«Gli infermieri sono un patrimonio del quale gli italiani riconoscono l’alto valore sociale e tecnico, ma anche le difficoltà e i problemi», afferma il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega, nella Giornata internazionale dell’infermiere, «in cui cadono anche i 25 anni di vita del nostro sindacato», ricorda.
E proprio il Nursind, rappresentato nel Piceno da Maurizio Pelosi, oggi 12 maggio farà un omaggio ai propri iscritti: un parasole per l’auto.
Maurizio Pelosi (NurSind) durante il picchetto di fronte all’ospedale Madonna del Soccorso
«E’ un piccolo pensiero – sottolinea Pelosi – ma anche un simbolo di vicinanza ai colleghi, che tanto si sono prodigati per tenere testa alla pandemia, ormai finita come ha dichiarato l’Organizzazione mondiale della Sanità».
Ma con il Covid non sono terminati i problemi, come dimostra proprio una ricerca demoscopica che il Nursind ha commissionato per l’occasione di oggi: «Secondo l’indagine – si legge nella nota sindacale – un intervistato su due ha ben chiaro il ruolo dell’infermiere, tant’è che tra gli elementi positivi spiccano la possibilità di aiutare concretamente le persone, evidenziato dal 50% del campione, e l’alto valore sociale della professione (47%).
Non mancano però le note dolenti. A cominciare dai i turni di lavoro, indicati come il principale fattore negativo dal 40% dei cittadini, mentre il 39% ne evidenzia il gravoso impegno fisico e mentale.
Inoltre, soprattutto i giovani non vedono di buon occhio il percorso di studi, troppo lungo per il 18%, soprattutto in rapporto alla scarsa autonomia decisionale in ambiente lavorativo, denunciata sempre dal 18% dei ragazzi.
C’è poi il nervo scoperto dell’appetibilità della professione: oltre 2 italiani su 3 supporterebbero la scelta di una persona cara di iscriversi al corso di laurea in Infermieristica, ma il dato, come evidenzia Swg, è in sensibile calo rispetto all’indagine Censis condotta nel 2012: -15%, che diventa -18% tra i più giovani. Le basse retribuzioni, infine, sono una piaga per il 58% degli italiani».
Quanto alla contrarietà espressa dal 40% degli intervistati rispetto all’esercizio della libera professione, secondo il segretario Nursind «tradisce soltanto un attaccamento della gente alla sanità pubblica e alle sue figure di riferimento. Non a caso, infatti, oltre metà del campione non esclude più autonomia decisionale e maggiori competenze per gli infermieri e il 62% fruirebbe anche delle nostre prestazioni a pagamento.
A dimostrazione di una professionalità ampiamente riconosciuta e percepita, soprattutto su prestazioni e medicazioni che non abbiano a che fare con diagnosi e prescrizioni terapeutiche».
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