«Il tribunale di L’Aquila ha assolto con formula piena il dottor Gianfranco Cavaliere, unico indagato rimasto sotto processo per tentata truffa e altri ipotetici reati connessi con la fondazione ben nota agli aquilani “Abruzzo solidarietà e sviluppo”, della quale anche il sottoscritto è stato promotore e vice presidente e per questo indagato, processato con rito abbreviato e subito assolto».
Il vescovo D’Ercole
Comincia così l’intervento del vescovo Giovanni D’Ercole su un tema quanto mai scottante che negli anni ha riguardato anche lui. Cavaliere era stato arrestato nel 2011 con l’accusa di truffa ai danni dello Stato nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei fondi post sisma 2009, epoca in cui D’Ercole era vescovo ausiliare de L’Aquila.
«Dopo otto anni -continua D’Ercole- nella giornata del 14 maggio è arrivata l’assoluzione piena per Cavaliere, che finalmente può guardare con più fiducia al futuro, a cominciare dal matrimonio che contrarrà domenica 26 maggio e di cui ho l’onore e il piacere di celebrare il rito religioso. La dolorosa vicenda umana e giudiziaria suscita qualche riflessione. Dal momento dell’arresto, soprattutto i media locali (ma non solo) hanno posto in prima pagina per lunghissimi mesi gli indagati, con un calvario che solo chi l’ha provato sa che cosa significhi. Un fenomeno quello della sovraesposizione mediatica, sociale e morale, che si ripete troppo spesso. Al momento dell’assoluzione invece nemmeno un cenno o, nella migliore delle ipotesi, qualche richiamo breve e frettoloso. Occorre rendersi conto della grave responsabilità che tutti abbiamo nei confronti delle persone perché una volta “marchiato” il volto d’una persona è poi difficile recuperare interamente la propria dignità».
«Quando la Giustizia giudicante -conclude il vescovo- sancisce la verità dei fatti come in questo caso ci si rende conto di quanto sia delicato e pieno di responsabilità da parte dei media e di tutti i soggetti interessati il riferire all’opinione pubblica su indagini e fasi dell’accertamento della verità. Prego per tutti coloro che in questo momento soffrono in attesa di giudizio e sono talvolta giudicati sui media ancor prima che nelle aule dei tribunali, e il mio pensiero va con gratitudine per chi è chiamato a svolgere il difficile compito di amministrare la giustizia umana perché sono persuaso che si tratta di un compito complesso che interpella nel profondo la coscienza».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati