facebook rss

Quasi 300 frane
rallentano la ricostruzione,
accordo per studiarle in tempi record
«Un salto di qualità per la sicurezza»

INTESA firmata oggi dal commissario Giovanni Legnini e dal segretario dell'Autorità di bacino dell'Appennino centrale Erasmo De Angelis. Primo investimento di 3,2 milioni. I comuni del cratere coinvolti sono 138: «In pochi mesi consegneremo un quadro chiaro del territorio». Nel Piceno censite 25 frane. I Comuni più a rischio Force, Castignano e Cossignano
...

 

Erasmo-De-Angelis-e-Giovanni-Legnini

Erasmo De Angelis e Giovanni Legnini

 

di Federica Nardi

“Non deve più accadere”, si dice ogni volta che un sisma o una frana o alluvione distruggono territori e spezzano vite. E l’obiettivo dell’accordo firmato oggi a Roma per lo studio dei dissesti franosi nei territori colpiti dai terremoti del 2016 in Centro Italia è proprio questo: «Un salto di qualità – spiega il commissario Giovanni Legnini – Vogliamo edifici sicuri per le future generazioni, altrimenti rischieremmo di sprecare risorse e di non prevenire tragedie future».

Gli attori dell’accordo, primo nel suo genere nell’ambito delle ricostruzioni, sono struttura commissariale e autorità di Bacino dell’Appennino centrale. Le risorse sul piatto al momento sono 3 milioni e 200mila euro, a cui si sommano le risorse umane e tecnologiche delle istituzioni coinvolte, comprese quelle le università delle quattro regioni terremotate. Per le Marche sono presenti l’università di Camerino e quella di Urbino. Il tutto, inoltre, in tempi record. Invece di tre anni o più, ci vorranno solo cinque o sei mesi per le prime valutazioni, in alcuni casi anche meno.

pericolo-frana-mappa

Uno screen di una delle mappe disponibili sul sito restartgis.it

Il territorio coinvolto dagli studi è enorme: «Si tratta – prosegue Legnini -, di 295 frane in 138 comuni del cratere (ne sono state censite 25 nella provincia di Ascoli, ndr), praticamente quasi tutti. Ci aspettiamo una cosa semplice ma straordinariamente attuale: stabilire dove si può ricostruire, dove no e dove intervenire con opere di mitigazione e contrasto al dissesto idrogeologico».
Una volta ultimati gli studi, potrebbero esserci ulteriori approfondimenti, e poi un aggiornamento rapido del Pai (Piano assetto idrogeologico) per sbloccare le ricostruzioni.

E dove non sarà possibile ricostruire? Legnini usa il termine “delocalizzare”, cioè spostare da un’altra parte una frazione o un borgo, con estremo pudore, e porta tra gli altri l’esempio della frazione Piobbico di Sarnano che è oggetto di studi proprio per capire se potrà essere ricostruita “dov’era, com’era”.

«La delocalizzazione è una decisione dolorosa che però, se presa, va fatta dopo aver saputo tutto ciò che c’è da sapere.

Per quanto riguarda Pescara Del Tronto si saprà nei prossimi giorni. E oggi firmiamo l’accordo con il comune Sarnano e Unicam per una frazione che da una primissima valutazione sarebbe da delocalizzare, Piobbico. Dietro queste decisioni ci sono storie di comunità che non bisogna mai smarrire».

firma-accordo-de-angelis-legnini

La firma dell’accordo

Lo studio dei dissesti è l’ultimo strumento del quadro della prevenzione, fortemente voluto da Legnini, oltre alla velocizzazione e semplificazione della burocrazia. Gli altri studi “preventivi” sono quelli di microzonazione, quasi ultimati ovunque, e quello delle faglie attive e capaci: «Nei mesi scorsi ci siamo dedicati a semplificare le procedure, i frutti li stiamo già vedendo e verificando. Nei prossimi giorni presenteremo un rapporto completo sulla ricostruzione pubblica e privata.

Al 31 dicembre 2020, l’anno della pandemia, noi abbiamo chiuso con 3.200 cantieri attivi e molti altri ce ne attendiamo nei mesi futuri. Gran parte della ricostruzione può prescindere da questi studi ma ci sono delle aree per le quali chiediamo qualche altro mese per una ricostruzione sicura per le proprie famiglie.

Vorremmo che lo Stato restituisse un patrimonio edilizio, abitativo e produttivo e di edifici pubblici sicuro e sostenibile».

Una firma storica quindi, non solo per il Paese ma anche nella biografia del commissario: «Appongo questa firma con una certa emozione. Da sindaco del mio piccolo paese ho firmato la messa in sicurezza per opere contro il dissesto idrogeologico. Ci fu una frana nel 1975 che provocò 500 morti e la totale distruzione del paese.

Il tema della sicurezza del territorio è nel mio Dna». Accanto a Legnini Erasmo De Angelis, segretario dell’Autorità di Bacino: «L’Italia è uno show room di rischi naturali. Ma il nostro destino non è aspettare che accadano bensì difenderci da frane, alluvioni, terremoti e dagli altri rischi. Possiamo farlo oggi. Abbiamo le competenze, le risorse e le tecnologie. Metteremo in campo un centinaio di tecnici, la nostra piattaforma tecnologica con controlli sia satellitari che sul campo. Nel nostro paese – ricorda De Angelis -, abbiamo 4 o 5 milioni di edifici che possono crollare anche per un sisma non importante. Abbiamo tutte le risorse disponibili per metterci maggiormente in sicurezza come Sisma bonus ed Eco bonus. In pochi mesi consegneremo un quadro chiaro del territorio: dove ci sono i rischi, dove è possibile iniziare la ricostruzione».

Scarascia-Mugnozza

A destra Gabriele Scarascia Mugnozza

Al tavolo della firma anche Gabriele Scarascia Mugnozza, docente di UniRoma e uno dei massimi esperti in materia.

«L’impostazione è assolutamente corretta – spiega il docente -. Le conoscenze e le competenze scientifiche sono a disposizione per poter impostare al meglio la ricostruzione.

La tecnologia ci può permettere, con buona certezza, di sapere quali aree sono in frana e quali invece non sono interessate da frane né oggi né in futuro».

La mappa dei dissesti è liberamente consultabile sul sito restartgis.it. Nella mappa che segnala la pericolosità frana sulle loca , Sefro, Monte Cavallo, Ussita e Castelsantangelo.

Il dato è calcolato sulla base dell’indice della pericolosità idrogeologica sia dal punto di vista delle frane che da quello idraulico. Nello specifico l’indice è stato calcolato sia facendo riferimento all’intera superficie comunale che alle sole località abitate come individuate dall’Istat. Può essere definito come il rapporto percentuale tra le aree soggette a pericolosità idrogeologica (da frana o da alluvione o considerate contemporaneamente) rispetto alla superficie comunale o alla superficie urbanizzata (località abitate) interessate dal fenomeno.

 

 



Articoli correlati


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




X