A sinistra Palazzo Raffaello ad Ancona, sede della Regione Marche. A destra Palazzo San Filippo ad Ascoli, sede della Provincia
Appello di numerose associazioni e cittadini che hanno firmato le petizioni alla Provincia di Ascoli, contro «il massacro delle volpi e dei loro cuccioli nella provincia di Ascoli e in tutte le Marche». Nero su bianco per chiedere «il ritiro dei Piani di controllo e di abbattimento in atto per infondatezza, inutilità, nocività, e soprattutto per crudeltà».
La lettera aperta è indirizzata al governatore delle Marche Francesco Acquaroli, a tutti i membri della sua giunta, al presidente della Provincia di Ascoli Sergio Loggi, a tutti i consiglieri provinciali, al comandante della Polizia Provinciale Eugenio Vendrame, ai dirigenti dell’Amministrazione provinciale Giuseppe Locando (Polizia Provinciale) e Adriano Vagnoni (Caccia e Pesca).
I FIRMATARI
Queste le associazioni che hanno sottoscritto l’appello. Diverse, ovviamente, anche della provincia di Ascoli: “Mici Animali” di Osimo (presidente Manuela Pallotta), Associazione Provinciale Protezione Animali (Appa) di Ascoli (presidente Patrizia Castelli), Enpa Marche (responsabile fauna selvatica Andrea Brutti), Enpa Delegazione di Ascoli Piceno (delegata provinciale Maria Castelli), Ente Zoofilo Ecologista di Fano (presidente Paola Pacassoni), Lac Marche (delegato regionale Danilo Baldini), Lac Ascoli (delegata provinciale Sabrina Simonetti), Lav Marche (responsabile settore caccia Giovanni Cifaldi), Lav Marche (responsabile per le istituzioni delle Marche Maria Aquila), L’Amico Fedele di San Benedetto (presidente Concetta Agostini), Legambiente Ascoli (presidente Diana Di Loreto), Lipu (coordinatore Marche Stefano Quevedo), Lega per la difesa del cane (Lndc) di San Benedetto (presidente Domenico Pietroforte), Organizzazione protezione animali (Oipa) di Ascoli (presidente Fabrizio Bruschetti), Lupus In Fabula (presidente Flavio Angelini), Wwf Marche.
IL TESTO
«Abbiamo recentemente appreso dalla stampa che la Provincia di Ascoli Piceno ha dichiarato guerra alle Volpi: secondo il comandante della Polizia Provinciale, dopo i cinghiali, “in questo periodo stiamo assistendo anche ad un’altra emergenza, che è quella dell’aumento delle volpi. Per gli stessi motivi dei cinghiali osserviamo un proliferare di questo animale che determina uno squilibrio ambientale, perché rendono difficile il ripopolamento di altre specie”.
Al via dunque il “Piano di abbattimento 2023”, redatto dai cacciatori dell’Ambito Territoriale Caccia i quali, sulla base di censimenti effettuati – con imbarazzante conflitto di interessi – da loro stessi, hanno stabilito che le volpi, stimate in 700-800 esemplari, sono in esplosione demografica, e hanno deciso di ucciderne 826.
Per realizzare la carneficina il comandante della Polizia Provinciale, con determina numero 2 del 10 gennaio 2023, ha disposto che tutti i suoi agenti concorrano a uccidere le volpi e i cuccioli nelle tane, già dall’1 gennaio, fino al 30 giugno, cioè nel periodo in cui le volpi partoriscono e accudiscono i cuccioli.
Contestiamo la dichiarata “emergenza” circa il numero di volpi. Purtroppo si tratta dell’ennesimo allarmismo ai danni di qualche animale selvatico col solo fine di avvantaggiare i cacciatori, consentendo di sparare ovunque, tutto l’anno, ed eliminando i loro competitori naturali.
Quale “squilibrio ambientale” potrebbe mai apportare un predatore naturale, invece fondamentale nell’ecosistema? Le volpi sono animali territoriali, quindi non possono mai trovarsi in “sovrannumero”. Infatti, a fronte della dichiarata emergenza, ogni anno, nei i cinque mesi di caccia, le volpi uccise sono una ventina su tutto il territorio provinciale (dati abbattimenti 2020: 23 volpi). Non sono altresì documentati danni attribuiti alle Volpi, né richieste di risarcimenti o di strumenti dissuasivi forniti gratuitamente dalla Regione.
