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Omicidio Cianfrone:
nessuno è stato fermato,
non ci sono indagati

SPINETOLI - I Carabinieri stanno continuando ad ascoltare decine di persone, recandosi nelle case o convocandole in caserma. Indagini incentrate sull’incrocio dei dati su chi mercoledì mattina si trovava nei pressi della ciclopedonale e anche su tutti i possessori di moto della zona, alcune beccate senza assicurazione e quindi sequestrate. Ci sono diverse ore di immagini delle videosorveglianze da controllare: un lavoro meticoloso ma anche lungo
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di Andrea Ferretti

Nessuna persona è stata fermata e non ci sono indagati. E questo, se da una parte delude chi avrebbe voluto gli assassini già in carcere, dall’altra sgombera, almeno per ora, il campo dai fantasmi.

L’omicidio di Antonio Cianfrone resta ancora avvolto nel mistero. I Carabinieri sono al lavoro per dipanare la matassa dopo l’agguato di mercoledì mattina nel quale è stato ucciso, sulla ciclopedonale che collega Pagliare del Tronto e Stella di Monsampolo, l’ex vice comandante della Stazione dei Carabinieri di Monsampolo del Tronto. Una vera e propria esecuzione quella del 3 giugno nella zona di San Pio X.

Una vicenda sul cui movente si sta sempre più intensificando, giorno e notte, l’attività degli investigatori dell’Arma.

Nel popoloso centro della vallata del Tronto, ma non solo, non si parla d’altro. Ovvio che sia così. E sulla bocca di tutti spuntano nomi, riferimenti e perfino particolari, spesso frutto di una inevitabile psicosi collettiva.

Subito dopo il fatto, in tanti hanno tirato fuori la brutta storia che tra il 2014 e il 2015 aveva coinvolto l’ex carabiniere e il comandante della sua Stazione, entrambi arrestati per una serie di reati, la cui memoria è ancora viva negli abitanti della vallata del Tronto. Una vicenda che coinvolse anche altre persone. Fin dall’inizio, però, gli stessi Carabinieri – e oggi a “Cronache Picene” anche l’avvocato Nazario Agostini che ha difeso Cianfrone in quel processo – hanno escluso qualsiasi legame tra i due fatti.

Ieri, venerdì 5 giugno, l’attenzione si era decisamente spostata su quanto avvenuto a Pagliare e San Pio X, le due frazioni di Spinetoli che si estendono dalla Salaria al Tronto, proprio dove c’è la ciclopedonale. Nel mirino la moto di un ventenne che abita a San Pio X, sequestrata poiché sprovvista di assicurazione. I Carabinieri sono entrati in azione prima a Pagliare, in Piazza Kennedy (dove si trovava il giovane), poi a San Pio X nella casa dove vive con il padre e la madre. E dove, nel garage, c’era la moto. E’ avvenuto tutto in pieno giorno, di fronte a tanta gente. Il resto… è andato da sé.

Ma quella che stanno mettendo in atto i Carabinieri è una vera e propria “raccolta dati” che alla fine permetterà loro di tirare le somme. Quando? Non è sicuramente una questione di ore, forse nemmeno di giorni. Da visionare ci sono svariate ore di registrazioni delle videocamere non solo della zona. Ci sono anche della A14, poichè non si può ancora escludere che la moto abbia imboccato l’autostrada dopo pochi minuti essere scomparsa dai radar a Pagliare.

Quella del ragazzo di Pagliare non è l’unica moto “controllata” dai Carabinieri, che stanno procedendo con un lavoro a… esclusione. Nel senso che hanno rintracciato tutti i proprietari di moto residenti nella zona (Monsampolo, Castel di Lama, ecc). Almeno tre di queste sono state beccate sprovviste di assicurazione, e quindi poste sotto sequestro.

Certo è che se una delle moto individuate nella zona, dovesse saltare fuori ad esempio nelle immagini della videosorveglianza di un’altra zona, chi si trovava alla guida a quel punto qualche spiegazione dovrà fornirla. Il quadro, insomma, potrebbe cambiare. E la ruota girare a favore degli inquirenti. Ma si tratta di un lavoro meticoloso e, proprio per questo, lungo.

Il fatto che la moto sequestrata a casa del giovane di San Pio X abbia dato la “stura” a qualche conclusione affrettata, è solo perché è stato utilizzato un carro attrezzi per portarla via. Parlare di routine in questi casi stride un po’, ma tant’è.

All’appello dei Carabinieri “chi ha visto o sentito qualcosa, parli” sembra che abbiano risposto in pochi. Ecco il motivo per cui i militari continuano ad ascoltare le persone. Decine quelle che hanno ricevuto la “visita” a casa degli uomini dell’Arma. Numerose anche quelle che sono state convocate in caserma. Del resto siamo di fronte a un omicidio pluriaggravato, non un reato qualunque.

La zona del crimine continua a rimanere “cristallizzata”, a disposizione degli investigatori che sono più volte tornati sulla ciclopedonale e sulle strade e stradine che portano laggiù. Gli accessi restano off limits con transenne, nastri e cartelli di “zona interdetta al passaggio e divieto di accesso” firmati dal maresciallo maggiore Antonio Pasquale Iesce, comandante della Stazione di Monsampolo. Ironia della sorte, proprio quella dove per anni aveva prestato servizio Antonio Cianfrone.

(ha collaborato Claudio Felicetti)

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