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Caro Andrea, ti scrivo

ASCOLI - La scomparsa prematura di Andrea Ferretti, dopo quella del fratello Bruno quattro anni fa, impoverisce ulteriormente tutto il giornalismo cittadino. Quello fatto bene. Con passione e competenza. E riempie di tristezza infinita tutti i collaboratori della nostra redazione. La raccolta di foto di Adelino Manni
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Andrea Ferretti, Walter Luzi e Bruno Ferretti

 

di Walter Luzi

Da quando Bruno Ferretti se ne era andato, troppo presto anche lui, il fratello più piccolo, Andrea, ne aveva saputo raccogliere tutte le eredità. Entrando nel cuore di tutti gli amici veri del fratello, a colmare quel vuoto così grande da apparire incolmabile. Conquistandosi la stessa autorevolezza nel mondo dell’informazione e meritandosi la stima generale dirigendo le pagine di un quotidiano locale, on line stavolta.

Con la stessa smisurata passione, l’identica, inarrivabile, professionalità, ma, anche, con il medesimo attaccamento, viscerale, al proprio lavoro di giornalista.

Le sorti delle “loro” pagine, de Il Messaggero per tutta la vita di Bruno, e di Cronache Picene.it , da ultime fra le tante dirette da Andrea, anteposte a tutto il resto della vita.

La cura maniacale dei contenuti, delle forme, e della grafica, che, grazie solo al loro talento e alla loro incondizionata dedizione, sono riuscite a confezionare al meglio ogni notizia. L’abile tessitura della rete di fonti che, quasi sempre, sono costruite su fiducia e stima, e si conquistano quindi solo grazie alle doti umane di cui si dispone.

Il lavoro quotidiano, l’attenzione h 24, lo straordinario impegno che non ha mai conosciuto limiti, nemmeno quelli fisici, la passione per un lavoro che ami profondamente, più di ogni altra cosa al mondo, hanno sempre premiato i fratelli Ferretti.

“Giornalisti da sempre e per sempre” come sta inciso sulla lapide della tomba di Bruno. I risultati, le soddisfazioni professionali, a loro non sono mai mancate.

E mai troppo alto hanno considerato, entrambi, il prezzo per raggiungerli. L’amore per il giornalismo, quello fatto bene, non ne aveva.

Sport, ma non solo. Andrea si era occupato nel corso della sua lunga carriera anche di cronaca, bianca, nera e giudiziaria. Aveva scritto libri e tenuto convegni sulle materie più amate. In altra parte del nostro giornale, listato a lutto in questi giorni tristissimi, si elencano le opere e i meriti di Andrea Ferretti.

Il nostro capo e il nostro maestro. Ma, soprattutto, il nostro amico. Vero. Che conosceva tutti, e di tutti sapeva tutto, o quasi. Che poteva solo arricchire, integrandolo con discrezione, ogni tuo pezzo. Che meditava, fra il serio e il faceto, di mettere mano, finalmente, a due libri che raccontassero i mille aneddoti, e svelassero qualche segreto, dei due mondi che avevano riempito la sua vita. La Quintana e il calcio dilettantistico.

Non gli è stato lasciato il tempo per riuscirci.

Del sestiere rossoazzurro è stato pilastro. Del calcio cittadino esponente di …punta. Picenasport, Elettro, Lama Calcio, Gemina, Fratelli Orsini, Castignano, Centrale, Ponte d’Arli, e qualcun’altra manca di sicuro, fra le tante formazioni in cui ha militato segnando, da bomber implacabile, caterve di gol.

Talento e concretezza, anche qui. Aveva iniziato, giovanissimo, anche da allenatore in seconda di Peppino Angelini con gli Esordienti dell’Elettrocarbonium. Anche in questo glorioso Gruppo Sportivo seguendo le orme del fratello maggiore. Che costituirà, fino all’ultimo, per lui, un modello, una guida sicura, un saggio e ascoltato consigliere. Crescendo in una famiglia costellata di miti.

Gigi Ferretti, il papà, il corridore più amato a applaudito, vincerà oltre cento corse, del Piceno, e campione d’Italia, nel 1939. Campione di ciclismo oltre che di straordinaria umanità.

E poi lo zio acquisito, Carlo Mazzone, di cui seguirà, da dentro, da vicino, l’esaltante parabola da anonimo giocatore di serie C fino a Leggenda del calcio italiano. Così come quella, altrettanto entusiasmante, del fratello, che, narrando le imprese dell’Ascoli, da giovanissimo collaboratore di una redazione di provincia arriverà a inviato speciale del Messaggero ai Mondiali di Italia 90.

Andrea non aveva né la pazienza né la diplomazia di Bruno. Forse non riusciva, sulle prime, nemmeno simpatico a tutti. Il che, d’altronde, come amava ripetere il maestro Enzo Biagi, non è obbligatorio. Con quei suoi modi spicci, quell’andare dritto al sodo del problema, senza troppi peli sulla lingua. Sempre ironico. Polemico, anche tagliente, all’occorrenza. Pane al pane e vino al vino. Piaccia o non piaccia. Ma non si risparmiava mai. E se poteva farti un favore si spaccava in quattro.

Metteva il cuore in tutto. Ed è stato proprio quello, forse, a tradirlo, all’improvviso, l’altra notte.

Mi mancheranno i tuoi messaggi vocali quasi quotidiani, capo. Spesso di aggiornamenti e di obiettivi. A volte di sfogo. Altre solo per il piacere di ridere insieme. Mi mancheranno i tuoi complimenti, che, come quelli di Bruno, valevano più di tutti gli altri. Perchè voi due ne capivate per davvero. E perché anche a me, come a voi due, ci hanno fatto ricchi, per davvero, solo le soddisfazioni.

FOTOGALLERYDalla raccolta di Adelino Manni che saluta Andrea Ferretti con queste parole: «Io voglio ricordarlo così, in maglietta e pantaloncini, compagno di squadra in tornei e campionati di calcio. Nelle sfide in rappresentanza dei giornalisti di Ascoli, in incontri conviviali».

 


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