Crisi idrica, la sfida continua
Si cercano sorgenti alternative
Al vaglio l’idea Monti della Laga

PICENO - Il ritorno dell'acqua nelle ore notturne non segna la fine dell'emergenza dovuta a sisma e siccità. Il Ciip continua a lavorare ponderando ogni possibile soluzione, dall'interconnessione col Nera fino ai bacini idroelettrici di Talvacchia, Gerosa e San Ruffino. Il presidente Alati pronto a ricandidarsi per il quarto mandato
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di Maria Nerina Galiè 

La revoca della sospensione notturna dell’erogazione dell’acqua, da lunedì 15 aprile, non segna la fine della crisi idrica. Sono stati chiari i tecnici del Consorzio idrico intercomunale del Piceno durante l’incontro di lunedì 15 aprile. Ci sono problemi infrastrutturali agli impianti di captazione ma anche una forte riduzione della portata delle sorgenti, tanto da rendere necessaria la ricerca di risorse alternative. Mancano intanto poco più di due mesi al termine del mandato (il quarto) di Giacinto Alati alla presidenza e, imbeccato, ha confermato la volontà di ricandidarsi  commentando quanto ormai si vocifera da tempo circa l’intenzione di mettere al suo posto altri, tra cui Stefano Pompozzi, vice presidente della Provincia di Fermo, da parte di una cordata di centro sinistra.

Il presidente del Ciip Alati

«Il Ciip è un’industria ed il suo fine è quello di dare un servizio il più possibile di qualità perché lo paga il cittadino -spiega il presidente – non è un luogo per fare politica o favorire  accordi atti a sanare qualche piccola insoddisfazione o consumare vendette. I mandati scadono, si possono rinnovare o meno purché alla base restino l’interesse pubblico e progetti migliorativi.  Alla cordata che ambisce alla presidenza rispondo che in democrazia tutto è ammissibile, purché non si imbratti il lavoro degli altri».

Cercasi acqua

Lavoro che, nelle parole di Alati supportate da quelle del dirigente amministrativo Cesare Orsini, vede un ripianamento dei conti in 9 anni in cui si è passati dal peso di 300.000 euro l’anno d’interessi ad un attivo che ha portato l’associazione di 59 Comuni del Piceno e del Fermano ad un aumento del valore di mercato pari al 92% e all’elaborazione di un piano degli interventi fino al 2047. Numerosi gli investimenti già effettuati per un importo di 170 milioni. Poi ci sono i contratti di rete stipulati con Astea, Consorzio del Tennacola e Centro Marche Acque (Unione idrica delle Marche) e Asite. Con quest’ultimo si sta operando sullo smaltimento di fanghi e percolato. E la collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche. Il tutto, «reso possibile dai sindaci che hanno creduto nelle nostre scelte e dall’impegno dei dipendenti» ha sottolineato Alati, è stato documentato nel rapporto di fine mandato pubblicato dal Consorzio per una spesa che «non supera i 5.000 euro».

L’acquedotto del Pescara (foto da Ciip spa)

In questo scenario si è inserito il terremoto che dalla gestione dell’emergenza (per la quale è arrivato il finanziamento della Protezione Civile di 5,5 milioni di euro) ha portato alla  necessità di realizzare un nuovo acquedotto a Pescara del Tronto (il Ministero delle infrastrutture ha messo a disposizione 27 milioni per il primo stralcio). Nel contempo si cercano fonti alternative, non facilitate dalle restrizioni imposte dall’Ente Parco. «Escludendo l’Ascensione, che produce solo 10 litri al secondo, gli studi si stanno concentrando sui Monti della Laga, dove c’è un notevole aumento di portata», riferiscono gli ingegneri Massimo Tonelli e Carlo Ianni. Una soluzione potrebbe  arrivare dall’interconnessione con il Tennacola e l’Ato 3, «creando una linea di collegamento in particolare con la ricca sorgente del Nera. Si parla di 800-900 litri al secondo. E con i bacini idroelettrici come Talvacchia, Gerosa e San Ruffino, invasi fino ad ora monouso».

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