di Luca Capponi
“Non ci guarderemo indietro mai” è il titolo di uno dei loro brani più noti. Dopo 25 anni, però, dare uno sguardo al passato può risultare atto doveroso oltre che utile per rendersi bene conto fin dove si è arrivati. Lo sanno bene i Negrita, pronti a raccontare in musica un percorso entusiasmante, partito nel 1994 con il super singolo “Cambio”, direttamente dal palco del PalaRiviera, il prossimo 22 maggio alle 21 (biglietti sui circuiti TicketOne).
Mac, Pau e Drigo
«Non l’avremmo mai immaginato ma lo abbiamo sempre sognato -racconta il chitarrista Enrico “Drigo” Salvi-. La nostra è un’attività talmente frenetica che raramente troviamo il tempo per fermarci e fare considerazioni o bilanci. Questo momento, però, è quello giusto, ed è bellissimo vedere che attraverso la musica e grazie all’amicizia siamo riusciti a fare il giro del mondo tante volte e a trasformare le nostre esperienze in canzoni che poi sono diventate cartoline musicali arrivate a molti, è magnifico rendersene conto».
Lo spettacolo live previsto in Riviera li vedrà dunque inevitabilmente alle prese con un’opera vasta e vivace, tra singoli rimasti nell’immaginario e dieci album in studio, di cui lo stesso Drigo, che insieme a Paolo Pau Bruni (voce) e Cesare Mac Petricich (chitarra) è l’unico rimasto del nucleo originario della band, svela qualche anticipazione: «Il tour unplugged del 2013 ci piacque tantissimo, lo chiudemmo col pensiero di ripeterlo prestissimo. Purtroppo però quando hai un album di inediti sei necessariamente portato a proporre un live tradizionale. Qui invece abbiamo una raccolta, quindi possiamo attingere dal nostro repertorio riarrangiandolo in una chiave che a noi piace molto, in un contesto di teatri, arene e piazze storiche che dopo le prima date sta dando risultati straordinari con un sold out dopo l’altro. Daremo spazio alle nostre hit ma ci sarà anche occasione per rispolverare brani mai usciti come singoli ma comunque significativi. Ce ne sono tanti, mi viene in mente “Il libro in una mano, la bomba nell’altra” che fu un pezzo disertato dalle radio perché aveva un testo scomodo; nell’album “HELLdorado” aveva vestito aggressivo che ora si fa estremamente rarefatto e sofisticato, in questo modo le parole emergono di più. Poi ci sono “Luna”, “Hemingway” e la stessa “Cambio”, ma citarli tutti è impossibile, ne abbiamo preparati davvero tanti al fine di cambiare scaletta ogni sera».
Tanti gli episodi da ricordare per i Negrita. Alcuni belli, altri meno, come l’addio del primo storico batterista Roberto Zamagni, avvenuto nel 2003. «Fu il primo vero momento di crisi, difficile da affrontare anche perché il nostro modo di comporre è sempre stato quello di jammare in sala prove -continua Drigo-. Mancando lui non sapevamo come saremmo andati avanti. Arruolammo un altro batterista ma anziché chiuderci in studio accettammo un tour in Sud America, in luoghi che ci sono sempre risultati affascinanti, anche per via di cinema e letteratura. Fu una sorta di Erasmus incredibile ed entusiasmante tra Brasile, Cina, Argentina e Uruguay. Lì ci siamo resi conto che non lasciarsi contaminare e non far tesoro di quell’esperienza sarebbe stato un grande spreco. Proprio da quel viaggio nacque “L’uomo sogna di volare” (2005), disco che fu ricevuto come cosa scioccante per chi era abituato alle nostre sonorità; lo stesso singolo omonimo e “Rotolando verso sud” sono poi diventati dei classici, dandoci modo di pensare che la formula di cercare influenze in generi periferici rispetto al rock anglosassone fosse quella giusta».
Mick Jagger
Proprio “Rotolando verso sud” viene scelto da Drigo come uno dei brani più identificativi dei Negrita: «Sia la canzone che il video sono riusciti a spiegare in maniera perfetta il nostro spirito artistico e di vita, cioè il contaminarsi e il vivere il mondo nei luoghi reali e non davanti a un pc».
Uno spirito che 25 anni or sono trovò ispirazione nella mitica epopea dei Rolling Stones. «Jagger e soci presero il nome da un pezzo blues di Muddy Waters, noi l’abbiamo preso da…una canzone loro -racconta il chitarrista-. Per noi sono stati fondamentali, così come molti altri gruppi; non siamo mai riusciti ad incontrarli di persona anche se li abbiamo visti tante volte dal vivo. Scegliemmo di ispirarci alla canzone “Hey! Negrita” anche per via della radice “negra” del nome, sentirci chiamare un po’ negri ci è sempre piaciuto. Siamo nati con un imprinting da rock band classica ma ascoltiamo anche altra musica, i Rolling sono stati il nostro punto di contatto anche per via delle dinamiche umane che evolvono all’interno di un gruppo».
Un’immagine del mitico film “Tre uomini e una gamba”
Lo ribadiscono, i Negrita, che dalla contaminazione e dal contatto tutto prende le mosse, soprattutto l’arte. Soprattutto in tempi di musica “usa e getta”. «La gente coi nostri gusti musicali -ribadisce Drigo- può stare tranquilla, il mondo della musica è pieno di corsi e ricorsi storici; guardate gli anni ’80 e il grunge, ad esempio. I suoni e le storie che vanno per la maggiore oggi, fatti da giovani per i giovani, rischiano di rimanere un fenomeno effimero. Noi veniamo da un contesto musicale diverso dove si suonava nei club, dove si usciva respirando creatività, cosa che oggi avviene molto meno perché si preferisce restare incollati allo schermo del telefono o ad un monitor, perdendo il contatto con la realtà».
Un mondo sovraesposto, talmente tanto da risultare a dir poco “strano” per chi come loro ama poco apparire. «Quasi tutti conoscono i nostri brani ma non è necessariamente detto che la cassiera del supermercato ci riconosca quando ci incontra, anzi». Parte della fama, e molta visibilità, arrivò arrivò ai tempi di “Tre uomini e una gamba” e “Così è la vita”, i film più visti del periodo 1997-1998; per il primo il trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo volle “Ho imparato a sognare“, mentre per il secondo affidò tutta la colonna sonora ai Negrita, trascinata dal singolo “Mama maè”. «Vero- conclude sorridendo Drigo- quello è stato un momento importante, i due film sbancarono il botteghino e ci dettero tanto, al punto che io…mi comprai una Bmw!».
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