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Centri commerciali naturali,
quasi un milione di euro
per finanziare tutti i progetti ammessi

REGIONE - Al bando della Regione Marche hanno risposto 206 imprese con 21 iniziative, 6 delle quali già soddisfatte. L'ulteriore dotazione permetterà lo scorrimento della graduatoria. Ecco chi riguarda nel Piceno e nel Fermano
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Guido Castelli

 

I Centri commerciali naturali: la Regione Marche mette sul piatto poco meno di un milione di euro per rifinanziarli.

Sono 21 i progetti presentati fino ad ora, con il coinvolgimento di 206 piccole e medie imprese. Per ciascuna iniziativa il contributo in conto capitale è pari al 50% del costo del progetto integrato e comunque non superiore a 70.000 euro.

Con la prima tranche di fondi, pari a 400.000 euro, sono stati finanziati sei progetti e 102 imprese integrate.

La nuova nuova dotazione, di ben 961.000 euro, permetterà lo scorrimento in graduatoria e il finanziamento di tutti i restanti progetti ammessi, tutti volti alla alla riqualificazione e alla valorizzazione commerciale di aree, vie o piazze, con particolare riguardo ai centri storici o minori e privilegiando l’attivazione da parte dei giovani di nuovi esercizi commerciali.

Il comune di Comunanza

Protagoniste già nella prima tranche le province di Ascoli e Fermo, sede di quattro dei sei progetti già finanziati: sono il progetto ‘Futuro presente’ di Amandola (23 pmi), il “Commercialmente uniti” di Comunanza (19 pmi), “Shopping Experience” di Fermo (15 pmi) e “Monsampolo guarda al futuro” di Monsampolo, con 19 pmi. Tra quelli ammessi ci sono poi “Petritoli Viva” di Petritoli (19 pmi), “Metro Zero” di Cossignano (11 pmi) e “Borgo Santa Rosa” di Falerone (4 pmi). L’importo degli interventi attivati ha permesso di muovere un investimento in totale di 3,4 milioni di euro.
«Un territorio dotato di bellezza, cultura e arte come quello marchigiano non può che ripartire da queste ricchezze per rilanciare il proprio commercio – spiega l’assessore al Bilancio e alla Ricostruzione Guido Castelli -. Per questo crediamo fortemente in un nuovo modello organizzativo, fondato sul “fare sistema” e sulla consapevolezza che solo una gestione integrata dell’offerta può tutelare l’identità degli esercizi di piccola e media dimensione, garantendo loro reali possibilità di successo nella competizione con le altre tipologie distributive. Una ricetta che si rivela necessaria soprattutto nei piccoli borghi colpiti dal sisma o nelle aree di crisi industriale, dove occorre unire le forze in una sinergia pubblico-privato per salvare il proprio tessuto economico-sociale».
Da una parte i Comuni, con il ruolo di promotori e di coordinatori di tutte le iniziative nonché la gestione della rendicontazione finale dell’intero programma, i cui interventi assimilabili riguardano l’arredo urbano, l’illuminazione pubblica, ristrutturazione, ampliamento, trasformazione di immobili pubblici da adibire o adibite al commercio. Dall’altra le pmi, che grazie ai fondi puntano al rifacimento delle facciate degli immobili, alla sistemazione di vetrine, ristrutturazione, manutenzione straordinaria, nonché ampliamento dei locali adibiti o da adibire all’attività, illuminazione esterna, ma anche sistemi informativi da sviluppare con sistema delle reti di impresa attraverso l’utilizzo di supporti informatici, sistemazione chioschi e spese di investimento per l’adeguamento all’emergenza Covid-19.
Tra le priorità del bando il coinvolgimento finanziario di altri soggetti pubblici o privati, il numero delle pmi partecipanti, l’apertura o insediamento di nuove imprese, l’attivazione dell’e-commerce in esercizi operanti in sede fissa.

 

 


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