Il direttore Capocasa con il sindaco Guido Castelli
di Franco De Marco
Assenti, per protesta, 20 sindaci del centrosinistra, la Conferenza dell’Area Vasta 5, che si è svolta questa mattina nella Sala della Ragione, è stata l’occasione, per il sindaco di Ascoli Guido Castelli e per quello di San Benedetto Pasqualino Piunti, per ribadire qual è il male non oscuro della sanità picena: minori budget a disposizione, in rapporto ai servizi erogati, rispetto agli altri territori marchigiani. Ergo: bisogna riequilibrare. Castelli è tornato sul suo cavallo di battaglia: «Nel vecchio piano sociosanitario – ha detto – si prevedeva che, a completamento dell’integrazione tra gli ospedali di Ascoli e di San Benedetto, si istituisse l’Azienda ospedaliera Marche Sud. L’integrazione è stata pressoché conclusa ma dell’Azienda ospedaliera non si ha traccia». Poi dice di essere in attesa della risposta dell’Agenas (Agenzia nazionale servizi sanitari regionali) alla quale si è rivolto per sapere se è vero, come sostiene il presidente della Regione Luca Ceriscioli, che nel Piceno non si può istituire un’Azienda ospedaliera, con bilancio autonomo, per difetto di numeri. «La nostra Area vasta ha una mobilità attiva, con i residenti in Abruzzo, – ribadisce Castelli – molto forte ma le risorse che provengono dai pazienti abruzzesi vanno a finire a coprire i debiti di altri territori. Al contrario la nostra virtuosità non ha riconoscimento: così l’Area vasta di Ancona ha una spesa farmaceutica di 40-50 milioni all’anno, mentre l’Area vasta di Ascoli solo di 14. Nella sanità marchigiana ci sono figli e figliastri. Vogliamo che sia colmato il gap. Non vogliamo più essere figli di un dio minore». Infine Castelli dice: «Ritengo che la legge 13 sull’organizzazione sanitaria marchigiana debba essere modificata. In particolare per restituire autonomia e poteri ai direttori locali soprattutto per quanto riguarda il personale». Sulla stessa lunghezza d’onda Piunti il quale dà pure un dato sul quale riflettere: «Il Pronto soccorso di San Benedetto ha più accessi di quello di Ancona».
Maurizio Ramazzotti presidente della Croce Verde
E’ stato il sindaco di Venarotta Fabio Salvi , supportato dal presidente della Croce Verde di Ascoli Giovanni Ramazzotti, a sollevare un problema piuttosto serio. Vanno verso la chiusura, se non ci sarà un intervento della Regione, le Potes (postazioni territoriali di emergenza sanitaria) di Venarotta e Acquasanta che funzionato 24 ore su 24 ore per 365 giorni all’anno. Un servizio essenziale per le popolazioni della montagna. Il motivo? Dopo il terremoto la Croce Verde non riesce più a reperire volontari e la Regione rimborsa solo 4 dipendenti per Potes. I sindaci di Arquata, Acquasanta, Roccafluvione, Montegallo, Palmiano e Venarotta hanno segnalato il problema a Ceriscioli e sono in attesa di una risposta. Chiedono una deroga sul massimo di 4 dipendenti per ogni postazione dovuta, appunto, alla mancanza significativa di volontari. Il territorio, dopo il sisma, è oggi vissuto in manieta totalmente diversa». Per coprire le ore richieste ci vorrebbero 12 dipendenti .
La direttrice dell’Area Vasta 5, Giulietta Capocasa, ha ascoltato tutti e al termine, difronte alle tante critiche, ha voluto fare alcune “precisazioni” che hanno fornito un quadro della situazione attuale sostanzialmente positivo smentendo allarmismi di politici e sindacati. In particolare ha sottolineato che, rispetto al suo arrivo nell’Area Vasta 5 nel 2014, i dipendenti sono aumentati di 200 unità (50 medici e 150 infermieri), che l’aumento dei posti letto è in atto («115 nel 2017 e altri in arrivo nel 2018»), così come la copertura dei posti di primario vacanti («Il numero più elevato nelle Marche. Anche per i Pronto soccorso di Ascoli e San Benedetto»). «Non è vero – ha detto – che non ci sono le Case della salute. Ci sono a Ripatransone, a Montefiore e ad Offida, struttura che sta per essere trasformata in ospedale di comunità. Anche ad Ascoli siamo a buon punto». Ha parlato del potenziamento dei reparti di Neonatologia e Pediatria a San Benedetto. «Dove – ha rivelato – nel 2017 sono nati 800 bambini, in controtendenza rispetto alla media nazionale, completando il percorso della sicurezza». Insomma un panorama confortante che smentisce le preoccupazioni di Castelli e Piunti. E a tutti coloro che in sostanza auspicano un aumento di risorse ha ricordato: «Si è partiti con la necessità del contenimento della spesa. La Regione ha voluto intervenire nell’organizzazione senza tagliare i servizi». La discussione sugli indirizzi del nuovo piano sociosanitario, che la Regione dovrebbe varare entro giugno prossimo, è rinviata alla prossima seduta in concomitanza della risoluzione del caso della presidenza della Conferenza.
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