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Sistema di monitoraggio costante, dono della famiglia Faraotti al “Madonna del Soccorso”: «Mi sono sempre sentita al sicuro»

SAN BENEDETTO - Le parole sono della signora Gigliola, moglie del numero uno della Fainplast di Ascoli ed ex paziente del Pronto Soccorso, diretto dalla dottoressa Petrelli. Esposito: «Un grazie "tangibile" ed il messaggio più bello». L'imprenditore ha devoluto una somma che ha permesso l'acquisto del "Win @Hospital". Ecco di cosa si tratta
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Serena Sessa, Giuseppina Petrelli, Massimo Esposito, Battista Faraotti e la moglie Gigliola

 

di Maria Nerina Galiè 

 

Sono due i regali che la famiglia Faraotti ha fatto al Pronto Soccorso dell’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto. Uno materiale, l’innovativo sistema di monitoraggio continuo dei parametri vitali. Il secondo, forse ancora più prezioso, le parole della signora Gigliola, moglie del numero uno della Fainplast di Ascoli, Battista, reduce da un’esperienza come paziente nel reparto diretto dalla dottoressa Giuseppina Petrelli: «Nei giorni di ricovero, alla Murg di San Benedetto, non ho mai avuto paura. Mi sono sempre sentita al sicuro».

Gigliola e Battista Faraotti

«Oggi non si parla di mala sanità o di Covid, ma di un gesto tangibile di grande generosità, in segno di ringraziamento, che la famiglia Faraotti ha voluto dedicare all’Area Vasta 5», ha commentato Massimo Esposito, direttore della Sanità Picena, all’incontro di presentazione della donazione.

Una storia nata da un momento difficile che la signora Gigliola ha dovuto affrontare: si è ammalata di covid e gli effetti sono stati tali da rendere necessario un ricovero alla Murg di San Benedetto, dove ha ribadito a chiare lettere di aver trovato «personale meraviglioso, che mi ha fatto sentire come a casa. Non sono mai stata sfiorata dalla paura. Il mio conforto, insieme al Crocifisso che per me ha un grande valore,  eravate voi – ha affermato rivolgendosi alla Petrelli, per estendere il messaggio a tutta la sua equipe – bardati come astronauti, ma sempre presenti e pronti ad intervenire per qualsiasi necessità».

«Il messaggio più bello e gratificante che potessimo ricevere. Perché il sistema sanitario, oltre alla garanzia delle migliori cure, deve anche saper trasmettere sicurezza», sono state le parole di Esposito, a cui ha fatto eco la dottoressa Petrelli: «Uno stimolo per andare avanti. La percezione dei pazienti di sentirsi al sicuro è per noi fondamentale, in particolare in una fase in cui il rapporto tra medico e utente, da solo in ospedale per le restrizioni anti Covid, si è fortificato».

Esposito con la dottoressa Petrelli

Battista Faraotti non è nuovo ad elargire contributi all’Area Vasta 5, come ha ricordato Esposito, poi utilizzati per l’acquisto di importanti presidi, soprattutto in pandemia: «La solidarietà – ha detto l’imprenditore – ce l’abbiamo nel sangue, tramandata dai miei genitori, contadini e sempre pronti al gesto generoso. Poi, riguardo alla Sanità, non è mai abbastanza quello che si può fare».

In questo caso la donazione è stata di 17.000 euro con cui è stato acquistato “Win @Hospital”, della ditta “Ab medica”, per la quale era presente – per spiegare in cosa consiste – l’ingegner Serena Sessa: «Si tratta di un sistema wireless, modulare, che pesa 180 grammi. Il paziente può indossarlo senza limitazioni nei movimenti. Il monitor, a cui è collegato, è in grado di controllare fino a 32 persone contemporaneamente. Emette un allarme visivo e acustico ogni volta che i parametri vitali si spostano dai valori impostati dal personale sanitario, l’unico che può accedere ai dati, a garanzia della privacy del paziente. I parametri rilevabili sono l’Ecg, la saturazione di ossigeno nel sangue, la pressione arteriosa, la temperatura e la postura».

«Qui si parla di futuro della medicina, di innovazione tesa a migliorare la qualità dell’assistenza. Il supporto può essere utilizzato per persone giovani e autosufficienti, che tuttavia hanno bisogno di un controllo costante della saturazione dell’ossigeno nel sangue. Così il paziente è monitorato ma non immobilizzato su un letto.

Poi ci sono i pazienti fragili e più complessi. In questo periodo critico, con un grande afflusso di pazienti al Pronto Soccorso, Covid e non Covid, non sempre è possibile avere tutto sotto controllo. Ed ecco l’utilità dell’apparecchio che ci segnala un cambiamento, anche un movimento laddove non andrebbe fatto, permettendoci di intervenire con tempestività».

Serena Sessa

La direttrice del Pronto Soccorso di San Benedetto, che con i suoi 40.000 accessi l’anno è il secondo nelle Marche, non nasconde le difficoltà del momento: «Siamo tornati ad avere accessi di pazienti come prima del covid. Ma in compenso ora abbiamo un doppio percorso da gestire e l’esigenza di evitare lunghe attese e assembramenti. La mancanza di personale medico persiste, ma non ci fermiamo. Abbiamo anche specializzandi dell’Università Politecnica delle Marche, che si formano qui con il nostro tutoraggio».

«Il Pronto Soccorso è l’avamposto dell’assistenza sanitaria – ha detto il dottor Esposito – per questo stiamo mettendo in campo tutte le risorse per risolvere il problema della carenza di medici, che però è una caratteristica comune in Italia».

L’Area Vasta 5 aveva stretto una convenzione con una cooperativa in grado, sulla carta, di fornire personale medico da adibire al Pronto Soccorso. «Ci sono stati dei problemi – ha spiegato il direttore senza entrare nel merito – infatti abbiamo di recente emanato un avviso per…. Speriamo che qualcuno risponda. Ma non ci limitiamo a questo. Stiamo studiando tutte le graduatorie regionali ed a breve uscirà un concorso indetto dall’Area Vasta 4».

 

 

 


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