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Samb, adesso che tutto è perso è anche tutto chiaro: ma non ha senso mollare, questa è una prova di maturità

SERIE D - Analisi del momento negativo dei rossoblù da quale però si traggono delle risposte importanti in merito agli uomini da impiegare o meno, tanto che entrambe le formazioni di Alessandrini hanno subito una metamorfosi dai cambi, purtroppo non confermati nella formazione titolare contro il Notaresco, segno che, come ha detto il mister, al di là dei moduli sono effettivamente gli interpreti quelli che contano, e infortuni e prestazioni adesso conducono a un 11 quasi obbligato, con poco rischio di sbagliare
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Martiniello in azione (foto Us Sambenedettese)

 

di Pier Paolo Flammini

 

Da -2 a -5 in trenta secondi: tanto è passato dalla traversa colpita da Martiniello, con l’urlo strozzato in gola ai 5 mila del “Riviera” perché tutti si aspettavano la rete gonfia e invece è andata come andata, al contropiede del Notaresco che ha messo in ginocchio la Samb. Legno, quello preso dall’attaccante, che ha ricordato altri due episodi analoghi degli ultimi trent’anni: la traversa colpita da Di Giannatale contro la Juve Stabia nel 1994, e sul ribaltamento di fronte gol del sambenedettese Lunerti che estromise la Samb da un posto play off. E nel 2009, il palo colpito da Morini nello spareggio contro il Lecco e subito dopo il gol, viziato da un fallo di mano certo, con conseguente retrocessione della Samb. In entrambe le occasioni però la società rossoblù era inesistente, tanto che arrivarono due cancellazioni. Stavolta le cose sono un pochino diverse, finalmente.

 

Diremmo altro, si sarebbe detto altro, in caso di gol, in quella e in altre occasioni dei 25 minuti giocati dalla Samb con l’intensità dovuta. E questo fa capire che sì, ha ragione Alessandrini, è parzialmente colpa del modulo ma è responsabilità degli interpreti e, aggiungiamo noi, di interpreti messi nelle condizioni di incidere al meglio delle loro possibilità.

 

Il campionato, per quanto riguarda la prima posizione, è appeso a un filo, e quel filo passa per la vittoria dello scontro diretto del 14 aprile, per forza, e poi un altro sgambetto strada facendo. Ma i rossoblù non hanno più alibi. Vediamo dunque ciò che di buono e di meno buono ci ha detto la sconfitta contro il Notaresco.

 

BENE E MALE – Pare assurdo – e qui, almeno, il confusionario Alessandrini della formazione titolare sembra abbia anche lui capito, i cambi erano eloquenti in questo – ma la partita di domenica ha dato molte risposte. La prima, fondamentale: a centrocampo servono degli incontristi. Uno, o possibilmente due. L’infortunio toglie di mezzo Bontà, per ora, e la prestazione toglie di mezzo Paolini: e dire che sui due centrocampisti offensivi arrivati dalla Serie C si erano costruite le speranze di un 4-3-3 che ha faticato sempre proprio per le loro assenze ormai croniche e definitive o quasi.

 

Altro dato: giocare con Fabbrini in appoggio al centravanti non funziona. Lo si era visto a Termoli, dove pure una mediana in parte più equilibrata (si veda capitolo Senigagliesi) e con Tomassini aveva fatto sì che la Samb stazionasse costantemente nella zona d’attacco, tranne che per i primi 15 minuti della ripresa, ma il centravanti fosse terribilmente solo. Averlo riproposto contro il Notaresco è stato un errore, e se per 60 minuti, sia a Termoli che col Notaresco, la Samb non ha mai tirato davvero in porta con questa accoppiata, è una deduzione che Alessandrini non potrà non fare sua.

