di Giovanni De Franceschi
Il Cosmari sospende ogni attività legata al recupero e al trattamento delle macerie del sisma. La decisione è stata annunciata oggi dal presidente Graziano Ciurlanti, dalla vice Rosalia Calcagnini, dal direttore Giuseppe Giampaoli e della componente del cda Valeria Attili. «Vogliamo preservare l’immagine e l’integrità dell’azienda – ha esordito Ciurlanti – che da una parte viene spesso citata come fiore l’occhiello e dall’altra troppo spesso finisce sotto attacco. I controlli sono sacrosanti, ma noi chiediamo chiarezza e garanzie agli enti preposti sulle procedure da seguire, perché riteniamo di aver sempre lavorato nel rispetto delle norme».
Il problema che ha portato a questa dura presa di posizione da parte dell’azienda sta nella questione della bonifica dell’amianto presente nelle macerie. La procura di Macerata a maggio dello scorso anno ha infatti aperto un’inchiesta dopo che alcune fibre di amianto vennero trovate mescolate ad altri rifiuti destinati alla ricostruzione in un’azienda della provincia e al Cosmari. Per questo sono stati iscritti nel registro degli indagati quattro persone, tre titolari di ditte esterne e il direttore del Cosmari Giampaoli. L’ipotesi di reato per cui si procede è lo smaltimento non autorizzato di rifiuti contenenti amianto. E giovedì scorso i carabinieri forestali e l’Arpam hanno effettuato un nuovo sopralluogo al Cosmari per prelevare alcuni campioni di materiale da analizzare. Il punto è capire se parte delle fibre tossiche trovate nelle macerie possa essere finito nel materiale riciclato poi utilizzato per la realizzazione di strade, piuttosto che nel basamento delle sae. Nell’atto con cui si è autorizzata l’ispezione, era citata anche la perizia del dottor Sanna, e l’azienda ha intenzione di chiederne il contenuto alla procura tramite i suoi legali.
Ora siccome il Cosmari è stato incaricato dalla Regione della gestione delle macerie fino alla fine dello stato d’emergenza (prorogata al 31 dicembre 2019), ultimamente non solo nella nostra provincia, ma anche in quelle di Ascoli e Fermo, e ritiene di aver sempre seguito le normativa in materia, direzione e cda hanno deciso di mettere un punto sulla questione. E di chiedere proprio alla Regione un intervento chiarificatore sulle procedure da seguire. «Noi siamo qui per fare il nostro dovere – ha specificato Giampaoli – siamo un’azienda pubblica e non lavoriamo per scopo di lucro, ma a servizio dei cittadini e dell’ambiente. La nostra intenzione è quella di andare avanti e siamo certi di aver operato al massimo delle possibilità umane, con grandi sforzi e nel rispetto della legge, ma non possiamo continuare finché non sarà fatta chiarezza, non possiamo avere sempre un tagliola che pende sulle nostre teste. Vorremmo che questo fosse il punto zero della procedura». Ad oggi il Cosmari ha trattato 295mila tonnellate di macerie nella nostra provincia, più altre 15mila tonnellate da quando le è stata affidata anche la gestione di Ascoli e Fermo. Tra queste sono state trovate 42 tonnellate di materiale contenente amianto, di cui solo tre tonnellate direttamente al Cosmari. La procedura infatti prevede una prima cernita delle macerie che esclude gran parte del materiale contaminato, il restante poi arriva al Cosmari e qui dopo un’ulteriore cernita, che spesso avviene a mano vista la ridotta dimensione del materiale, viene spedito a ditte esterne per la trasformazione in materia prima.
Secondo la legge, per essere riutilizzato il materiale allo stato liquido non deve contenere più di 30 milligrami per litro di amianto, visto che lo zero assoluto è irrealizzabile. Per queste operazioni il Cosmari ha assunto 38 dipendenti e percepisce 50 euro a tonnellata come contributo. Oltretutto l’azienda si è anche dotata di un piano di controllo interno proprio per garantire la massima tutela anche ai dipendenti in questo senso e i controlli periodici effettuati hanno sempre dato esiti negativi, come hanno sottolineato Giampaoli e Ciurlanti. «Il punto è capire che livello di qualità si vuole raggiungere – ha aggiunto il presidente del Cosmari – per questo chiediamo chiarimenti e una normalizzazione della situazione. Abbiamo già avvertito sia la Regioni, che tutti i Comuni. Da parte nostra c’è la massima volontà di riprendere quanto prima». Anche perché per strada restano ancora circa 400mila tonnellate di macerie da recupare, solo di edifici pubblici, con tutto il loro carico di amianto. Inoltre a fine anno scadrà lo stato di emergenza e molto probabilmente poi saranno aziende private ad interessarsi dello smaltimento.
Amianto nelle macerie del sisma, quattro indagati: c’è anche il direttore del Cosmari
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