di Gianpiero Palmieri
(vescovo della Diocesi di Ascoli)
Carissimi, abbiamo quaranta giorni di tempo! O più esattamente: ci viene regalato un tempo di quaranta giorni per ritrovare noi stessi e riscoprire ancora una volta la nostra identità di figli di Dio.
A questo serve l’itinerario spirituale della quaresima. Non si tratta di metterci alla prova per vedere se siamo capaci di formulare propositi in maniera credibile o di fare piccoli sacrifici. Non è “prestazionale” la quaresima! Non riguarda il fare ma l’essere.
E’ il Signore che passa e dice a ciascuno di noi:
Ti dono un tempo per riscoprire chi sei! Sul tuo corpo è stato fatto un segno, fin da quando sei venuto al mondo: sei stato lavato, unto con il crisma, vestito di una veste bianca e ti è stata consegnata una luce accesa. Tutto questo perché ti ricordassi che sei il mio figlio libero e amato, pieno di Spirito Santo e di fede, non uno schiavo!
Nell’antichità greca la parola per dire “schiavo” era anche “apròsopos”, che significa letteralmente “senza volto”. Lo schiavo si aggira per la casa ma non conta chi sia, che volto abbia, conta solo che faccia il suo lavoro. Così è spesso per noi: finiamo per vivere la vita di tutti i giorni troppo concentrati su ciò che facciamo e ci dimentichiamo chi siamo e chi sono gli altri. L’itinerario quaresimale invece, che è in fondo un cammino di riscoperta del battesimo, giorno dopo giorno ci mette in contatto con la Parola di Dio per aiutarci a ricordare che “siamo un volto”. Quando ci allontaniamo dalla Parola di Dio, ecco che finiamo spesso per diventare i giudici più inflessibili di noi stessi; oppure ci appiattiamo sulla superficie della vita, preoccupati solo di come gli altri ci vedono; o ancora diventiamo duri di cuore e scivoliamo nell’indifferenza o nel cinismo, per cui non vediamo più il volto degli altri.
San Giacomo nella sua lettera ci mette in guardia:
Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi; perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio: appena si è guardato, se ne va, e subito dimentica come era.(Gc 1,22-24)
Il cammino sinodale di quest’anno ci aiuta a vivere la quaresima in modo diverso. Come sappiamo, è l’ascolto per discernere la voce dello Spirito il centro del cammino: ascoltare la Parola, ascoltarci tra noi, ascoltare tutti.
Ascoltare in effetti è il primo passo da compiere per convertirsi. Finché non decidiamo di aprirci a ciò che non conosciamo tramite l’ascolto, “ce la cantiamo e suoniamo da soli”! La conseguenza è che la nostra vita assomiglierà ad uno spartito musicale scritto con “una sola nota”, la nostra. Invece, grazie a Dio, la realtà è molto più ricca del microcosmo delle nostre convinzioni ed è lì, nella realtà della vita, che ci parla il Signore. In fondo la Scrittura narra la storia umana in cui la Parola di Dio si manifesta e si fa carne, fino alla pienezza che è Gesù.
Quest’anno anche le “parole-chiave” della quaresima (preghiera, digiuno, elemosina) assumono un significato diverso da questa centratura sull’ascolto:
Sarà davvero un bel cammino di quaresima, donato dal Signore, un’occasione da non perdere. Man mano che potremo ricominciare ad incontrarci senza distanze e senza mascherine, facciamo in modo che lo “smascheramento” sia un atto profondo: scoprire la bellezza del nostro volto e del volto degli altri, riflesso del volto luminoso del Crocifisso Risorto.
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