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Coronavirus, Nardini: «Piceno fortunato,
ma se non avessimo avuto due ospedali?»

EMERGENZA - Il capogruppo all'Arengo di "Ascolto & Partecipazione" riapre il dibattito sulla nuova struttura di Pagliare. Elogi per l'Asur perché ha istituito due percorsi differenziati, No Covid e Covid, tra Ascoli e San Benedetto. «A Fermo con difficoltà si sono separati i percorsi e una quota importante del personale si è infettata diventando esso stesso fonte di infezione»
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Emidio Nardini

Che cosa sarebbe accaduto se avessimo dovuto affrontare l’emergenza Covid 19 esclusivamente con un unico ospedale e magari con la metà dei posti di rianimazione attualmente disponibili? A porre la domanda è il capogruppo all’Arengo di “Ascolto & Partecipazione” Emidio Nardini.

Il quale, evidentemente, si riallaccia alla decisione della Regione (rimarrà ferma?) di realizzare un nuovo ospedale per acuti a Pagliare.

«Anche oggi, 7 maggio, si registra nella nostra regione e a livello nazionale – afferma Nardini, cardiologo, esperto di problemi sanitari – un trend in discesa di nuovi malati o infetti da Covid 19 (0,6%).

Un operatore addetto ai prelievi dei campioni

A questo corrisponde un aumento rassicurante di guariti e di dimessi sia dalle degenze ordinarie che dai reparti di intensiva e semi-intensiva. È comunque necessario mantenere ancora alta la guardia. Le modalità di trasmissione dell’infezione da Coronavirus e la sua virulenza non ci possono lasciare tranquilli.

L’impossibilità di disporre di un vaccino e di cure specifiche e testate attive sul virus, o sulla patogenesi della malattia, non ancora del tutto ben conosciuta, riafferma come la prevenzione della malattia con il distanziamento sociale e una pronta azione sul territorio siano ancora le principali armi di cui disponiamo».

Nardini cita poi il professor Andrea Crisanti virologo dell’Università di Padova:

«Ogni ricovero in rianimazione è un fallimento della strategia di contrasto al Coronavirus».

«La nostra provincia – riflette allora il capogruppo di A. & P. – diciamo che è stata fortunata.

Siamo stati appena sfiorati da una pandemia che ha portato lutti, soprattutto al nord del nostro Paese, e rischia di farci precipitare in una crisi economica e sociale senza precedenti.

L’ospedale “Mazzoni” di Ascoli

Le ragioni di questo coinvolgimento marginale sono probabilmente molteplici e non sta a noi sviscerarle. L’epidemia è scoppiata dapprima al nord ed è scesa verso sud, colpendo in maniera grave il nord e il centro delle Marche.

Nella nostra Provincia abbiamo avuto modo di provvedere tempestivamente al distanziamento e forse ha giocato a nostro favore anche una certa marginalità territoriale rispetto alle grandi vie di comunicazione.

Un aspetto che secondo noi ha fatto la differenza può essere stato quello di poter disporre nel nostro territorio di due ospedali.

L’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto

Uno è stato dedicato ai pazienti Covid 19 (San Benedetto del Tronto) e l’altro (Ascoli Piceno) alle mansioni ordinarie.

Va dato atto all’azione della Direzione dell’Asur, che ha stabilito due percorsi differenziati, se non c’è stato quello che è successo con i primi casi di infezione al nord dove ospedali e Rsa sono diventati centri di propagazione del contagio. Basti vedere ad esempio, per quel che ci riguarda, l’esperienza dell’ospedale di Fermo (sia Covid sia no Covid) dove con difficoltà si sono separati i percorsi e una quota importante del personale si è infettata diventando esso stesso fonte di infezione. Tutto questo da noi non è successo perché nel nostro territorio avevamo due presidi ospedalieri».

Chiaro il messaggio: attenti a riorganizzare la sanità del Piceno al ribasso.

 

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