Dunque le Volpi sono “troppe” solo per i cacciatori. Infatti l’unico obiettivo del “Piano di controllo Regionale” è la “tutela delle specie di interesse venatorio”, e analogamente del “Piano abbattimenti 2023″ dell’Atc di Ascoli è “ridurre la predazione su galliformi”: nessuna finalità naturalistica o di interesse collettivo, ma solo impedire che le Volpi possano cibarsi della fauna pronto caccia, totalmente inadatta alla vita selvatica, liberata dagli Atc in primavera-estate, per essere uccisa a settembre. Non è un caso che l’”emergenza” sia stata dichiarata proprio in concomitanza con il rilascio sul territorio, a febbraio, di 1.200 fagiani.
I nostri amministratori, invece di tutelare il patrimonio collettivo della biodiversità e degli ecosistemi, continuano a favorire una ristretta minoranza. Si legalizza lo sterminio di una specie fondamentale per l’ecosistema, per garantire il divertimento dei cacciatori, i quali, invece, liberando ogni anno migliaia di animali di allevamento, sono di fatto gli unici artefici di squilibri ambientali: non dimentichiamo che il problema cinghiali è stato creato da loro proprio secondo lo stesso meccanismo privo di ogni logica.
Ciò premesso, riteniamo soprattutto inaccettabile che ancora oggi, senza alcun interrogativo etico, si possa consentire la caccia in tana, un metodo caccia di medioevale e sicuramente il più crudele e sadico.
Essa si svolge mandando cani appositamente addestrati dentro le tane, dove mamme e cuccioli sono rifugiati, e incitandoli a una lotta furiosa, con inevitabile sbranamento delle volpi e, spesso, ferimento gravi anche dei cani. I cacciatori attendono fuori con i fucili i poveri animali eventualmente in fuga, ma la volpe difenderà fino alla morte i suoi cuccioli e se stessa, e rimanendo avvinghiata ai cani, sarà impossibile finirla con uno sparo. Altrettanto dolorosa sarà la fine dei cuccioli nel caso improbabile riescano scampare l’attacco di cani e cacciatori, perché, rimasti soli, moriranno di fame.
La Provincia di Ascoli ha potuto autorizzare la caccia in tana perché, purtroppo, già approvata dalla giunta regionale Marche all’unanimità con determina 1536 del 2020 (Piano di controllo quinquennale volpe e corvidi). Nonostante questo provvedimento regionale sia oggetto di ricorso al Tar Marche da parte delle associazioni Enpa, Lac, Lav, Lupus in Fabula, e attualmente in attesa del giudizio di merito, ciò non ha comportato un atteggiamento di cautela da parte di Regione e Province nell’applicarlo con abbattimenti immediati.
Nonostante gli appelli di centinaia di migliaia di persone al governo e agli amministratori locali, nonostante studi scientifici abbiano dimostrato che la morte delle volpi avviene per sbranamento, e nonostante più volte la Corte Costituzionale abbia stabilito che si configura una inutile crudeltà e un vero e proprio combattimento tra canidi, considerati dal nostro ordinamento gravi reati, la caccia in tana continua a non essere vietata.
Ma ciò che oggi è legale, non necessariamente è accettabile ed è sicuramente destinato a cambiare con la consapevolezza e la civiltà. I cittadini e le cittadine sono a maggioranza contrari alla caccia e una politica che non ne tiene conto è irresponsabile.
Chiediamo di fermare le uccisioni delle volpi, ancor più se per sbranamento e fucileria alla tana, perché condotte con inutile crudeltà, strazio e sevizie, mediante combattimento tra animali vietato dalla legge 189/2004.
Ci appelliamo ai nostri Amministratori affinché svolgano il loro compito di tutelare la biodiversità e gli ecosistemi nell’interesse di tutti e anche delle future generazioni, come sancito dalla recente modifica dell’Art. 9 della Costituzione, anziché continuare a favorire una ristretta minoranza.
Chiediamo al comandante della Polizia Provinciale, al presidente e ai consiglieri della Provincia di Ascoli il ritiro immediato della determina n. 2 del 10/01/2023” e del “Piano Di Intervento Volpi 2023” redatto dall’ATC Ascoli Piceno, per infondatezza, inutilità, nocività in quanto relativo a interesse minoritario, e soprattutto per estrema crudeltà. E, per gli stessi motivi, alla giunta regionale di revocare il “Piano di controllo volpi DGR. 1536/2020».
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