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Verso un nuovo 118 «Agli infermieri un ruolo centrale: non per sostituire i medici ma per essere spesi al meglio»

SANITA' - E' quanto emerso dalla presentazione dell'indagine condotta dal Siiet Marche, commentata da istituzioni e professionisti, sullo stato attuale del sistema di emergenza territoriale, punto di partenza per il rinnovamento. Tanti i temi trattati e condivisi gli obiettivi. Il nuovo modello sarà sostenuto, in Regione, da tre consigliere di altrettanti partiti diversi, Anna Casini (Pd) lo ha proposto, Anna Menghi (Lega) e Simona Lupini (M5S)
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Paolo Armillei

di Maria Nerina Galiè

 

Gli infermieri del servizio emergenza territoriale (Set) hanno passione, voglia di crescere professionalmente e competenze adeguate. Vorrebbero fare di più, in un contesto che definiscono ancora troppo “medico-centrico”.
I medici mancano, è vero, ma non è per questo che gli infermieri devono scendere in campo come parte “più” attiva nel soccorso. Quanto piuttosto affinché siano “spesi meglio”, proprio per quello che sanno fare.
Ed ancora: il Set nella Marche è un sistema molto frammentato, nella gestione delle centrali operative ma anche del paziente.

 

E’ il momento di proporre un modello di 118, uniforme e diverso.
Ma non è finita: il nuovo modello sarà sostenuto, in Regione, da tre consigliere di altrettanti partiti diversi, Anna Casini (Pd) lo ha proposto, Anna Menghi (Lega) e Simona Lupini (M5S) che hanno accolto con entusiasmo l’invito ad aprire la strada del cambiamento. E già oggi, 22 febbraio, a margine del Consiglio regionale, si metteranno al lavoro per presentare, insieme, un atto.
E’ tutto quanto emerso dall’incontro di ieri sera, via web, promosso dalla Società Italiana degli Infermieri di Emergenza Territoriale (Siiet) Marche, per presentare risultati di un’indagine condotta tra il primo febbraio 2020 ed il 28 febbraio 2021.

I dati, raccolti attraverso un articolato questionario, sottoposto ai colleghi, sono diventati oggetto di un survey, elaborato da Cristiano Calò e Paolo Armillei, rispettivamente membro del direttivo nazionale Siiet e referente delle Marche, oltre che operatore di “Piceno Soccorso”, la centrale operativa del 118 che risponde alle chiamate per Ascoli e Fermo. In collegamento, oltre alle tre consigliere, anche il presidente nazionale Siiet Roberto Romano, il vice Andrea Andreucci, Monica Mancini di “Cittadinanza Attiva”, Antonio Ciucani responsabile del 118 dell’Area Vasta 4, Mario Caroli referente del Gruppo Operativo Regionale Emergenza Sanitaria (Gores) e primario del Pronto Soccorso di Jesi, Daniele Orletti presidente dell’associazione nazionale Conducenti Emergenza Sanitaria (Coes), Laure Morganti, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche (Opi) di Ascoli e Angelo Aucello, segretario Opi di Pesaro.

 

Tanti i punti cruciali trattati e ben chiaro l’obiettivo degli esponenti Siiet, ampiamente condiviso dagli intervenuti, per pensare ad un nuovo servizio di emergenza territoriale nelle Marche. Per questo è decisivo abbattere le barriere.
Territoriali, allineando l’operatività tra le centrali operative, nel momento di rinnovare protocolli datati, in ragione di nuove competenze ed esigenze.

Roberto Romano

 

IL PUNTO ZERO«Prima dei correttivi, dobbiamo fare “il punto zero” – ha esordito il presidente Siiet Romano – cioè conoscere le varie realtà regionali. In questo momento storico sono in atto movimenti per rivedere totalmente il sistema. Dagli studi è emersa una compagine infermieristica molto variegata, tra regioni e regioni, ma anche tra province e province. Fatto che crea problemi di attesa per il cittadino che non sa cosa aspettarsi. La “Carta di Riva” ha messo dei punti fermi, a partire dall’esigenza di un “denominatore comune” per riscrivere il Set nazionale».

 

MEDICO E INFERMIERE – Sì, l’esigenza di sopperire alla carenza di medici, c’è. «La pandemia ha solo messo in evidenza un problema già noto da tempo», hanno ricordato in molti.
Ma non è per questo che si pensa ad infermierizzare le ambulanze.

Cristiano Calò

«L’infermiere non è un sostituto del medico, perché questo manca. Piuttosto perché l’infermiere, per competenza e profilo professionale, è in grado di erogare quelle prestazioni», ha rimarcato Andrea Andreucci.
Dallo studio Siiet infatti è emerso che molti infermieri hanno fatto master in area critica e corsi di specializzazione post laurea.

«Questo denota passione, voglia di imparare e mettersi in gioco, poiché sono competenze riconosciute a livello contrattale», ha sottolineato Calò. 

 

L’ESPERIENZA NEL FERMANO – Se sarà un infermiere – come è nella concreta visione degli infermieri addetti all’emergenza – a correre sul luogo di un incidente o di un malore, «il cittadino non deve pensare che sta ricevendo una prestazione meno qualificata».