 

Ancora: Senigagliesi. Magari non è al massimo della forma, ma il giocatore ammirato – e malamente sostituito poi… – quando davanti a lui giocavano assieme Tomassini e Martiniello era un altro rispetto a quello precedente. Si è visto che non ha i tempi del trequartista, almeno in una squadra che deve attaccare. Ma anche i suoi movimenti sono stati sempre difficoltosi. Almeno a Termoli Alessandrini ci aveva sorpreso schierando Senigagliesi mezzala: oltre al gol con un inserimento centrale (forse la cosa ha condotto in errore il tecnico senigalliese d’adozione), nel primo tempo era stato tra i migliori e l’asse tra lui e Zoboletti aveva funzionato molto bene. Strano che Alessandrini, allenatore navigato, sia venuto meno a un criterio fondamentale del calcio: squadra che vince non si tocca.

 

Perché da Termoli gli era arrivata buona la posizione di Senigagliesi, quella di Mbaye mezzala (vero, non ha piedi da finisseur, ma ha un gran fisico e coi suoi colpi di testa ha messo in difficoltà la difesa del Notaresco: sceglierlo per l’esordio vincente e poi relegarlo in panchina non è stata scelta felice), l’indicazione dello stato di forma approssimativo di Paolini, quello di una coppia di centravanti che si trovano molto bene. E aggiungiamo: anche quella di Fabbrini trequartista.

 

Infatti è strana la situazione che si è originata: il cambio modulo, con Battista infortunato, era quasi nelle cose e Fabbrini è l’unico trequartista nella rosa, preso a gennaio non per interpretarlo da titolare ma per giocare in quel ruolo negli scampoli finali di gara, quando, magari, serve chi porta palla centralmente, guadagna punizioni e fa dribbling. Invece in due partite, con quel modulo, sono stati improvvisati trequartisti giocatori che non ne hanno le caratteristiche. Fabbrini ci ha giocato solo nella mezz’ora di Termoli, con buoni risultati perché sul 2-1 per la Samb ha tenuto palla alta facendo guadagnare metri e secondi.

 

Alessandrini, arrivato per dare una scossa, ne ha voluto dare un’altra dopo un esordio in una trasferta molto insidiosa in cui qualche esperimento era concesso, non si capisce il motivo delle nuove trovate.

 

Riportare per forza Senigagliesi in mediana, rispolverare Scimia o Pietropaolo (con Ascioti in porta?) o Tourè/Mbaye a centrocampo, oppure lo stesso Pietropaolo come congiunzione tra centrocampo e attacco (non per forza partendo centrale, servono anche tanti cross avendo due centravanti come Martiniello e Tomassini), preservare Fabbrini per il finale, sono tutte soluzioni che si impongono quasi per forza nella trasferta di domenica contro la Matese, ultima in classifica ma con un prato di gioco in condizioni pessime.

 

Altra rivoluzione (a sto punto…) sarebbe quella di andare con un trio difensivo, avanzare un Pagliari in difficoltà nella fase difensiva, spostare Senigagliesi come quinto destro di centrocampo e accoppiare Scimia e Pietropaolo come mezze ali dietro ai due centravanti. Non sappiamo però se questa soluzione sia praticabile in così poco tempo.

 

Non c’è più tempo? Forse è vero, ma il calcio regala sorprese e nelle ultime tre partite il Campobasso ha sicuramente perso la brillantezza di un mese fa, ha vinto ma senza brillare contro Tivoli e Avezzano e pareggiato a Fano. Cinque punti sono tantissimi, ma sia Campobasso che Samb in questa stagione li hanno annullati in due soli incontri. Era un’altra Samb? Certo, ma proviamola per una volta col doppio incontrista in mediana, e così ci togliamo lo sfizio di sapere se sbagliamo tutti noi (Massi compreso) o gli allenatori.

 

Un anno fa, dopo le stesse giornate di questo campionato, il Pineto aveva 9 punti di vantaggio sulla Vigor Senigallia che si è portata a -2 a una giornata dalla conclusione, tanto per capirci. Se poi il Campobasso, che in attacco si regge solo sulla vena di Di Nardo (9 gol), sarà più forte, tanto di cappello. A quel punto, con serenità l’ambiente dovrà affrontare i play off e, se tutto dovesse andare male, programmare la prossima stagione. Figuriamoci se la Samb, con tutto quel che ha finito, finisce sulla traversa di Martiniello.


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