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Ricostruzione, la misura è colma
Da Arquata la lettera a Conte:
«Il tempo delle promesse è finito»

POST SISMA - Associazioni e comitati non mollano di un centimetro. E si appellano con perentorietà al premier: «Non ci sono più alibi, se i terremotati rappresentano davvero la priorità, dimostratelo. Negli ultimi tre anni si sono succeduti alla guida del Paese tutti i maggiori partiti, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti»
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di Luca Capponi 

Finiti gli alibi, finite le scuse, finito il tempo delle visite. La misura è colma, oggi più che mai. Nelle zone terremotate del centro Italia, e il Piceno non fa eccezione, la ricostruzione non è mai partita. E siamo già al quarto governo in tre anni: Renzi, il meno coinvolto per questioni di tempo (è rimasto in carica fino al dicembre 2016, ancora in piena emergenza), Gentiloni (fino al giugno 2018) e il doppio Conte, prima con Lega-Movimento 5 Stelle e da qualche giorno con Pd e gli stessi pentastellati. E’ proprio a quest’ultimo (e al commissario straordinario per la ricostruzione Piero Farabollini, oltre che al Consiglio dei Ministri) che il comitato “Ricostruire Tufo” e le associazioni “Arquata Futura” e “Pescara onlus 24/08/2016” hanno indirizzato una lettera dai toni forti.

Tonnellate di macerie ancora da rimuovere nel Piceno (foto Vagnoni)

«Il grido di dolore e di rabbia che si alza dal cratere è ogni giorno più forte -si legge nel documento-. Ci sembra ora che si sia chiuso un cerchio tornando al punto di partenza, con gli stessi attori che avevano proclamato  “non vi lasceremo soli”. Ed è sempre più intensa la sensazione di abbandono al nostro destino. Negli ultimi tre anni, al governo dell’Italia, si sono succeduti i maggiori partiti del panorama politico con tutti i protagonisti impegnati nella gestione del post-terremoto e della ricostruzione, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti».
«Nella prima fase -continuano gli arquatani- i due commissari straordinari che si sono succeduti (Errani e De Micheli, ndr), unitamente ai governi in carica, hanno prodotto, oggettivamente ed unicamente, una straordinaria marea di ordinanze, decreti, provvedimenti, che, di fatto, hanno reso e rendono la ricostruzione impossibile. Un dedalo inestricabile di norme di enorme difficoltà interpretativa ed attuativa anche per i tecnici più navigati. Successivamente, dopo le ultime elezioni politiche, con un nuovo commissario straordinario  affiancato da un rappresentante del nuovo governo (il sottosegretario Vito Crimi, ndr), sono partite consultazioni e incontri con i sindaci, presidenti di regione, direttori degli Uffici speciali per la ricostruzione, rappresentanti dei comitati e associazioni dei cittadini e ordini professionali, alla fine dei quali si aveva un quadro esatto  delle problematiche che impedivano una partenza significativa della ricostruzione e delle soluzioni necessarie da adottare nell’immediato».

Conte durante l’ultimo discorso alla Camera dei Deputati in cui ha ribadito come prioritaria la ricostruzione

«Nonostante le promesse fatte -è l’amara conclusione- e la possibilità di inserire delle norme specifiche, concordate durante la serie di incontri, nei diversi decreti emanati dal nuovo governo si è prodotto il nulla, vuoto totale (con timidi e irrilevanti provvedimenti che non potevano produrre effetti rilevanti). Le tante promesse sono state puntualmente e, secondo noi, colpevolmente disattese».
«Ora non ci sono più alibi, non ci sono più scuse, il tempo delle promesse è scaduto, non crediamo più a nessuno -ribadiscono le associazioni-. Se nel vostro “umanesimo” i terremotati del centro Italia rappresentano la priorità, dimostratelo, senza aspettare valutazioni, considerazioni, attribuzioni e quant’altro, con fatti concreti e più che immediati, evitando, se possibile, ulteriori visite o passerelle fini a se stesse, celate dallo scudo del ruolo istituzionale. Saremo ben felici se tornaste dopo aver prodotto una reale svolta nella deriva di abbandono che stiamo vivendo».

«Confondere la pazienza e il dignitoso silenzio delle popolazioni martoriate con una sorta di rassegnazione o sudditanza dovuta e imposta sarebbe, da parte vostra, un imperdonabile errore -concludono-. Non sottovalutate la forza, la rabbia, il dolore di una grande parte del centro Italia ferito gravemente, ma non morto. Ci era stato promesso  “non vi lasceremo soli”, bene, vi aiuteremo a tenere fede a questa promessa inviandovi ogni settimana una richiesta di aggiornamento sullo stato dell’arte. Il disturbo o fastidio eventualmente arrecatovi non è neanche lontanamente paragonabile a quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo, e, se ci riterrete degni di risposta, onorerete quella promessa fatta non solo nei confronti delle vittime del terremoto, nei nostri confronti e nei confronti dei nostri e vostri figli, ma soprattutto nei confronti dei nostri avi che hanno costruito la storia, la cultura, l’identità, le tradizioni dei nostri luoghi e che hanno combattuto per quegli ideali che oggi permettono a voi di essere protagonisti e ricoprire quel ruolo di altissimo impegno morale a servizio dei cittadini. I governi passano, la storia rimane, noi non molleremo nè ora nè mai».

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