Mario Caroli

 Lo ha detto il dottor Ciucani, forte dell’esperienza della prima auto infermierizzata nel Fermano, a Sant’Elpidio a Mare: «Abbiamo raccolto dati, in forma anonima e per 6 mesi in Area Vasta 4, dove ci sono e postazioni medicalizzate, una con ambulanza infermierisitica ed una con auto infermieristica. Su 2.900 attivazioni, 600 sono state esclusivamente postazioni infermieristiche. In quasi 500 di queste (oltre l’82%) l’infermiere ha portato a termine l’intervento senza chiedere l’automedica. E, nei restanti 100 casi in cui è stato attivato il medico, in meno del 25% delle volte è stata chiesta la terapia farmacologica e, nella maggior parte dei casi, il medico ha confermato l’operatività dell’infermiere».
«Il fatto che nelle Marche mancano medici – ha affermato Cristiano Calò – non deve far pensare a soluzioni tampone, frutto della fretta. L’infermiere, in questo nuovo sistema, sarà sotto la lente ed a forte rischio di problemi medico legale, se a monte non saranno puntualizzate competenze, algoritmi e sfere di azione, ben determinati.
Serve pertanto un ingresso armonico.
L’infermiere non può sostituire medico, è stato ribadito, ma deve essere speso meglio, per un sistema più efficace, evidenziando piuttosto le situazioni dove il medico può fare la differenza».

Mario Caroli, direttore del Gores, ha sollevato anche un’altra questione, determinante per il cambiamento: «Decidere di infermierizzare auto e ambulanze, nonostante la chiara dimostrazione dell’esigenza – ma prima ancora dell’opportunità – troverà barriere a livello di istituzioni locali. Chiediamo alla politica di aiutarci in tal senso».

 

INFERMIERE DENTRO E FUORI IL PRONTO SOCCORSO – Altro tema che ha visto unita la platea virtuale, all’incontro di ieri, il fatto che l’infermiere adibito al sistema emergenza lavori sia dentro l’ospedale, al Pronto Soccorso, che fuori, in strada.

No ad un sistema esclusivo, «che tuttavia molti colleghi chiedono», ha affermato Calò. Determinante il sistema misto per migliorare la formazione e le prestazioni, l’esperienza in entrambe le postazioni.

«Il professionista che esce con l’ambulanza – sono le parole di Ciucani – se ha lavorato in Pronto Soccorso, sa di cosa ha bisogno il collega che è “dentro”. Allo stesso modo, il professionista “dentro” che a sua volta ha fatto esperienza “fuori”, conosce le difficoltà che può aver incontrato il collega per portargli quel paziente. Ecco quindi che, oltre ad una migliore gestione, si andranno ad abbattere muri costruiti nel tempo». 

 

CONCLUSIONI DEL SURVEY«Dall’analisi dei risultati conseguiti, pur considerando i limiti numerici dei partecipanti alla survey e la modalità di diffusione della stessa, è possibile affermare che la Regione Marche vive una frammentata e disomogenea organizzazione del Set 118.
Partendo dai testi relativi alle competenze infermieristiche nell’ambito del Set, esiste un considerevole scostamento negativo della situazione reale rispetto ai punti cardine qualitativi individuati dalla stessa società scientifica.
Il patrimonio professionale è notevole, invero gli intervistati hanno mostrato passione, interesse e possiedono una formazione universitaria complementare in percentuale considerevole.
Questo arricchimento professionale sciaguratamente non trova riscontro nella gestione clinico-assistenziale del soccorso se non negli aspetti tecnici del soccorso e correlano inopportune ed importanti limitazioni funzionali nelle cure fornite.

La componente farmacologica è scorporata quasi totalmente dall’assistenza erogata.
I meccanismi prescrittivi risultano farraginosi per il contesto emergenziale, sviliscono la professionalità del personale infermieristico e risultano individuabili ritardi nella gestione del malato critico per i codici gialli e rossi.
Si pongono anche quesiti sulla metodica della prescrizione telefonica. La gestione clinico-assistenziale del malato risulta diffusa a “macchia di leopardo” ed è presente uno scostamento dall’ottimale gestione secondo linee guida. In definitiva vi è una complessiva evidenza di assenti o insufficienti procedure operative atte a tutelare pazienti ed infermieri, riportando ad una ipotizzabile, come logica conseguenza, visione medico-centrica del sistema Set.
Survey».

 

RIFLESSIONI «Il comitato regionale Siiet Marche, presa visione dei risultati della survey, si augura che vi sia una complessiva riorganizzazione del Sistema 118 tenendo conto del bisogno di salute dei cittadini, delle professionalità coinvolte nelle dinamiche del soccorso, dei fattori socio-politici nazionali e regionali. SIIET augura che vi sia un ammodernamento del ruolo dell’infermiere secondo evoluti standard clinico-assistenziali e rispetto delle competenze proprie della professione e di tutte le altre figure parigrado che compongono il SET.
SIIET, portavoce del disagio professionale e della situazione estremamente e negativamente mutevole, auspica una rapida presa in carico della problematica offrendosi come parte attiva in percorsi di miglioramento dell’assistenza attuale».


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