I sindaci del Piceno di ritorno da Roma:
«Posizioni troppo distanti
tra noi e il Governo
Se non cambierà qualcosa in 15 giorni,
scenderemo in piazza»

ROMA - Oggi, dall’incontro per cercare un punto d’incontro “risolutivo” sul fronte della Ricostruzione e della conseguente rinascita dei paesi terremotati, i primi cittadini sono tornati delusi. A riceverli Vito Crimi, delegato al sisma ma poi decaduto nel primo Governo Conte il quale, da come hanno raccontato i presenti, ha rimandato al mittente tutte le critiche, difeso l’operato dei legislatori e definito il decreto contestato una svolta. Le proposte emerse sono contenute in un documento che il presidente Anci, Antonio Decaro, ha chiesto di inserire nel "Milleproroghe". Petrucci: «Se le nostre richieste verranno accolte, questo non sarà stato un viaggio inutile»
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I sindaci del Piceno e del Fermano a Roma

di Maria Nerina Galiè

Il Governo non si sta muovendo, quindi lo hanno fatto loro, i sindaci del cratere di Marche, Abruzzo, Lazio e Umbria, partiti oggi 15 gennaio per Roma con l’intento di esprimere tutto il loro dissenso verso l’ultimo decreto sisma, «non risolutivo, in quanto non toglie ma nemmeno aggiunge» per agevolare la ricostruzione e quindi la vita stessa dei paesi danneggiati dal sisma del 2016. Tantissimi i primi cittadini del Piceno, tra cui Marco Fioravanti di Ascoli, Aleandro Petrucci di Arquata del Tronto, Giovanni Borraccini di Rotella, Augusto Curti di Force, Sante Stangoni di Acquasanta Terme, Francesca Grilli di Montemonaco, Antonio Del Duca di Montedinove, Fabio Salvi di Venarotta, Fabio Polini di Castignano, Matteo Terrani di Folignano e Sergio Fabiani, sindaco di Montegallo e presidente della Provincia di Ascoli. C’erano per il Fermano Domenico Ciaffaroni di Montefortino e Antonio Vallesi di Smerillo. Erano presenti la Regione Marche con la vice presidente Anna Casini e l’Anci che ha promosso la riunione, con il coordinatore nazionale Antonio Decaro, regionale Maurizio Mangialardi e Francesco Ameli regionale giovani e consigliere comunale di Ascoli.  Molti assenti, e volutamente, i sindaci del Maceratese. A riceverli nella sede del Pio Sodalizio dei Piceni, Vito Crimi attuale vice ministro all’Interno, delegato per il sisma ma poi decaduto con il primo Governo Conte al sisma. «Non era il rappresentante istituzionale che ci aspettavamo – ha detto Borraccini – ma è l’unico che ci ha messo la faccia, dimostrando impegno, ma purtroppo scarsi risultati».

Il sindaco di Acquasanta, Sante Stangoni

Dal racconto dei sindaci, Crimi ha rimandato al mittente tutte le critiche, difeso l’operato dei legislatori e definito il decreto contestato una svolta sul fronte della ricostruzione. Unanimi i commenti a caldo dei partecipanti all’incontro che ha registrato anche momenti di tensione e toni piuttosto accesi. «Le posizioni di sindaci e i rappresentanti del Governo sono molto distanti – ha commentato un amareggiato Sante Stangoni –. Pensano di aver fatto molto ma non è così. Sono emersi temi caldi come le zone economiche speciali, ma per queste cose occorre tempo. Ed il tempo è finito. Abbiamo concesso loro 15, 20 giorni al massimo per risolvere il problema delle macerie e apportare modifiche sostanziose al decreto. Se non accadrà niente, scenderemo in piazza insieme con i nostri cittadini». La sintesi dell’incontro, con le proposte emerse, è contenuta in un documento in più punti che il presidente dell’Anci Decaro ha presentato nell’audizione di questo pomeriggio, per essere inserito all’interno del Decreto Milleproroghe. Sarà quella l’ultima chance per il Governo.

Aleandro Petrucci (Foto Vagnoni)

«Abbiamo esaminato tutto il decreto sisma, che è pure difficile da capire, evidenziando tutto ciò che non va bene – ha detto Aleandro Petrucci che è anche referente Marche per la Cabina di coordinamento – ma non è la prima volta che facciamo incontri e proposte. Adesso siamo davvero stanchi e le cose devono cambiare. Se le nostre richieste saranno accolte, oggi il viaggio non sarà stato inutile».

«Non vogliamo più essere vittime di burocrati e per sbloccare davvero una situazione insostenibile occorre un’interlocuzione che valorizzi il contributo finora spesso non ascoltato che viene dai sindaci». E’ in linea con i sindaci delle quattro regioni terremotate Maurizio Mangialardi che ha definito l’assemblea odierna «molto importante e significativa a conferma l’unità dei sindaci del cratere». «Le fughe in avanti non servono. Il problema è politico e uniti abbiamo la capacità di risolverlo perché con il Governo l’interlocuzione è aperta come ha ribadito anche lo stesso Crimi».

«Torniamo a casa così come siamo venuti – ha raccontato Borraccini – senza una prospettiva di schiarite all’orizzonte. Delusi e amareggiati, pronti però a preparare una nuova protesta».

«Ho scelto, come sempre, dal 24 agosto del 2016, di stare a fianco dei sindaci marchigiani del cratere e sono oggi qui a rappresentare la Regione», ha sottolineato la Casini denunciando le criticità emerse nel decreto sisma, «le stesse che ribadiamo, inutilmente, da tre anni. Senza lo snellimento della ricostruzione pubblica e privata, senza la stabilizzazione dei tecnici assunti e formati, senza una loro implementazione organica, non si va da nessuna parte. Questi sono i veri problemi che ostacolano la ricostruzione e che il decreto sisma non affronta. Altre questioni sono state recepite, ma queste, essenzialmente politiche, cioè di scelte strategiche per accelerare i lavori, sono rimaste insoddisfatte. Senza la loro attuazione, le aree interne appenniniche terremotate non potranno avere quel rilancio che Regioni e comunità locali chiedono con forza».

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