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Ascoli-Cremonese,
il Picchio soccombe
ma l’amore per Costantino no
La tribuna stampa
intitolata a Bruno Ferretti

SERIE B - Sconfitta casalinga per il Picchio, che perde per 4-1 e finisce la partita in dieci. Una battuta d'arresto che non cancella il ricordo del presidentissimo Rozzi, a 27 anni esatti dalla morte. Non è un caso se nello stesso giorno venga tributato omaggio al giornalista scomparso nel 2020. Emozioni e ricordi che vanno al di là del risultato negativo
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L’omaggio a Rozzi durante l’intervallo della partita col presidente Neri, l’assessore Stallone e Anna Maria Rozzi

 

di Luca Capponi

 

Ascoli contro Cremonese. Attenzione sul campo, come è giusto e ovvio che sia. Ma dagli spalti (dove i tifosi stavolta sono poco più di 3.000, molti meno rispetto all’ultima in casa contro il Parma, quando si registrò il più del doppio delle presenze) il pensiero è inevitabile. Non può non andare lì. Costantino Rozzi se ne andò in un freddo 18 dicembre del 1994, lasciando un intero popolo senza il suo condottiero. Sono passati 27 anni. Ma il primo coro per lui arriva dopo una manciata di secondi, con il “Del Duca” a inneggiare il suo nome. Sarà così per tutta la partita, con tanto di striscione: Per Costantino non basta uno striscione nel suo nome il nostro blasone.

La squadra bianconera, in questo scontro che sa di playoff, gioca per l’aggancio agli ostici grigiorossi. Anche dopo essere finiti sotto di due gol, al 30′, dopo la marcatura da fuori area di Valeri, e sul finale di primo tempo col raddoppio di Bonaiuto. L’Ascoli non muore. Ed Eramo di testa la riporta subito sotto. 1-2 all’intervallo.

Proprio nei quindici minuti di pausa, in tribuna centrale, il presidente dell’Ascoli Carlo Neri, il sindaco Marco Fioravanti e l’assessore comunale allo Sport Nico Stallone rendono l’ennesimo omaggio al grande Costantino, consegnando alla famiglia Rozzi una maglia bianconera e un piatto celebrativo.

Costantino Rozzi e Bruno Ferretti. Storie diverse, ma accomunate da un’unica grande passione: l’Ascoli Calcio. E non può essere un caso se poco dopo, nella data che ricorda la morte del presidentissimo, gli stessi vadano ad inaugurare la tribuna stampa del “Del Duca” intitolata al giornalista scomparso lo scorso anno. Bruno, che aveva continuato a seguire la squadra nonostante la malattia, con la stessa verve di sempre, è stato il grande cantore di mezzo secolo di storia bianconera. Con garbo, competenza, educazione. Dopo una vita trascorsa al Messaggero, era stato uno dei fondatori di “Cronache Picene”, di cui è stato anche direttore editoriale.

Lo striscione della curva per Rozzi

Una persona unica, che chi scrive non dimenticherà. Così come non lo dimenticheranno i tanti che gli hanno tributato un applauso al momento del varo della targa che lo ricorda. Sempre tra noi, Bruno. Da oggi la tribuna stampa dello stadio porterà il suo nome. D’altronde, come racconta la moglie Anna, «la tribuna stampa del “Del Duca” è stata la sua seconda casa». Poi aggiunge, sorridendo: «Se gli avessero chiesto di scegliere tra me e l’Ascoli forse avrebbe scelto l’Ascoli». Emozionata, lei, così come i figli Dario e Marco, il fratello Andrea ed il nipote Valerio. E i tanti amici e colleghi di cui Bruno è stato maestro.

Ascoli-Cremonese è anche questo. Storie che si incrociano e si prendono per mano. Anche dopo una sconfitta mal digerita, con la Cremonese che alla fine si impone per 4-1, il Picchio in dieci e un arbitraggio non proprio esaltante. Senza mai smettere di cantare. Nel segno di un amore chiamato Ascoli. Come ci ha insegnato Costantino. E come Bruno ci ha saputo raccontare.

 

Un’altra immagine dell’omaggio a Rozzi

 

 

 

 


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