l’ultima mezz’ora con due punte effettive: Gori e Chakir. Qualche buona occasione arriva ma il Guidonia regge con ordine.
L’unico brivido, prima di farla finita, il colpo di testa di Rizzo Pinna sul quale il portiere locale compie il miracolo e salva il risultato di 0-0. Altri brividi? I due episodi da Var richiesti da Ginestra, allenatore del Guidonia. Due richieste, a suo parere, di cartellino rosso. Siamo al ridicolo.
A questo punto la cosa migliore che può fare un arbitro è quella di lasciare il fischietto agli allenatori. Insomma tornare alla partitella del giovedì di una volta quando era il mister che arbitrava e…decideva.
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