I sindaci “bocciano” la riforma del Cas,
Franchi: «La montagna rischia di morire»

ANCONA - Il vice sindaco di Arquata dopo la riunione in Regione: «Se un residente di Arquata comprasse casa al mare, paradossalmente verrebbe “premiato” continuando a percepire il Cas. lnoltre il cratere è stato allargato troppo e non si possono adottare metodi uguali per i Comuni che hanno subito perdite ingenti e per quelli che ne hanno subite meno»
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Arquata distrutta dal sisma (Foto Alberto Cicchini)

di Maria Nerina Galiè

E’ stata rispedita al mittente la bozza della nuova ordinanza della Protezione civile preposta a riformulare regole e importi del contributo per l’autonoma sistemazione  e di altre forme assistenziali ai terremotati (leggi qui l’articolo del 15 dicembre). Lunedì 17 dicembre il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli ha incontrato in Ancona i sindaci dei Comuni del cratere per discutere la proposta sulla base di un documento rimasto per lo più invariato dal mese di agosto, seppure contestato dagli amministratori chiamati più di una volta  ad esprimere un parere.  

Nonostante la nevicata che ha riguardato tutte le Marche, la provincia picena era ben rappresentata, a testimonianza del fatto che l’argomento è spinoso quanto importante per chi, come i primi cittadini, si trovano a dover affrontare ogni giorno i problemi del post sisma, dalla ricostruzione all’assistenza per chi ha perso tutto. 

Michele Franchi

Gli oltre 50 centimetri di neve non hanno fermato Michele Franchi, vice sindaco di Arquata del Tronto, il Comune più colpito delle Marche. Come dimenticare le 51 persone che non sono state estratte vive dalle macerie? Ed è stato proprio Franchi ad evidenziare le incongruenze contenute nell’ipotesi di un’ordinanza che dovrebbe favorire la rinascita e contrastare lo spopolamento delle aree interne. La più eclatante, anche secondo altri sindaci, è relativa al requisito di non possedere, o voler acquistare, un immobile idoneo all’uso nel Comune di residenza oppure in uno limitrofo per continuare a percepire il contributo per l’autonoma sistemazione. E’ vero che chi lo acquistasse avrebbe diritto ad un contributo forfettario, ma la misura appare inefficace per incoraggiare ad un investimento, o mantenerlo, nelle zone terremotate. 

«Questa condizione – ha precisato Franchi – potrebbe avere effetti devastanti nei nostri paesi dove la popolazione si è dimezzata a favore di quelli meno colpiti e meglio attrezzati. Suona come una punizione per chi ha ancora casa ad Arquata, Montegallo o Acquasanta e per quelli che intendono acquistarla o costruirla qui. Se un residente di Arquata comprasse casa al mare, paradossalmente verrebbe “premiato” continuando a percepire il Cas».  

Per i sindaci, se davvero si vuole aiutare la ripartenza dei Comuni montani, è fondamentale accelerare le pratiche per la ricostruzione. «Più tempo si passa lontano da casa più è difficile tornare, soprattutto in montagna», ha sentenziato il vice sindaco di Arquata per poi aggiungere: «Il cratere è stato allargato troppo e non si possono adottare metodi uguali per i Comuni che hanno subito perdite ingenti e per quelli che ne hanno subite meno. Ci auguriamo che il nuovo commissario per la ricostruzione, Piero Farabollini, voglia ascoltare noi sindaci e tener conto delle diverse necessità». Due pesi e due misure quindi dovrebbe essere la formula corretta per gestire la delicata fase del post sisma. 

E’ stato infine raggiunto il pieno accordo, nella sede anconetana, sulla necessità di spostare al 31 marzo (dal 31 gennaio) la scadenza per la dichiarazione che ogni famiglia dovrà inviare al Comune di appartenenza al fine di continuare a percepire il Cas. 

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