«Reno vive nei nostri cuori»: gli ultras ascolani ricordano Filippini, a 37 anni dalla sua morte

ASCOLI – Sul Ponte Rozzi, luogo simbolo della tragedia che si consumò il 9 ottobre 1988, la tifoseria ascolana ieri sera si è riunita nel ricordo del giovane tifoso che perse la vita a seguito degli scontri dopo la partita Ascoli Inter
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di Elena Minucci

 

Era il 9 ottobre 1988, una data che resterà per sempre impressa nella memoria della città di Ascoli e nella storia della tifoseria bianconera. Una giornata di tifo e di festa che purtroppo si trasforma in tragedia.

Al termine della partita Ascoli – Inter allo stadio Del Duca, Nazzareno Filippini, conosciuto da tutti come Reno, giovane tifoso ascolano di 32 anni, viene aggredito da alcuni ultras nerazzurri.

Filippini cade a terra, vittima di un violento pestaggio. I colpi più duri lo raggiungono al capo. Le ferite riportate sono gravissime. Trasportato d’urgenza prima all’ospedale di Ascoli e poi ad Ancona, Reno entra in coma.
Nonostante gli sforzi dei medici, dopo otto giorni di agonia muore il 17 ottobre 1988. Si sarebbe dovuto sposare a breve con Elisabetta, la sua fidanzata.

 

La dinamica della tragedia non è mai stata completamente chiarita, e i colpevoli sono oggi ancora impuniti.

Ma una cosa è certa: quel giorno Ascoli perse uno dei suoi tifosi più appassionati, un ragazzo che aveva pagato con la vita l’amore per la propria squadra.

 

Oggi, trentasette anni dopo, il ricordo di Reno è ancora vivo più che mai nel cuore degli ascolani.
Come ogni anno, nel giorno dell’anniversario, anche ieri sera il gruppo Ultras 1898 e il Settembre Bianconero si sono ritrovati sul Ponte Rozzi, luogo simbolo della memoria, per rendere omaggio a Reno con un momento di raccoglimento.

Un gesto semplice ma pieno di significato: deporre un mazzo di fiori sulla targa a lui dedicata, in silenzio, nel segno del rispetto e dell’affetto.

 

“Reno vive nei nostri cuori” è la frase che accompagna da sempre la sua memoria.
Gli ultras continuano a custodirla con orgoglio, affinché quella tragedia non venga mai dimenticata, ma resti anche un monito contro ogni forma di violenza nel calcio.

Commovente il ricordo del fratello Antonio Filippini«Non mi stancherò mai, mai, di ringraziare i tifosi ascolani e in particolare i meravigliosi ragazzi della Curva Sud che, anno dopo anno, si ritrovano su quel ponte per ricordare mio fratello Reno.
Proprio su quel ponte ho raccolto mio fratello, in quegli attimi drammatici che ci hanno portato in ambulanza all’ospedale, dove Reno ha chiuso gli occhi per non riaprirli più.
Sono passati 37 anni eppure il dolore è lo stesso, il ricordo più vivo che mai.
Un ricordo che arde dentro di me, reso ancora più duro da una verità inaccettabile: nessuno ha mai pagato per quell’omicidio.
Ogni volta che passo su quel ponte, lo sguardo si posa su quelle sciarpette, su quei fiori, su quella lapide. E sento che Reno è lì, che non è stato dimenticato, che il suo nome vive ancora.
Grazie ragazzi della Sud, perché tenete vivo Reno e lo portate sempre con voi».


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