di Maria Nerina Galiè
Il colleghi di Ortenzo Bruni hanno aderito in massa oggi, 8 giugno, davanti ai cancelli della ditta “Scandolara” di Ascoli, dove è accaduto il tragico incidente costato la vita all’operaio di 59 anni.
Lunedì 31 maggio Bruni è caduto da un’impalcatura all’interno dello stabilimento. La morte è sopraggiunta venerdì 4 giugno all’ospedale “Torrette” di Ancona dove era stato trasportato d’urgenza a bordo eliambulanza. Nella disperazione i familiari hanno detto si alla donazione degli organi. Ieri l’ultimo saluto nella chiesa Santi Cosma e Damiano di Mozzano, frazione di Ascoli dove la vittima abitava.
Sempre ieri, lo stabilimento è rimasto chiuso per lutto, mentre oggi il coordinamento provinciale di Ascoli Cgil, Cisl, Uil e Usb ha organizzato uno sciopero per tenere alta l’attenzione sull’importanza della sicurezza sui luoghi di lavoro. «Affinché quello che è successo a Ortenzo Bruni, non accada più», lo scopo della manifestazione.
Francesco Bracciani
«Una tragedia inaudita – esordisce Francesco Bracciani, Usb Lavoro privato – e la massiccia partecipazione dei dipendenti conferma che non è più accettabile morire in azienda. Sembra una frase fatta, ma i dati ci dicono che tre persone al giorno escono di casa per compiere il loro dovere e non tornano. Istituzioni, aziende devono intervenire per ribaltare questi numeri».
«Veniamo da un periodo di crisi e ci sono segnali di ripresa ma il prezzo da pagare si sta rivelando troppo alto», fa notare Alessandro Pompei, Fiom Cgil.
Già dalla prossima settimana, la “Scandolara” – circa 250 dipendenti divisi nei settori alluminio e gomma plastica – dovrebbe tornare a pieno ritmo, mentre al momento della tragedia, la metà (prevalentemente del settore alluminio) era in cassa integrazione Covid.
«Non si può abbassare guardia sulla sicurezza – sono ancora le parole di Pompei – e la mobilitazione deve essere generale. Rsu di altri stabilimenti hanno chiesto di partecipare all’iniziativa di oggi. Da qui, dalla “Scandolara”, dovrà partire una manifestazione provinciale sui temi di salute e sicurezza.
Alessandro Pompei
Qui c’è stato un morto, ma le condizioni di lavoro nelle fabbriche sono raccapriccianti. Dall’uso di solventi e prodotti vari, alle dinamiche produttive e l’utilizzo di macchine, emergono leggerezze che non possono e non devono essere ignorate».
«Chiarire le cause dell’incidente, sarà compito della magistratura, nella quale abbiamo piena fiducia», affermano all’unisono i sindacalisti che, nell’occasione, hanno voluto lanciare un messaggio di vicinanza alla famiglia dell’operaio scomparso.
La Procura di Ascoli ha infatti aperto un fascicolo per omicidio colposo.
Quando è caduto dall’impalcatura, Bruni era da solo. Appena prima, gli unici due colleghi che erano con lui si erano allontanati. Bruni stata tinteggiando una parete.
Romina Rossi
«Non stava espletando la sua mansione – precisa Bracciani – non che sia vietato. Ma anche in questo caso devono essere messe in atto tutte le misure di sicurezza, come sottoporsi a visita, fare formazione ed essere messo al corrente dei rischi. Nel caso di Bruni, non abbiamo elementi per sapere se sia stato fatto oppure no».
Sulla formazione, sia per l’azienda che per il lavoratore tuona Romina Rossi, Cisl Marche: «Senza formazione impossibile arginare l’emorragia di lavoratori che se ne vanno a causa di incidenti mortali.
La formazione deve essere al primo posto. Per l’azienda e per il lavoratore che deve pretendere di lavorare in sicurezza, senza temere di finire “nel mirino”.
E’ impensabile quanto accaduto.
Nel mese di maggio abbiamo dedicato assemblee nazionali a rimarcare l’importanza della formazione. Esistono leggi e norme che devono essere conosciute e rispettate».
Raffele Bartomioli
«La sicurezza costa. Ma è un investimento – sottolinea Raffele Bartomioli, Uil – le aziende invece troppo spesso inseguono il profitto a discapito della sicurezza, vista solo come una spesa».
Alla fine, sindacalisti e colleghi di Ortenzo Bruni si sono stretti tra loro, sotto alle bandiere e davanti ai cartelli che recitano: “La sicurezza sul lavoro è un diritto imprescindibile dei lavoratori”; “Nulla accade per caso, la sicurezza è un obbligo non una scelta”; “Lavoriamo per il pane non per pagarci il funerale”.
Fino a che, a rompere il silenzio, non è arrivato un’applauso scrosciante al grido: «Otenzo ci mancherai, amico!»
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