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Arretramento A14, il professor Pambianchi: «Rischio frane sulla costa, è la soluzione più ragionevole»

AUTOSTRADA - Intervista al docente di Geografia fisica e Geomorfologia all'Unicam: «Possiamo affermare ragionevolmente che arretrando le opere previste da Porto Sant'Elpidio a San Benedetto, si eviterebbero i rischi che si correrebbero realizzando la terza corsia nell'attuale sede e che tali rischi non verrebbero esportati nelle aree interne»
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Gilberto Pambianchi

 

Al recente convegno sul tema arretramenti di A14 e linea ferroviaria, promosso dalla Fondazione “San Giacomo della Marca” e dal “Comitato Arretramento A14 e FS” ha partecipato anche Gilberto Pambianchi, professore di Geografia fisica e Geomorfologia all’Università di Camerino, facendo presenti diverse problematiche idrogeologiche che riguardano la costa marchigiana.

 

Professore Gilberto Pambianchi, ci può parlare di queste problematiche?  

 

«La fascia costiera marchigiana è caratterizzata da alcuni tratti fortemente sollevati, interessati da diffusi fenomeni di dissesto idrogeologico, superficiali e profondi. Le frane superficiali, a luoghi molto estese, rispondono per lo più alle variazioni climatiche; mentre quelle profonde risultano  guidate da faglie e dalle strutture geologiche, condizionate a loro volta dagli stress tettonici tuttora attivi come dimostrano i numerosi terremoti. Ricordiamo a tal proposito quello del 9 novembre  2022 di magnitudo 5.5 a largo della costa di Pesaro e i numerosi terremoti dell’area di Porto San Giorgio. I fenomeni profondi presenti nel tratto Porto Sant’Elpidio-San Benedetto sono molto complessi e le morfologie presenti sono paragonabili a quelle della grande frana di Ancona del 1982, profonda circa 130 metri. Studiare questi fenomeni comporta tempi lunghi e approfondimenti particolari. Gli elementi di criticità geologica sopra citati sono ben documentati, lungo tutta la costa marchigiana, nelle carte del Piano di Assetto Idrogeologico (Pai) e della Cartografia geologica  (Carg) della Regione Marche».  

 

Quali sono in particolare le problematiche che riscontra sul tratto da Porto Sant’ Elpidio a Pedaso che secondo l’ipotesi presentata da Aspi dovrebbe vedere realizzata la terza corsia sull’attuale tratto autostradale?  

 

«In questo tratto esistono frane relativamente superficiali e talora molto estese che coinvolgono o bordano la sede autostradale. Queste frane sono facilitate dalla presenza di rocce sabbioso-argillose disposte a “franapoggio” e condizionate dagli eventi piovosi estremi sempre più frequenti e violenti. Ben più complesse sono le frane profonde che osserviamo tra Porto San Giorgio e Pedaso. Qui, le anomalie geomorfologie, costituite da grandi nicchie di frana, trincee e valli parallele alla costa, accompagnate da numerose faglie che hanno prodotto nel tempo spostamenti verticali di alcune decine di metri, dimostrano la presenza di fenomeni particolarmente grandi, profondi e complessi  che in aree sismicamente attive, come è questo tratto di costa, accumulano energia che rilasciano poi in intervalli di tempo molto lunghi. La grande frana di Ancona ci insegna con le sue riattivazioni  avvenute nel corso del ‘700, del 1858, e in ultimo, nel 1982. Le mappe dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) mostrano la particolare attività sismica dell’area di Porto San  Giorgio, caratterizzata dal 1985 ad oggi da circa 30 terremoti con magnitudo superiore a 3.0 e da  numerosissimi altri con magnitudo poco inferiore». 

(foto Cristiano Ninonà)

 

Lei pensa che con il cambiamento climatico in corso tali problematiche sono destinate ad  aggravarsi?  

 

«Certamente. Gli eventi meteorologici estremi, costituiti da periodi di siccità e da periodi di intense piogge, non fanno altro che creare contrazioni e dilatazioni dei terreni che si alterano sempre di più in profondità. La presenza di faglie e fratture nel substrato roccioso facilita la rapida discesa delle acque in profondità, che creano forti pressioni nelle rocce e di conseguenza potenziali fenomeni franosi di diversa entità. Quindi tutto è destinato ad aggravarsi».

 

Nell’ipotesi di un arretramento autostradale integrale da Porto Sant’Elpidio a San Benedetto, pensa che tali problematiche possano essere superate rispetto ai rischi indotti dalla realizzazione della terza corsia nell’attuale sede?  

 

«In base a quanto prima esposto, l’arretramento integrale da Porto Sant’Elpidio a San Benedetto è, a mio modesto parere, la soluzione più ragionevole. Le mappe ufficiali che abbiamo a disposizione, con i dovuti approfondimenti, sono un ottimo punto di partenza per un progetto di  arretramento. Un progetto di fattibilità che si realizzerebbe in tempi brevi, considerando la presenza nell’entroterra di frane superficiali e di strutture geologiche non problematiche. In sintesi, possiamo affermare ragionevolmente che arretrando le opere previste da Porto Sant’Elpidio a San Benedetto si eviterebbero i rischi che si correrebbero realizzando la terza corsia nell’attuale sede e che tali rischi non verrebbero esportati nelle aree interne». 

 

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