di Marzia Vecchioni
Mara ha 22 anni, abita ad Ascoli e lavora in una pasticceria. Katia ne ha 26, abita a Roseto degli Abruzzi e lavora in una tabaccheria. Le due ragazze si sono conosciute tramite un’applicazione di incontri tra donne.
Il 3 settembre del 2019 Mara ha ricevuto un messaggio da Catia sull’applicazione, si sono viste la settimana stessa; è andata in Abruzzo a conoscerla e c’è stato il cosiddetto colpo di fulmine. «Non mi ero mai sentita così con nessuno -racconta-. Ci siamo viste la settimana dopo, quella dopo ancora fino ad arrivare a un mese di uscite e quindi abbiamo iniziato la nostra relazione “ufficiale”. Katia non è la classica persona che ti fa trovare il mazzo di rose sotto casa, quella che definiresti “romantica”, però mi dà tutto quello che può. Nonostante non abbia un lavoro stabile cerca sempre di accontentarmi in qualche modo. Io invece sono più il tipo da striscione sotto casa, da candele e musica smielata, ma sono comunque un po’ limitata nel farle perché i genitori di Catia non sanno nulla, a differenza dei miei che sono quattro anni che lo sanno».
«Non ho dovuto fare coming out con la mia famiglia dal momento che mia madre ha letto dei messaggi che mi ero scritta con la mia ex e quindi ha scoperto tutto -continua Mara-. Per loro e per il resto della famiglia non è un problema il mio orientamento sessuale, ne parliamo tranquillamente; forse quella che l’ha presa un po’ meno bene è stata mia nonna ma può essere comprensibile essendo di un’altra epoca; in ogni caso comunque non mi ha mai trattato male né rivolto parole brutte. Sono fortunata perché la mia famiglia mi è sempre stata accanto. Anche con i miei amici è stato facile. Si potrebbe dire che avevano già intuito tutto perché quando feci il coming out la loro reazione non fu di sorpresa. A lavoro non ho mai avuto problemi per fortuna».
Situazione opposto a quella di Catia, invece.
«Mi faccio molte paranoie, mi preoccupa raccontarlo alla mia famiglia e quindi non sanno nulla, non è una questione di vergogna rivela-. I miei genitori sono anziani e sono le classiche persone “non c’è nulla di male finché non tocca a noi”. Temo che anche se mi dovessero rispondere che la mia omosessualità non è un problema, si andrebbero a creare delle tensioni a casa che non voglio vivere. L’ho detto solamente ad alcuni miei amici e della mia famiglia sanno del mio orientamento sessuale solo mia sorella e mia cugina».
Le due ragazze hanno affrontato diverse volte la questione ma fino a che Catia non si sentirà pronta a esporsi, Mara spiega che non farà alcun tipo di pressione. L’atteggiamento di Catia è dovuto alla sua volontà di tutelarsi e a riflettere molto su ciò che potrebbe accadere una volta rivelato il suo orientamento. Mara è più impulsiva, Catia più riflessiva. Questo permette loro di controbilanciarsi e compensare le mancanze l’una dell’altra.
«Quando siamo in giro per Ascoli è tutto abbastanza tranquillo, non abbiamo avuto problemi con persone omofobe tranne qualche occhiata fulminante che ci è stata rivolta, che però non ci ha toccato minimamente -va avanti Mara-. Anche quando stiamo da lei in Abruzzo va tutto bene, tranne una volta in cui un tizio in macchina ci ha seguito mentre passeggiavamo a piedi, abbassando il finestrino dell’auto ci ha invitato ad andare con lui; Catia lo ha affrontato dicendogli di andarsene. Fortunatamente c’era una strada percorribile solo da pedoni, l’abbiamo imboccata e siamo riuscite a seminarlo».
«Differente è la situazione via social, in cui spesso capita che le persone siano moleste e insistenti -va a avanti-. In un’occasione è capitato che, un ragazzo che non conosco nella vita reale, mi ha scritto in privato iniziando ad insultare la nostra coppia e chiedendomi se i nostri genitori sapessero di avere delle figlie lesbiche. Ha preso una nostra foto dal mio profilo e ci ha fatto outing, inviandola a mia madre e mia zia scrivendogli “siete a conoscenza che queste due sono lesbiche?”. Gli è andata male perché dalla parte dei miei parenti sono tutti a conoscenza del mio orientamento sessuale. Ha detto che era necessario che lo facesse perché si sentiva in dovere di informare la mia famiglia, nonostante io gli avessi detto che erano già a conoscenza di me, perché secondo lui avevo mentito e doveva dirlo per fare la “cosa giusta”. Fortunatamente non è riuscito a trovare i contatti dei genitori di Catia».
«A scuola non ho avuto grandi problemi, tra professori e compagni i rapporti sono sempre stati sereni tranne per la professoressa di religione che a volte esordiva con frasi tipo: “Ti è mancato l’affetto del tuo papà?”, “Hai subito delle violenze?”» racconta sempre Mara.
«Mi sono scoperta a 14 anni circa -dice Catia-. Ho avuto un po’ di problemi, ho lasciato la scuola in secondo superiore per via delle prese in giro sulla mia sessualità ed era diventato difficile frequentare la scuola in questo ambiente. Avevo attacchi continui di ansia e non riuscivo più ad andarci. Un gruppo di amici che avevo all’epoca ha iniziato a mettere voci false in giro su di me e una mia amica, dicendo che c’eravamo messe insieme, che ci avevano visto sugli scogli in atteggiamenti intimi. Hanno iniziato a darmi contro e ho deciso di chiudere i rapporti».
«Per il futuro abbiamo in progetto di andare a vivere insieme, probabilmente in Spagna perché oltre ad essere uno Stato LGBT+ friendly, Catia ha anche origini spagnole e ha parenti che abitano lì», confessa Mara. .
«Le mie storie le ho vissute in maniera tranquilla, serena e senza nascondermi perché sono state al di fuori della mia città, e non ho mai rischiato che conoscenti potessero raccontare di me ai miei parenti», conclude Catia.
«L’unica cosa che mi sento di dire è che spero di essere felice -è invece la conclusione di Mara-. Voglio vivere la mia vita con Catia senza avere paura di baciarla o abbracciarla per strada; spero che tutti riescano ad accettare il fatto che esistiamo, che non siamo sbagliati. Sbagliato è giudicare l’amore in qualsiasi forma esso si manifesti».
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