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Acquaroli critica il ministro:
«Condannati da un Rt vecchio» (Video)

EMERGENZA CORONAVIRUS - Il governatore spiega i motivi che hanno portato le Marche a un lockdown “leggero”: «E’ stato preso in considerazione l’indice della prima settimana di novembre (1,55) in riferimento a quello dell’ultima di ottobre (1,01)». A pesare anche l’incidenza dei positivi sul totale dei tamponi (30,08%)
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francesco-acquaroli

Il governatore Francesco Acquaroli

«Credo che prima di chiudere una Regione all’interno dei propri comuni, i dati vadano analizzati a ragion veduta. Può esserci un contagio diffuso che cresce in maniera forte oppure dei focolai circoscritti che invece sono assolutamente sotto controllo. Sarebbe stato quantomeno opportuno che da martedì, giorno in cui abbiamo presentato i dati, ci fosse stato un confronto preventivo tra l’Iss e le nostre strutture sanitarie regionali, anche per valutare l’andamento conosciuto di questa ultima settimana. Comunque sarebbe stato auspicabile un maggiore preavviso che avrebbe evitato disagi a quelle attività economiche già penalizzate che si trovano improvvisamente chiuse».

Con queste parole il governatore Francesco Acquaroli ha commentato l’inserimento delle Marche nelle aree arancioni, cioè quelle con il rischio medio, che impone il divieto di spostamento dal proprio comune di residenza e tra regioni e la chiusura di bar e ristoranti 7 giorni su 7 tutto il giorno. Secondo quanto spiegato da Acquaroli a “condannare” le Marche è stato l’indice Rt della prima settimana di novembre in rapporto a quello dell’ultima settimana di ottobre, passato da 1,01 a 1,55.

La decisione è diventata ormai ufficiale ed è stato proprio il ministro Speranza a comunicarlo sul suo profilo Facebook ieri sera, quando ha scritto: «Ho appena firmato un’ordinanza che istituisce due nuove aree rosse (Campania e Toscana) e tre nuove aree arancioni (Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche). So che stiamo chiedendo ancora sacrifici, ma non c’è altra strada se vogliamo ridurre il numero dei decessi, limitare il contagio ed evitare una pressione insopportabile sulle nostre reti sanitarie. Ce la faremo. Ma è indispensabile il contributo di tutti». Decisione dunque fortemente contestata da Acquaroli.

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Roberto Speranza, ministro della Salute

«Il ministro Speranza mi ha spiegato – sottolinea infatti il governatore – che negli indicatori in loro possesso, riferiti alla settimana dal 2 all’8 novembre, confrontata con la settimana dal 26 ottobre all’1 novembre, si è registrato un incremento rispetto a quella ancora precedente che aveva valori molto bassi. Questa variazione ha creato un’allerta che ha determinato questa decisione».

«A condannarci sarebbe stato dunque l’indice Rt riferito alla sola scorsa settimana, pari a 1,55 -continua-. Ma allora paradossalmente, l’Rt della settimana precedente, che era pari a 1,01, avrebbe dovuto darci la possibilità di riaprire tutto, e questo chiaramente non è avvenuto. Servirebbero maggiore buonsenso e concertazione quando si determinano decisioni che costringono un milione e mezzo di abitanti all’interno del perimetro dei propri comuni e stabiliscono la chiusura di decine di attività economiche. Qualora questa scelta dovesse essere necessaria, noi non la avremmo contestata o criticata, con la responsabilità tipica della popolazione marchigiana. Ma tutto questo deve avvenire con un criterio oggettivo e non solo tramite un indice che ormai non è più riferito alla situazione attuale. Dispiace sicuramente veder ulteriormente compresse le nostre libertà e penalizzata la nostra economia, ma invito comunque a rispettare le misure previste dal Dpcm che avranno una validità di almeno due settimane, per garantire la salute pubblica e ridurre la pressione sul sistema sanitario».

Covid-archivio-arkiv-Covid_CroceRossa_FF-2-325x217Ma c’è un altro dato che ha portato al decreto del ministeriale, quello dell’incidenza dei positivi sul totale dei tamponi effettuati: pari a 30,8%, cioè uno 0,8% al di sopra del valore soglia.

Acquaroli sottolinea come  il contesto epidemiologico della nostra regione risulti in questo momento «in una fase di rallentamento della crescita progressiva dei casi positivi».

«L’andamento dell’incidenza, ossia i nuovi casi giornalieri, nell’ultimo periodo – aggiunge – risulta in una fase di stabilizzazione seppur con numeri totali elevati che risultano, oramai da una settimana, attorno ai 700 casi al giorno. Gli indicatori che hanno determinato l’inserimento nella zona arancione si riferiscono al dato Rt e ad uno dei 21 indicatori monitorati, ossia quello che determina la “percentuale di tamponi positivi sul totale dei tamponi effettuati”. Nel primo caso, è stato considerato il dato di Rt 1,55, che fa riferimento alla settimana dal 2 all’8 di novembre, l’ultima settimana monitorata, che il Governo pubblica solitamente il venerdì sera. Nel secondo caso, il dato riferito all’indicatore che determina la “percentuale di tamponi positivi sul totale dei tamponi effettuati”, che si calcola su base settimanale, risulta pari al 30,8% (di solo 0,8% superiore al valore di riferimento che corrisponde al 30%)».

«Questo indicatore – sottolinea il presidente – risente del sistema di contact tracing che attraverso i medici di medicina generale e i pediatri, i Dipartimenti di prevenzione, le Usca e i Distretti, mira a individuare i soggetti sintomatici e i loro contatti stretti, che hanno una elevata possibilità di risultare positivi. Questa metodologia ha l’obiettivo ad interrompere le catene di contagio, individuando direttamente il caso a rischio evidenziato dalla rete dei servizi ed è meno rivolto ai soggetti non a rischio. Proprio per questo motivo risulta alto il rapporto tra i tamponi positivi e quelli effettuati. Inoltre, nell’ultimo periodo il tasso di occupazione dei posti letto dedicati a pazienti Covid-19, anche se nell’ultima settimana è rimasto stabile, risulta superiore al 40%. Un dato che è continuamente monitorato e tiene alta l’attenzione».

 

 


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