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Un contagio in classe,
ma niente quarantena
«Nessuno ci ha chiamato per i test»

ASCOLI - Situazione relativa alla gestione dell'emergenza Covid al limite. La denuncia di alcuni genitori dell'asilo di via Sardegna: «Sono passati tre giorni ma l'Asur non ci ha telefonato. Qualcuno si è messo in isolamento, ma altri stanno portando lo stesso i figli a scuola»
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di Luca Capponi

Che la situazione nella gestione dell’emergenza Covid sia complicata si evince e soprattutto da quanto sta accadendo a livello di test all’interno delle scuole. Tra le segnalazioni più esplicative, c’è quella di alcuni genitori dell’asilo di via Sardegna. In una classe, in particolare, ormai da qualche giorno c’è un caso di positività. E fin qui nulla di particolarmente eclatante, purtroppo. Il problema, però, secondo quanto denunciano i genitori, riguarda i (mancati) provvedimenti da parte dell’Asur.

«Abbiamo saputo della positività lunedì mattina, ma ad oggi nessuno ha fatto nulla, non ci hanno chiamato per fare il tampone nè hanno messo la classe in quarantena -raccontano-. Quindi, di conseguenza, qualcuno ha continuato lo stesso a portare i bambini a scuola perchè la scuola è aperta, ed altri, la maggioranza, li stanno tenendo a casa. Nel frattempo chi si è adoperato per effettuare il tampone ai figli in maniera privata ed ha avuto risultato negativo ha riportati i figli a scuola, nonostante il poco tempo trascorso dall’ultimo contatto con la bimba positiva, risalente a venerdì».

Insomma, il caos è abbastanza evidente. Ma in certi casi starebbe al buon equilibrio delle persone gestire la situazione. Che non è facile per nessuno. Nè per l’Asur, sottoposta in questi giorni a carichi di lavoro ben oltre i limiti, nè per chi deve guidare una scuola, nè per i genitori che si trovano a dover tenere i figli a casa pur dovendo recarsi al lavoro.

«Se alla fine l’Asur non interviene tutto è rimesso al buon senso del genitore ma anche all’onere delle famiglie che si devono prendere ferie e congedi, mentre se fosse dichiarata la quarantena potrebbero stare a casa normalmente retribuiti -è la conclusione-. Così, invece, il rischio è doppio perchè persone potenzialmente positive possono diffondere il contagio».

 


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