Grazie al contributo di gruppi di lavoro costituiti da imprese, associazioni di categoria, ordini professionali e istituzioni, la Regione Marche ha approvato il nuovo prezzario delle opere pubbliche per l’anno 2022, con cambiamenti coerenti con quelli auspicati dagli stakeholder in un mercato in continua evoluzione.
Francesco Balloni
Diversi i capitoli aggiornati e implementati, con l’adeguamento delle risorse elementari ai prezzi individuati dal Ministero delle Infrastrutture e un contestuale adeguamento dei costi della manodopera.
«Un’importante e necessaria opera di aggiornamento per consentire alle aziende di lavorare nelle migliori condizioni – commenta Francesco Balloni, direttore della Cna -. Cerchiamo quotidianamente di farci portavoce dei nostri associati e delle loro istanze, segnalando di volta in volta agli enti preposti le potenziali migliorie da apportare dopo aver condiviso le nostre riflessioni con gli imprenditori del territorio».
Se l’aggiornamento del prezzario regionale – scaricabile dal sito della Cna – costituisce senza dubbio un primo passo importante in ottica regolamentazione, sulla scia dell’ordinanza 118 del 7 settembre 2021 emanata dal commissario straordinario per la ricostruzione Giovanni Legnini è necessario intensificare gli sforzi istituzionali per consentire a chi fa impresa di portare avanti lavoro e investimenti per il bene di tutto il territorio.
A proposito di imprenditori e tutele, infatti, uno dei fattori che in questo momento determinante per la ripresa delle attività rischia di condizionare la ripartenza delle aziende sia a livello nazionale che locale è proprio l’impennata dei costi dell’energia e delle materie prime, che al giorno d’oggi mettono trasversalmente in seria difficoltà il mondo del lavoro e, in particolare, settori chiave del tessuto imprenditoriale piceno come quello manifatturiero e delle costruzioni.
Emidio Bernardini e Alessandro Alesiani
Al di là del significativo allungamento dei tempi di consegna, le percentuali di rincaro di metalli, legname e plastiche impongono infatti una severa e inderogabile riflessione, con un rialzo che oscilla attorno al 40% per i laminati e il legno di abete, al 37% per l’acciaio inox e al 30% per alluminio e polipropilene.
Lo conferma anche un’indagine condotta dalla Cna su un campione rappresentativo dell’artigianato e della piccola impresa italiana, dalla quale emerge una serie di interessanti indicazioni per comprendere le principali problematiche che oggi affliggono il tessuto imprenditoriale nel tentativo di individuare al più presto una soluzione.
In questo senso, solo il 5,4% degli intervistati prevede che l’economia italiana tornerà ai livelli pre- pandemia, con un 18,3% che confida invece nella ripresa pur ritenendo che le perdite saranno recuperate solo in parte. Toni più fiduciosi se si parla delle aspettative sui risultati 2022 relativi alla propria impresa con oltre il 40% del campione a indicare risultati in crescita, ma è evidente come la necessità di far fronte agli indiscriminati aumenti delle ultime settimane stia mettendo in seria difficoltà le aziende.
A questo proposito, se secondo il 41,8% degli intervistati è l’acuirsi della pandemia a spiccare tra i principali fattori di rischio per la ripresa economica, la stessa percentuale indica la scarsità di materie prime e semilavorati come una delle problematiche più serie, con un 42% che invece vede nelle tensioni inflazionistiche e nel caro-bollette la principale minaccia per la ripartenza.
«La situazione è preoccupante – conferma Emidio Bernardini, presidente Cna Costruzioni Ascoli -. È necessario che le istituzioni tendano al più presto una mano alle imprese, intervenendo direttamente sulla reperibilità dei materiali e su un caro prezzi ormai generalizzato».
«Quello degli aumenti – aggiunge il vicepresidente Alessandro Alesiani – rappresenta un tema prioritario per il mondo della piccola impresa, che di questo passo rischia di finire schiacciata dai costi di gestione nonostante il trend di ripresa registrato lo scorso anno. C’è bisogno di un piano ecosostenibile, in modo da incentivare le aziende a fare ricorso alle energie rinnovabili per continuare ad essere competitive».
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