di Walter Luzi
Pier Luigi Bersani capita a Pagliare del Tronto per promuovere il suo libro “Chiedimi chi erano i Beatles” in un momento delicato, anche a queste latitudini, per il suo partito. Spaccato, ancora una volta, in periferia stavolta, come troppe altre volte accaduto ai vertici nazionali.
Una vocazione autolesionistica, che da patologica appare ormai diventata quasi fisiologica, e generalizzata, all’interno di quello che rimane del grande Pci di Enrico Berlinguer. Ma il vecchio saggio, forse l’unico, o fra i pochissimi, ad aver conservato negli anni, statura morale e credibilità, è ancora capace di radunare la gente, di riaccendere entusiasmi sepolti dalla degenerazione di una politica contemporanea accomunata, e appiattita, dal medesimo grigio colore.
C’è tanto Pd locale venuto ad ascoltarlo, ma anche gente comune, che dalla sinistra si è sentita tradita magari, e che, per protesta come si dice, se c’è andata, ha preferito votare da tutt’altra parte. E Pier Luigi Bersani non tradisce le attese. Perché non è certo oratore che annoia, con quel suo caratteristico, pittoresco e genuino dialetto emiliano. e perché, si avverte nettamente, sia a sentirlo in tv che qui, che in quello che dice ci crede veramente. Per essere nato e cresciuto politicamente in mezzo alla gente, e perché quella politica con la P maiuscola lui la vuole «solida e rispettabile» davvero.
Per questo fa sentire spesso la sua voce, autorevolissima, in ogni sede, dopo aver lasciato, tre anni fa, la politica attiva. Il sindaco di Spinetoli, Alessando Luciani, gli porge il saluto della sua Amministrazione, il segretario provinciale Francesco Ameli, quello dei vertici locali del partito.
Acque agitate nelle Marche pidine, come si diceva, in questa sofferta e burrascosa fase di composizione della squadra a supporto del candidato presidente Matteo Ricci. A breve si dovrebbe mettere la parola fine alla querelle provinciale con la ratifica delle liste da parte del consiglio regionale.
Tanti i volti noti regionali del partito confusi fra la gente. Ma la protagonista assoluta del breve dibattito con l’ex ministro è la giovanissima Angela Verdecchia. Una ragazzina, senza la tessera Pd in tasca, di Ripatransone. Coordinatrice studentesca e anima di giovane ben consapevole dei mali che affliggono la nostra società, ma anche fortemente impegnata per combatterli. Linfa vitale, insomma, per le sorti future di questo disgraziato Paese. Terzultimo in Europa per numero di laureati, ma primo in classifica per numero degli stessi a diventare migranti economici verso l’estero.
«Questa qui è forte eh!...», ammicca sorridendo sotto i baffi Bersani, che la vede e la sente per la prima volta. E su questo mette l’accento anche Francesco Ameli: «Ho voluto Angela a partecipare al dibattito – ha commentato il segretario provinciale – per la sua freschezza e il suo entusiasmo. È stata una bellissima giornata di passione politica dimostrata da Bersani nel corso di tutta la sua vita. Lui ha infuso fiducia alle nuove generazioni, perché saranno loro a doverci portare sulle spalle. Ha riacceso gli entusiasmi e ridato speranza a tante persone che vedono la politica come una cosa distante, sottolineando l’importanza del fatto che, invece, debba essere proprio la politica a cercare di riavvicinarsi alle persone e ai loro problemi».
La libreria Rinascita ha dato fondo a tutte le scorte del suo libro. Le copie non sono bastate per soddisfare la richiesta. Alla fine, Bersani si concede con generosità, nonostante il gran caldo, al firmacopie. Tutti in fila per l’autografo, sotto i pini, i suoni e i canti che ci ricordano anni migliori. W l’Italia. L’Italia che resiste.
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