di Franco De Marco
Il nuovo (ma non nuovissimo), il vecchio e il solito. Il nuovo, seppure parziale, con qualche esperienza amministrativa più o meno continua, è composto da un gruppetto formato da Marco Fioravanti, Pietro Frenquellucci, Emidio Nardini e Massimo Tamburri. Il vecchio (senza offesa ma con pieno rispetto) si chiama Piero Celani. E il solito? Il solito è la politica che divide e fa litigare, che non consente di fare squadra e che impedisce un’azione coesa per la rinascita di una città ferita gravemente da crisi economiche e terremoti. Forse il meglio della città, in senso di competenze ed energie, rimane dentro casa. Prevale, in generale, l’attenzione alla propria bottega e alle proprie carriere piuttosto che gli interessi generali della città, tentativi di rivincita o addirittura vendette personali e politiche rispetto ad un passato che è passato, ripicche e veleni vecchi e nuovi. Premessa: tutti i candidati a sindaco o a consigliere comunale meritano rispetto e devono essere anche ringraziati se rapportati alla moltitudine che preferisce non sporcarsi le mani e delegare. Però, in generale, la sensazione, dopo le estenuanti fasi che hanno portato alla scelta finale dei candidati a sindaco e alla discesa in campo delle numerose liste (ancora da definire), è che non sia emersa una personalità di spicco capace di pilotare la rinascita della città, scaldare i cuori e anche far sognare. Cosa salta subito agli occhi? Sia il centrodestra sia il centrosinistra, per semplificare al massimo, si presentano alle elezioni del 26 maggio con una dolorosa spaccatura al proprio interno.
Piero Celani (Fotoservizio Andrea Vagnoni)
E questo, al di là delle persone, è un fattore di debolezza in partenza. Il popolo di centrodestra si trova a dover scegliere tra Marco Fioravanti (Fratelli d’Italia, laurea in Scienze politiche, passato da operaio), il candidato più giovane, consigliere comunale sin dal 2009, ufficialmente sostenuto anche da Lega e Forza Italia, e Piero Celani, ingegnere, ex sindaco, ex presidente della Provincia, attuale consigliere regionale, forse l’esponente di Forza Italia più coerente e più fedele al partito di Silvio Berlusconi.
E proprio Piero Celani, guarda un po’, si ritrova senza il simbolo di Forza Italia ma solo con liste civiche. Col rischio di essere espulso da Fi (ma non avverrà). Il popolo di centrosinistra si ritrova pure con due candidati. Il Pd (insieme a Psi e Art.1) propone Pietro Frenquellucci, giornalista professionista, laurea in giurisprudenza, uno certamente fuori dalle beghe di partito, un senza tessera, rappresentante di una mitica società civile, faccia pulita, ritenuto capace di attrarre l’elettorato moderato. Il comitato civico “Ascolto & Partecipazione”, composto da molti ex Pd o da persone ancorate ai tradizionali valori della sinistra, presenta il cardiologo, quasi 40 anni di ospedale, Emidio Nardini.
Tamburri, Fenquellucci, Nardini e Fioravanti
Questa divisione certamente indebolisce lo schieramento di centrosinistra che ad Ascoli è riuscito a prevalere solo una volta, a seguito di una favorevole circostanza (centrodestra diviso), con l’avv. Roberto Allevi. Un candidato unico che avesse trovato il sostegno di tutte le sensibilità sarebbe matematicamente andato al ballottaggio. Così, invece, non si sa. Il Movimento 5 Stelle presenta come candidato sindaco Massimo Tamburri, laurea in filosofia, esperto di marketing, esperienza in Cina, consigliere comunale uscente e portavoce cittadino dei 5 Stelle. Dalle divisioni degli altri potrebbe trarre molto vantaggio. Per la cronaca anche Casa Pound, che ad Ascoli ha un seguito significativo tra i giovani, ha un proprio candidato sindaco: Giorgio Ferretti. E se ci sarà ballottaggio scenario completamente da rifare.
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